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Circostanze attenuanti generiche: la decisione del Giudice

Due soggetti, condannati per tentata subornazione aggravata dal metodo mafioso, ricorrono in Cassazione chiedendo il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. Uno di loro invoca anche la non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha respinto i ricorsi, stabilendo che la gravità oggettiva delle condotte e il contesto di criminalità organizzata sono elementi preponderanti che giustificano il diniego delle attenuanti, anche a fronte della giovane età o della buona condotta processuale dell’imputato.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze Attenuanti Generiche: Quando la Gravità del Fatto Prevale

La concessione delle circostanze attenuanti generiche rappresenta uno dei poteri discrezionali più significativi del giudice penale. Tuttavia, questa discrezionalità non è illimitata, ma deve essere ancorata a criteri oggettivi e logici. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su come bilanciare elementi quali la giovane età o la buona condotta processuale con la gravità oggettiva del reato, specialmente quando questo si inserisce in un contesto di criminalità organizzata. Il caso in esame riguarda un tentativo di subornazione aggravato dal metodo mafioso, dove la Corte ha negato le attenuanti, sottolineando la preponderanza della gravità dei fatti.

I Fatti del Processo

Il procedimento giudiziario ha origine da una serie di atti intimidatori posti in essere da due soggetti, affiliati a un noto clan camorristico, ai danni di un collaboratore di giustizia. L’obiettivo era indurlo a non rendere dichiarazioni o a fornire testimonianze false all’Autorità Giudiziaria.
Dopo un complesso iter processuale, che ha visto anche un annullamento con rinvio da parte della Cassazione per una riqualificazione del reato, la Corte d’Appello, in sede di rinvio, ha condannato i due imputati per tentata subornazione (art. 56 e 377-bis c.p.), aggravata dal metodo mafioso (art. 416-bis.1 c.p.).

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro la decisione della Corte d’Appello, i due imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni.

La Posizione del Primo Ricorrente

Il primo imputato ha lamentato la violazione di legge e la carenza di motivazione riguardo all’aumento di pena per i reati satellite (furto e danneggiamento) commessi in continuazione con il reato principale. Inoltre, ha contestato il diniego delle circostanze attenuanti generiche, sostenendo che la Corte non avesse adeguatamente considerato la sua giovane età all’epoca dei fatti, la sua buona condotta processuale e la riqualificazione del reato principale in una fattispecie meno grave.

La Posizione del Secondo Ricorrente

Il secondo ricorrente ha basato il suo appello su due punti principali. In primo luogo, ha invocato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), sostenendo che le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia rendessero il suo caso idoneo a tale beneficio. In secondo luogo, ha criticato il diniego delle circostanze attenuanti generiche, affermando che la Corte d’Appello si fosse basata unicamente sui suoi precedenti penali, senza considerare il buon comportamento processuale e la già menzionata riqualificazione giuridica dei fatti.

Le motivazioni della Suprema Corte: L’analisi sulle circostanze attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del primo imputato e rigettato quello del secondo, fornendo motivazioni dettagliate e di grande interesse giuridico.
Per quanto riguarda il diniego delle circostanze attenuanti generiche, la Corte ha affermato che la decisione dei giudici di merito era corretta e adeguatamente motivata. La valutazione si è basata su una pluralità di indicatori, tra cui la gravità oggettiva delle condotte e il pericoloso contesto di criminalità organizzata. Secondo la Cassazione, questi elementi sono talmente preponderanti da rendere recessivi altri fattori potenzialmente favorevoli all’imputato, come la giovane età (nel caso del primo ricorrente) o il buon comportamento processuale. In sostanza, quando il fatto è di per sé grave e si colloca in un ambito mafioso, il giudice può legittimamente negare le attenuanti anche in presenza di altri elementi positivi.

Sulla questione dell’aumento di pena per la continuazione, la Corte ha specificato che per aumenti di entità ridotta (in questo caso, tre mesi per ciascun reato satellite), è sufficiente una motivazione sintetica che faccia riferimento alla congruità della pena, basata sulla gravità dei fatti e sul contesto criminale.

L’Applicazione dell’Art. 131-bis c.p. (Particolare Tenuità del Fatto)

Interessante anche la disamina sull’art. 131-bis c.p. La Corte ha riconosciuto che le modifiche della Riforma Cartabia operano retroattivamente e possono essere applicate anche nel giudizio di legittimità. Tuttavia, ha chiarito che tale applicazione è possibile solo se i fatti, come accertati nei gradi di merito, lo consentono. Nel caso di specie, la Corte ha concluso che la gravità delle condotte – consistenti in reiterati atti intimidatori da parte di membri di un clan per inquinare un processo – e il contesto mafioso sono plasticamente antitetici al concetto di ‘particolare tenuità del fatto’. Pertanto, non vi era spazio per applicare tale causa di non punibilità.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nella valutazione per la concessione delle circostanze attenuanti generiche, il giudice deve compiere un bilanciamento complessivo. In presenza di reati aggravati dal metodo mafioso, la gravità intrinseca della condotta e il contesto criminale assumono un peso decisivo, tale da superare elementi personali favorevoli all’imputato. La decisione conferma un orientamento rigoroso della giurisprudenza nei confronti dei reati che minacciano l’ordine pubblico e l’amministrazione della giustizia, limitando l’applicazione di benefici a casi in cui la gravità e il disvalore sociale sono effettivamente contenuti.

La giovane età e la buona condotta processuale sono sufficienti per ottenere le circostanze attenuanti generiche?
No. Secondo la sentenza, questi elementi possono essere considerati recessivi, e quindi non determinanti per la concessione delle attenuanti, quando la condotta è di particolare gravità e si inserisce in un contesto di criminalità organizzata, come quello mafioso.

È possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) a un reato con aggravante mafiosa?
Teoricamente, la norma non lo esclude a priori, ma la Corte ha stabilito che la gravità oggettiva dei fatti (reiterati atti intimidatori) e il contesto mafioso sono elementi intrinsecamente contrari al requisito della ‘particolare tenuità’, rendendo di fatto inapplicabile il beneficio in questo specifico caso.

Come deve essere motivato dal giudice l’aumento di pena per reati commessi in continuazione?
La Corte ha chiarito che il grado di dettaglio della motivazione dipende dall’entità dell’aumento. Per aumenti modesti, non è necessaria una motivazione analitica per ogni reato satellite; è sufficiente un richiamo complessivo alla congruità della pena, basato su indicatori logici come la gravità delle condotte e il contesto in cui sono state commesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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