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Circostanze attenuanti generiche: la decisione del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro il diniego delle circostanze attenuanti generiche. La decisione è basata sui precedenti penali e sulla pericolosità sociale del ricorrente, ritenendo la valutazione del giudice di merito discrezionale e non arbitraria.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze attenuanti generiche e recidiva: quando il giudice può negarle?

L’applicazione delle circostanze attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più delicati e discrezionali del processo penale. Queste circostanze, previste dall’art. 62-bis del codice penale, consentono al giudice di adeguare la pena alla specifica realtà del fatto e alla personalità dell’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 11456/2024) ci offre un’importante lezione su quali siano i limiti di questa discrezionalità e quando un ricorso contro il loro diniego rischia di essere dichiarato inammissibile.

I Fatti del Caso: Un Ricorso contro la Valutazione del Giudice

Il caso esaminato trae origine dal ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. Il ricorrente lamentava due principali vizi della decisione: l’erronea applicazione della legge penale riguardo all’aumento di pena per la recidiva e, soprattutto, un difetto di motivazione per il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

In sostanza, l’imputato sosteneva che i giudici di secondo grado non avessero adeguatamente spiegato le ragioni per cui gli venivano negate quelle attenuanti che avrebbero potuto portare a una riduzione della pena. Le sue doglianze, tuttavia, erano state già presentate e respinte nel giudizio d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: la valutazione circa la concessione o meno delle attenuanti generiche è un giudizio di merito, tipicamente discrezionale, che sfugge al controllo di legittimità della Cassazione, a meno che non sia palesemente illogico, arbitrario o privo di motivazione.

Nel caso specifico, i giudici supremi hanno rilevato che il ricorso non faceva altro che riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e rigettate dalla Corte d’Appello, la quale aveva fornito una motivazione congrua, esaustiva e logica. Di conseguenza, non sussistevano i presupposti per un riesame da parte della Cassazione.

Le motivazioni: discrezionalità del giudice e circostanze attenuanti generiche

La Corte ha chiarito che la decisione dei giudici d’appello era tutt’altro che arbitraria. La motivazione del diniego delle circostanze attenuanti generiche si basava su elementi concreti e oggettivi. In particolare, la Corte territoriale aveva evidenziato:

1. I plurimi precedenti penali: L’imputato risultava gravato da numerosi precedenti, anche specifici, che indicavano una spiccata tendenza a delinquere.
2. La pericolosità sociale: I precedenti penali sono stati interpretati come sintomo di una più accentuata colpevolezza e di una maggiore pericolosità sociale del soggetto.
3. L’assenza di resipiscenza: I giudici non hanno riscontrato nell’imputato alcun segno di pentimento o di consapevolezza del disvalore della propria condotta.

Questi elementi, considerati nel loro insieme, costituivano un ostacolo insormontabile al riconoscimento delle attenuanti. La valutazione del giudice di merito, essendo basata su fatti concreti e supportata da una logica argomentativa coerente, non poteva essere censurata in sede di legittimità. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di effettuare una nuova valutazione dei fatti, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la concessione delle circostanze attenuanti generiche non è un diritto dell’imputato, ma una facoltà discrezionale del giudice, che deve essere esercitata sulla base di una valutazione complessiva della vicenda e della personalità del reo. In secondo luogo, sottolinea l’inutilità di presentare un ricorso per Cassazione che si limiti a riproporre le stesse questioni già decise in appello, senza evidenziare un vizio logico o giuridico palese nella motivazione. Infine, l’ordinanza riafferma il peso determinante dei precedenti penali e dell’atteggiamento processuale dell’imputato nella decisione finale sulla quantificazione della pena.

Quando può essere negato il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche?
Il loro riconoscimento può essere negato quando elementi concreti, come i numerosi precedenti penali (anche specifici) e l’assenza di pentimento, indicano un’accentuata colpevolezza e una maggiore pericolosità sociale dell’imputato.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice sulla concessione delle attenuanti?
No, la valutazione sulla concessione delle attenuanti è un giudizio discrezionale del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione è manifestamente illogica, arbitraria o del tutto assente, ma non se si tratta semplicemente di una valutazione non condivisa dal ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, la quale aveva fornito una motivazione congrua, esaustiva e immune da vizi logici per giustificare il diniego delle attenuanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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