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Circostanze attenuanti generiche e precedenti penali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti, il quale lamentava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che il diniego era correttamente motivato dai precedenti penali dell’imputato, dalla gravità del reato e dalla sua condotta processuale. Il ricorso è stato inoltre ritenuto una mera ripetizione di argomenti già esaminati.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze attenuanti generiche: no se ci sono precedenti penali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6949 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di commisurazione della pena: la concessione delle circostanze attenuanti generiche non è un diritto automatico dell’imputato, ma una valutazione discrezionale del giudice basata su elementi concreti. Nel caso di specie, la presenza di precedenti penali e la gravità della condotta hanno giustificato pienamente il diniego di tale beneficio, portando alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato sia in primo grado dal Tribunale di Livorno che in secondo grado dalla Corte d’Appello di Firenze per il reato di cessione e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nello specifico eroina e cocaina. La pena inflitta era di un anno e sei mesi di reclusione, oltre a una multa di 4.000 euro.

L’imputato, tramite il suo difensore, presentava ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: lamentava l’errata applicazione della legge e la motivazione illogica riguardo alla misura della pena, contestando in particolare il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta, ma la blocca sul nascere, ritenendola non meritevole di essere esaminata. Di conseguenza, la condanna dell’imputato è diventata definitiva, con l’aggiunta dell’obbligo di pagare le spese processuali e una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi solidi e chiari.

Il ricorso come mera riproduzione

In primo luogo, i giudici hanno rilevato che il motivo del ricorso era ‘meramente riproduttivo’ di questioni già sollevate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. In altre parole, l’imputato non ha presentato nuovi argomenti o evidenziato vizi specifici di legittimità della sentenza di secondo grado, ma si è limitato a ripetere le stesse lamentele. Questo comportamento processuale è una causa tipica di inammissibilità del ricorso in Cassazione, che non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione del diritto.

La corretta valutazione delle circostanze attenuanti generiche

In secondo luogo, la Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito di negare le circostanze attenuanti generiche fosse stata presa con una motivazione logica e analitica, pienamente conforme alla legge. I giudici d’appello avevano infatti considerato attentamente una serie di elementi negativi:

1. I precedenti penali: L’imputato aveva a suo carico precedenti che dimostravano una ‘elevata inclinazione a delinquere’. Questo elemento è fondamentale per valutare la personalità del reo.
2. La gravità della condotta: Il reato non era di lieve entità, data la quantità di dosi pronte per essere vendute e la natura delle droghe (eroina e cocaina), considerate ‘pesanti’.
3. La condotta processuale: Anche il comportamento tenuto dall’imputato durante il processo è stato un fattore preso in considerazione.

La Corte ha quindi concluso che i giudici di merito hanno correttamente bilanciato gli elementi a disposizione, ritenendo che quelli negativi prevalessero su eventuali aspetti positivi, giustificando così il diniego del beneficio.

Le conclusioni

Questa ordinanza è un importante monito: le circostanze attenuanti generiche non sono un automatismo. La loro concessione dipende da una valutazione complessiva del giudice, che deve tenere conto di tutti gli indici previsti dalla legge, inclusa la capacità a delinquere del reo, la gravità del reato e la sua condotta. Un passato criminale significativo e la serietà del delitto commesso sono ostacoli difficilmente superabili per ottenere uno sconto di pena. Inoltre, per adire la Corte di Cassazione, è necessario presentare motivi di ricorso specifici che denuncino un errore di diritto, e non una semplice riproposizione delle proprie doglianze.

I precedenti penali possono impedire la concessione delle circostanze attenuanti generiche?
Sì. Secondo questa ordinanza, i precedenti penali che dimostrano una “elevata inclinazione a delinquere” dell’imputato sono un elemento che il giudice può e deve considerare per negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione è ‘meramente riproduttivo’?
Significa che il ricorso si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza individuare specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso di questo tipo è considerato inammissibile.

Quali elementi ha considerato la Corte per valutare la gravità della condotta?
La Corte ha considerato la ‘non minima gravità della condotta’ basandosi su elementi concreti come il numero di dosi di sostanza stupefacente pronte per la vendita a terzi e la natura stessa delle sostanze detenute (eroina e cocaina).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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