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Circostanze attenuanti generiche: quando il giudice le nega

Un imputato per furto aggravato ricorre in Cassazione chiedendo il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, negate in appello. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, confermando che la concessione delle attenuanti è una valutazione di merito del giudice. In assenza di elementi positivi e in presenza di numerosi precedenti penali, il diniego è legittimo, soprattutto dopo la riforma del 2008 che ha reso insufficiente il solo stato di incensuratezza.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze attenuanti generiche: la discrezionalità del Giudice e il peso dei precedenti penali

Le circostanze attenuanti generiche, previste dall’art. 62-bis del codice penale, rappresentano uno strumento fondamentale a disposizione del giudice per adeguare la pena alla specifica realtà del caso concreto. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce i confini della discrezionalità del giudice, specialmente in presenza di precedenti penali a carico dell’imputato.

Il caso in esame

Il ricorrente, condannato in primo e secondo grado per furto aggravato in concorso, si rivolgeva alla Suprema Corte lamentando la mancata applicazione di due circostanze attenuanti: quella del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.) e, soprattutto, le circostanze attenuanti generiche.

La Corte d’Appello aveva già rigettato tali richieste, ritenendo il danno patrimoniale non trascurabile e negando le attenuanti generiche a causa della mancanza di elementi positivi e della presenza di numerosi precedenti penali a carico dell’imputato.

L’analisi della Corte sulle circostanze attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui criteri di concessione delle circostanze attenuanti generiche. I giudici hanno sottolineato come la richiesta di applicazione dell’attenuante del danno di lieve entità fosse una mera riproposizione di una censura già adeguatamente motivata e respinta in appello.

Il punto centrale della decisione riguarda però il secondo motivo: il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito, evidenziando che tale valutazione rientra in un “giudizio di fatto” insindacabile in sede di legittimità, a condizione che la motivazione sia logica e non contraddittoria.

Il ruolo dell’articolo 133 del Codice Penale

La Corte ha ricordato che, per concedere o negare le attenuanti generiche, il giudice deve fare riferimento ai parametri dell’art. 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del colpevole). Non è necessario che il giudice prenda in esame tutti gli elementi: può legittimamente fondare la sua decisione anche su un solo aspetto che ritiene preponderante. Nel caso specifico, i numerosi precedenti penali dell’imputato sono stati considerati un elemento ostativo sufficiente a giustificare il diniego del beneficio.

Le motivazioni della decisione

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato, rafforzato dalla riforma del 2008: lo stato di incensuratezza dell’imputato, da solo, non è più sufficiente per ottenere le attenuanti generiche. A maggior ragione, la presenza di una storia criminale significativa, come nel caso di specie, può legittimamente motivare il giudice a negarle. La Corte d’Appello ha correttamente valorizzato in senso negativo i precedenti penali, constatando l’assenza di qualsiasi elemento di segno positivo che potesse bilanciare la valutazione e giustificare una riduzione di pena. La decisione, pertanto, è stata ritenuta immune da vizi logici e giuridici.

Conclusioni

L’ordinanza in commento riafferma la vasta discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle circostanze attenuanti generiche. La decisione evidenzia come il percorso di un imputato, e in particolare la presenza di precedenti condanne, possa avere un peso decisivo. Per sperare in una riduzione di pena attraverso questo istituto, non basta l’assenza di precedenti, ma è necessario che emergano elementi positivi concreti relativi alla condotta o alla personalità, capaci di convincere il giudice della meritevolezza del beneficio. In mancanza di ciò, e a fronte di una carriera criminale, le porte delle attenuanti generiche restano, legittimamente, chiuse.

Quando il giudice può negare le circostanze attenuanti generiche?
Il giudice può negare le circostanze attenuanti generiche quando non rileva elementi positivi meritevoli di considerazione. La decisione è legittima se motivata sulla base dei criteri dell’art. 133 c.p., come la personalità dell’imputato e i suoi precedenti penali.

I precedenti penali di un imputato sono sufficienti per escludere le attenuanti generiche?
Sì. Secondo la Corte, anche un solo elemento, come la presenza di numerosi precedenti penali, può essere ritenuto preponderante e sufficiente a giustificare il diniego delle attenuanti generiche, in quanto indicativo di una spiccata capacità a delinquere.

Cosa ha cambiato la riforma del 2008 riguardo all’art. 62-bis del codice penale?
La riforma del 2008 ha stabilito che il solo stato di incensuratezza (l’assenza di precedenti penali) non è più un elemento sufficiente per la concessione automatica delle circostanze attenuanti generiche. È necessario che il giudice individui elementi positivi concreti che giustifichino una riduzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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