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Circostanze attenuanti generiche e calcolo della pena

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per coltivazione di un ingente quantitativo di marijuana. L’ordinanza chiarisce che il diniego della prevalenza delle circostanze attenuanti generiche non costituisce un vizio di motivazione quando il giudice intende applicare una pena superiore al minimo edittale, diventando un mero elemento di calcolo.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze attenuanti generiche: quando il diniego è legittimo

L’applicazione delle circostanze attenuanti generiche rappresenta uno degli strumenti più importanti a disposizione del giudice per personalizzare la pena e adeguarla alla specificità del caso concreto. Tuttavia, il loro ruolo e i limiti della loro applicazione sono spesso oggetto di dibattito e di ricorsi in Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte offre un’importante chiarificazione sulla funzione di queste circostanze, specialmente quando il giudice decide di applicare una pena superiore al minimo previsto dalla legge.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal GUP di Brindisi e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Lecce. L’imputato era stato riconosciuto colpevole del reato di coltivazione di 87 piante di marijuana, complete di impianto di illuminazione e igrometro, dalle quali si sarebbero potute ricavare oltre 23.000 dosi singole. Oltre alla coltivazione, gli era stata contestata la detenzione di circa 230 grammi di infiorescenze e foglie, sufficienti per altre 267 dosi, e il possesso di un bilancino di precisione. Un quadro probatorio che, secondo i giudici di merito, indicava chiaramente una destinazione del prodotto allo spaccio e non al consumo personale.

Il Ricorso in Cassazione e l’Analisi delle Circostanze Attenuanti Generiche

La difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, una errata valutazione del trattamento sanzionatorio e il mancato riconoscimento della prevalenza delle circostanze attenuanti generiche. Il ricorso, tuttavia, è stato dichiarato inammissibile dalla Suprema Corte. I giudici hanno rilevato come le questioni sollevate fossero state già adeguatamente esaminate nei gradi di merito e come il ricorso stesso fosse formulato in termini di assoluta genericità, senza un reale confronto con le motivazioni della sentenza impugnata. In particolare, la difesa non aveva fornito argomentazioni specifiche per contrastare le conclusioni dei giudici sulla destinazione allo spaccio, basate su elementi oggettivi come l’enorme quantità di principio attivo ricavabile e il materiale per il confezionamento rinvenuto.

Il Ruolo delle Circostanze Attenuanti nel Calcolo della Pena

Il punto centrale dell’ordinanza risiede nella spiegazione fornita dalla Corte sulla funzione delle circostanze attenuanti generiche. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio fondamentale: queste attenuanti sono state introdotte per mitigare la rigidità del sistema sanzionatorio, consentendo al giudice di scendere al di sotto del minimo edittale quando le specificità del caso lo richiedano.

Di conseguenza, la loro funzione si esplica pienamente quando il giudice intende fissare una pena al di sotto di tale soglia. Se, al contrario, il giudice valuta la gravità del fatto e la personalità del reo in modo tale da determinare una pena superiore al minimo, il diniego della prevalenza delle attenuanti generiche sulle aggravanti (o il giudizio di equivalenza) non rappresenta un vizio di motivazione. In tale scenario, la valutazione delle circostanze diventa un mero elemento di calcolo nella commisurazione della pena e non uno strumento per la sua determinazione essenziale. La sua mancata applicazione in senso favorevole all’imputato non può, quindi, dare luogo a una violazione di legge.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la declaratoria di inammissibilità del ricorso su più fronti. In primo luogo, ha evidenziato la genericità dei motivi di appello, che non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza di secondo grado. La difesa non ha contestato in modo puntuale gli elementi fattuali (quantità, materiale per il confezionamento) che avevano portato i giudici a escludere sia l’uso personale sia l’ipotesi di reato di lieve entità.
In secondo luogo, e con particolare riguardo al trattamento sanzionatorio, la Corte ha sottolineato che il giudizio di prevalenza delle attenuanti generiche è giustificato alla luce della gravità dei fatti e della reiterazione di condotte simili da parte dell’imputato. La Corte ha chiarito che, quando la pena viene fissata al di sopra del minimo edittale, il diniego della prevalenza delle attenuanti non è un difetto di motivazione, ma una conseguenza logica del percorso valutativo del giudice. Pertanto, un ricorso basato su una censura così generica non può trovare accoglimento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce due principi cardine del processo penale. Il primo è che il ricorso per cassazione deve essere specifico e criticare puntualmente le argomentazioni giuridiche della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze già respinte. Il secondo, di natura sostanziale, chiarisce la funzione delle circostanze attenuanti generiche: esse servono a superare la rigidità del minimo edittale, ma non possono essere invocate genericamente per ottenere uno sconto di pena quando la valutazione complessiva del fatto da parte del giudice porta a una sanzione comunque superiore a tale limite. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale volto a preservare la discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena, purché adeguatamente motivata in base alla gravità del reato e alla personalità dell’imputato.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile, come nel caso di specie, quando è proposto per motivi generici che non si confrontano specificamente con le ragioni della sentenza impugnata, oppure quando solleva questioni di fatto già congruamente valutate dai giudici di merito, anziché vizi di legittimità.

Qual è la funzione principale delle circostanze attenuanti generiche secondo la Cassazione?
Secondo la Corte, la funzione principale delle circostanze attenuanti generiche è quella di mitigare la rigidità del sistema sanzionatorio, permettendo al giudice di determinare una pena inferiore al minimo edittale previsto dalla legge. Se il giudice fissa una pena superiore a tale minimo, il diniego della loro prevalenza diventa un semplice elemento di calcolo e non un difetto di motivazione.

Perché la Corte ha ritenuto non applicabile l’ipotesi di reato meno grave (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990)?
La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di escludere l’ipotesi del fatto di lieve entità in ragione degli specifici elementi fattuali emersi: l’ingente quantitativo di sostanza stupefacente potenzialmente ricavabile (oltre 23.000 dosi), incompatibile con un consumo personale, e il rinvenimento di materiale per il confezionamento in dosi, che indicava una destinazione allo spaccio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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