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Circostanze attenuanti generiche: il giudice decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati contro la decisione della Corte d’Appello di non concedere la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione sulla comparazione delle circostanze è un giudizio di merito discrezionale, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e sufficiente, come nel caso di specie, dove si è evidenziata l’assenza di nuovi elementi positivi e la gravità del fatto.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze attenuanti generiche: il potere discrezionale del Giudice di Merito

Nel sistema penale italiano, la determinazione della pena non è un mero calcolo matematico, ma il risultato di una complessa valutazione da parte del giudice. Un ruolo cruciale in questo processo è svolto dalle circostanze attenuanti generiche, previste dall’art. 62-bis del codice penale. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini della discrezionalità del giudice di merito nel bilanciamento tra attenuanti e aggravanti, chiarendo quando la sua decisione diventa insindacabile in sede di legittimità.

Il caso in esame: la richiesta di prevalenza delle attenuanti

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due imputati avverso una sentenza della Corte d’Appello di Perugia. La difesa lamentava l’erronea applicazione della legge penale, in particolare con riferimento alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche con un giudizio di prevalenza rispetto alle aggravanti contestate. In sostanza, gli imputati chiedevano una pena più mite, sostenendo che gli elementi a loro favore dovessero avere un peso maggiore rispetto a quelli sfavorevoli.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto tale richiesta. I giudici di secondo grado avevano motivato la loro decisione evidenziando come non fossero emersi ulteriori elementi positivi a favore degli imputati, oltre a quelli già presi in considerazione in primo grado per giustificare un giudizio di mera equivalenza tra le circostanze. Inoltre, avevano sottolineato la particolare gravità del fatto, connotato da plurime e consistenti aggravanti.

La decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. Gli Ermellini hanno ritenuto che la sentenza impugnata fosse sorretta da un apparato argomentativo coerente e sufficiente, respingendo le censure della difesa. La Corte ha confermato che il giudizio di comparazione tra circostanze opposte rientra nella sfera di valutazione discrezionale del giudice di merito.

Le motivazioni: i limiti al sindacato sulle circostanze attenuanti generiche

La Suprema Corte ha chiarito un principio fondamentale: il giudizio sulla concessione e sul bilanciamento delle circostanze attenuanti generiche sfugge al sindacato di legittimità, a meno che non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Nel caso specifico, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta pienamente valida.

I giudici di legittimità hanno specificato che è considerata sufficiente anche la motivazione che, per giustificare la soluzione dell’equivalenza (invece che della prevalenza delle attenuanti), si limiti a ritenerla più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena, oppure, come nel caso in esame, evidenzi l’assenza di ulteriori elementi positivi da valutare. La decisione del giudice di merito era, quindi, ben ancorata ai fatti processuali e non presentava vizi logici tali da poter essere annullata.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della pronuncia

L’ordinanza in commento consolida un orientamento giurisprudenziale costante. La concessione delle circostanze attenuanti generiche non è un diritto dell’imputato, ma una facoltà discrezionale del giudice, il cui esercizio deve essere motivato. Tale motivazione, tuttavia, non deve essere necessariamente analitica: è sufficiente che dia conto, anche sinteticamente, delle ragioni per cui non si è ritenuto di concedere un beneficio maggiore rispetto all’equivalenza. Per gli avvocati, ciò significa che, per avere successo in un ricorso per Cassazione su questo punto, non basta lamentare il mancato riconoscimento della prevalenza, ma è necessario dimostrare un vizio logico manifesto o una totale assenza di motivazione nella decisione del giudice di merito.

Quando il giudice può negare la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche?
Il giudice può negare la prevalenza e optare per un giudizio di equivalenza quando ritiene che tale soluzione sia più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena, oppure quando constata l’assenza di ulteriori elementi positivi a favore dell’imputato oltre a quelli già considerati.

La valutazione del giudice sulla comparazione tra circostanze può essere contestata in Cassazione?
No, di regola non può essere contestata. La valutazione sulla comparazione tra circostanze è un giudizio di merito discrezionale che sfugge al controllo della Corte di Cassazione, a meno che la decisione non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico e la motivazione sia insufficiente.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione su questo punto viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. I ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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