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Circostanze attenuanti generiche e spaccio: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio di lieve entità. La Corte conferma la decisione di merito che negava sia la particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) sia le circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), basandosi sulla tipologia e quantità della droga (18 dosi di cocaina), il contesto dello spaccio e i precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze attenuanti generiche: quando il giudice può negarle nello spaccio di droga

L’applicazione delle circostanze attenuanti generiche rappresenta uno dei poteri più discrezionali del giudice penale, consentendogli di adeguare la pena alla specifica situazione di fatto e alla personalità dell’imputato. Tuttavia, questa discrezionalità non è illimitata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i criteri che giustificano il diniego di tale beneficio, specialmente in materia di spaccio di sostanze stupefacenti, confermando un orientamento consolidato.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo, sia in primo grado che in appello, per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti. La pena inflitta era di sei mesi di reclusione e 800 euro di multa.

L’imputato, non soddisfatto della decisione della Corte d’Appello, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza:
1. La mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, relativo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto.
2. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

Analisi del ricorso e il diniego delle circostanze attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi proposti non consentiti in sede di legittimità. La decisione si fonda su argomentazioni precise che meritano un’analisi approfondita, in quanto delineano i confini della valutazione del giudice di merito e i limiti del sindacato della Cassazione.

Un punto cruciale della decisione è il richiamo a un principio consolidato delle Sezioni Unite: il ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di merito. Per essere ammissibile, il ricorso deve confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone le specifiche lacune o illogicità, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha confermato la correttezza della motivazione della Corte d’Appello nel negare entrambi i benefici richiesti dalla difesa.

Per quanto riguarda la particolare tenuità del fatto, i giudici hanno ritenuto che la natura della sostanza (cocaina) e la quantità complessiva (pari a 18 dosi medie) fossero elementi ostativi all’inquadramento del reato in tale fattispecie di non punibilità. La valutazione, quindi, non si è fermata al solo dato quantitativo, ma ha considerato la qualità della droga e il suo potenziale offensivo.

Relativamente al diniego delle circostanze attenuanti generiche, la Cassazione ha avallato il ragionamento della Corte territoriale, giudicandolo sufficiente, logico e basato su un esame completo degli elementi a disposizione. Nello specifico, i giudici di merito avevano negato le attenuanti sulla base di una valutazione complessiva che teneva conto di:
* Il dato ponderale e la tipologia dello stupefacente: la quantità non trascurabile di cocaina detenuta.
* La suddivisione in dosi: un chiaro indice della destinazione del prodotto allo spaccio.
* Il contesto dell’azione: il fatto era avvenuto in una nota piazza di spaccio, un elemento che aggrava la valutazione della condotta.
* La personalità dell’imputato: la presenza di precedenti penali a carico del soggetto.

Secondo la Corte, l’insieme di questi fattori delineava un quadro di colpevolezza e pericolosità sociale tale da non giustificare una mitigazione della pena attraverso la concessione delle attenuanti generiche.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la valutazione per la concessione delle circostanze attenuanti generiche è un giudizio di merito, ampiamente discrezionale, che sfugge al sindacato della Corte di Cassazione se sorretto da una motivazione adeguata e non manifestamente illogica. La decisione non deve essere l’unica possibile, ma una delle possibili letture razionali degli atti processuali.

In pratica, per ottenere le attenuanti, non è sufficiente l’assenza di circostanze aggravanti, ma è necessario che emergano elementi positivi specifici, relativi alla condotta o alla personalità dell’imputato, che possano giustificare una riduzione della pena. Nel caso di spaccio di stupefacenti, la quantità e il tipo di droga, il contesto e i precedenti penali dell’imputato restano fattori decisivi che possono legittimamente condurre il giudice a negare qualsiasi beneficio.

Quando può essere escluso il beneficio della particolare tenuità del fatto in caso di spaccio?
Secondo la sentenza, il beneficio può essere escluso quando la natura della sostanza (in questo caso, cocaina) e la quantità complessiva (18 dosi medie) non permettono di qualificare il fatto come di particolare tenuità.

Quali elementi considera il giudice per negare le circostanze attenuanti generiche?
Il giudice considera un insieme di fattori, tra cui: la quantità e la tipologia della sostanza stupefacente, la sua suddivisione in dosi, il contesto in cui è avvenuto il reato (come una nota piazza di spaccio) e la personalità dell’imputato, inclusi eventuali precedenti penali.

È possibile riproporre in Cassazione gli stessi motivi già respinti in Appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso è inammissibile se si limita a riproporre le medesime argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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