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Circostanze attenuanti generiche: non sono un diritto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una condanna per detenzione di stupefacenti. La Corte ha stabilito che il diniego delle circostanze attenuanti generiche è legittimo quando mancano elementi positivi sulla personalità dell’imputato, anche se la confessione è già stata usata per un’altra attenuante. La pena è stata ritenuta congrua in base alla quantità della droga e ai precedenti penali.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze Attenuanti Generiche: Non un Diritto, ma una Valutazione del Giudice

L’applicazione delle circostanze attenuanti generiche non costituisce un diritto automatico per l’imputato, ma rientra nella valutazione discrezionale del giudice, che deve basarsi su elementi positivi concreti. Questo è il principio ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 7665/2024, che ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti.

Il Caso in Esame

Il ricorrente si era opposto alla sentenza della Corte d’Appello, lamentando un’eccessiva severità nella determinazione della pena e, soprattutto, il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. A suo avviso, la pena inflitta era sproporzionata e non teneva conto di elementi che avrebbero potuto giustificare una sua riduzione. La difesa sosteneva che la confessione resa dovesse essere valutata più ampiamente a favore dell’imputato.

La Decisione della Cassazione e le Circostanze Attenuanti Generiche

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri principali: la congruità della pena inflitta e la corretta applicazione dei principi che regolano la concessione delle attenuanti generiche.

Le Motivazioni della Decisione

Il percorso logico seguito dai giudici di legittimità è chiaro e lineare. In primo luogo, la Corte ha confermato che la valutazione sulla misura della pena effettuata dal giudice di merito era del tutto corretta e non manifestamente illogica. La pena, sebbene superiore al minimo, era inferiore al medio edittale e giustificata da due fattori oggettivi: il quantitativo non trascurabile di cocaina e i precedenti penali dell’imputato. Questi elementi sono sufficienti a motivare una pena che si discosti dal minimo previsto dalla legge.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza riguardo alle circostanze attenuanti generiche. La loro concessione non è una conseguenza automatica dell’assenza di elementi negativi che caratterizzano la personalità del soggetto. Al contrario, è necessario che emergano elementi di segno positivo, specifici e concreti, che inducano il giudice a ritenere che l’imputato meriti un trattamento sanzionatorio più mite. Nel caso specifico, l’unico elemento positivo indicato dal ricorrente era la confessione. Tuttavia, questo elemento era già stato considerato e valorizzato per il riconoscimento di un’altra attenuante speciale, prevista dalla legge sulla droga (art. 73, comma 7, d.P.R. 309/1990). Non era quindi possibile utilizzare lo stesso fatto una seconda volta per giustificare anche le attenuanti generiche.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione: per sperare in una riduzione di pena tramite le circostanze attenuanti generiche, non basta non avere ‘macchie’ particolari oltre al reato commesso. È compito della difesa portare all’attenzione del giudice elementi positivi tangibili, come un comportamento processuale collaborativo (che vada oltre la semplice confessione già ‘premiata’), un percorso di ravvedimento, o altre circostanze di vita che possano positivamente influenzare il giudizio sulla personalità dell’imputato. In assenza di tali prove, il diniego delle attenuanti è una decisione legittima e difficilmente censurabile in sede di Cassazione.

Le circostanze attenuanti generiche sono un diritto automatico per l’imputato se non ci sono elementi negativi a suo carico?
No, la sentenza chiarisce che le circostanze attenuanti generiche non sono un diritto conseguente alla mera assenza di elementi negativi. Richiedono la presenza di elementi di segno positivo che giustifichino una mitigazione della pena.

La confessione dell’imputato può essere sufficiente per ottenere le circostanze attenuanti generiche?
Nel caso specifico, la confessione è stata già valutata per riconoscere un’altra specifica attenuante (prevista dall’art. 73, comma 7, d.P.R. 309/1990). Pertanto, non poteva essere utilizzata una seconda volta per giustificare anche le attenuanti generiche, in assenza di altri elementi positivi.

Quando un ricorso contro la determinazione della pena viene considerato inammissibile?
Un ricorso di questo tipo è inammissibile quando la valutazione del giudice di merito non è “manifestamente illogica”. Se il giudice ha motivato in modo congruo la pena (basandosi su elementi come la quantità della droga e i precedenti penali) e il diniego delle attenuanti, la sua decisione non è sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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