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Circostanze attenuanti generiche e precedenti penali

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per furto, confermando che i precedenti penali e la propensione a delinquere dell’imputato giustificano il diniego delle circostanze attenuanti generiche, della causa di non punibilità per tenuità del fatto e della sospensione condizionale della pena.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze attenuanti generiche: il peso dei precedenti penali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19324/2024, torna a pronunciarsi sul delicato bilanciamento tra la discrezionalità del giudice e la valutazione della personalità dell’imputato, in particolare riguardo alla concessione delle circostanze attenuanti generiche. La decisione ribadisce un principio consolidato: i precedenti penali e la propensione a delinquere sono elementi sufficienti per negare non solo le attenuanti, ma anche altri benefici come la non punibilità per tenuità del fatto e la sospensione condizionale della pena.

I fatti di causa

Il caso trae origine da una condanna per furto continuato emessa dal Tribunale di Ascoli Piceno, successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Ancona. L’imputato era stato condannato alla pena di sei mesi di reclusione e quattrocento euro di multa. Ritenendo la sentenza ingiusta, l’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando vizi di motivazione su diversi punti della decisione.

I motivi del ricorso per Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso in cinque motivi principali, contestando:
1. La motivazione sull’affermazione della responsabilità penale.
2. Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).
3. La valutazione relativa al trattamento sanzionatorio.
4. Il diniego ingiustificato delle circostanze attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.).
5. La mancata concessione della sospensione condizionale della pena.

In sostanza, il ricorrente chiedeva una riconsiderazione complessiva della sua posizione, auspicando un trattamento più favorevole.

L’analisi della Corte sulle circostanze attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo tutti i motivi proposti come una mera riproposizione di censure già esaminate e correttamente respinte dai giudici di merito. La Cassazione ha sottolineato che il ricorso non evidenziava reali vizi di legittimità, ma si limitava a sollecitare una nuova e non consentita valutazione dei fatti e delle prove.

La valutazione dei precedenti penali

Il punto centrale della decisione riguarda la valutazione della personalità dell’imputato, basata sui suoi precedenti penali. La Corte ha confermato la correttezza dell’operato della Corte d’Appello, la quale aveva negato tutti i benefici richiesti proprio in virtù del curriculum criminale del soggetto.

Per quanto riguarda la particolare tenuità del fatto, i giudici hanno ritenuto decisiva la reiterazione delle condotte a breve distanza di tempo e i precedenti specifici, elementi che indicano un’abitualità nel comportamento criminoso, ostativa all’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

Il diniego delle circostanze attenuanti generiche e la discrezionalità del giudice

Anche sul tema delle circostanze attenuanti generiche, la Cassazione ha ribadito che la decisione del giudice di merito è un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non contraddittoria. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano adeguatamente motivato il diniego facendo riferimento ai numerosi precedenti penali, considerati un chiaro indice della propensione a delinquere dell’imputato. Secondo la Corte, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, essendo sufficiente che si concentri su quelli ritenuti decisivi, come appunto i precedenti penali.

Infine, lo stesso ragionamento è stato applicato al diniego della sospensione condizionale della pena. La Corte d’Appello ha formulato una prognosi negativa sulla futura condotta dell’imputato, ritenendo probabile la commissione di nuovi reati. Questa valutazione, basata sui precedenti, è stata considerata logica e sufficiente a giustificare il mancato accesso al beneficio.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano meramente riproduttivi di argomentazioni già adeguatamente valutate e respinte nei gradi di merito. La decisione impugnata si basava su una motivazione logica e coerente, soprattutto nel valorizzare i precedenti penali dell’imputato come elemento ostativo alla concessione di qualsiasi beneficio. Il giudice di merito, nell’esercizio del suo potere discrezionale, ha correttamente considerato la personalità del reo, desumendola dalla sua storia criminale, per negare sia la particolare tenuità del fatto, sia le attenuanti generiche, sia la sospensione condizionale della pena. La Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma solo verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione, che in questo caso è risultata ineccepibile.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la carriera criminale di un imputato ha un peso determinante nel giudizio penale. I precedenti penali non solo influenzano la commisurazione della pena, ma possono precludere l’accesso a importanti benefici di legge. La decisione ribadisce inoltre i limiti del ricorso per Cassazione: non è una sede per ottenere un terzo grado di giudizio sul fatto, ma solo per contestare vizi di legittimità, come errori di diritto o motivazioni palesemente illogiche o contraddittorie. Un ricorso che si limiti a criticare genericamente la valutazione delle prove operata dal giudice di merito è destinato a essere dichiarato inammissibile.

I precedenti penali possono impedire la concessione delle circostanze attenuanti generiche?
Sì. Secondo la Corte, il giudice di merito può legittimamente negare le attenuanti generiche basando la sua decisione sui numerosi precedenti penali dell’imputato, in quanto questi sono considerati un indice significativo della sua propensione a commettere reati.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice riproposizione di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza indicare specifici vizi di legittimità della sentenza impugnata. In pratica, si chiedeva una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di Cassazione.

Quali elementi valuta il giudice per negare la sospensione condizionale della pena?
Per negare la sospensione condizionale della pena, il giudice effettua una prognosi sulla futura condotta del condannato. In questo caso, la Corte ha ritenuto sufficiente evidenziare i vari precedenti penali per formulare una prognosi negativa, presupponendo logicamente l’assenza di una volontà di rispettare le leggi penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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