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Circostanze attenuanti: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 19/11/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente. La Corte ha ribadito che la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se la decisione è sorretta da una motivazione sufficiente e non illogica.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze attenuanti: quando la decisione del giudice è insindacabile?

L’applicazione delle circostanze attenuanti e il bilanciamento con eventuali aggravanti sono aspetti cruciali nel processo penale, poiché influenzano direttamente l’entità della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione del giudice di merito su questi aspetti è ampiamente discrezionale e può essere contestata solo in casi eccezionali. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. L’imputato lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente rispetto alle aggravanti e, di conseguenza, l’omessa riduzione della pena. Secondo la difesa, tale decisione costituiva una violazione di legge e un vizio di motivazione da parte dei giudici di secondo grado.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle circostanze attenuanti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. Con questa decisione, i giudici di legittimità hanno confermato la validità della sentenza impugnata, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha respinto le doglianze del ricorrente. La Corte ha chiarito che la graduazione della pena, inclusa la gestione delle circostanze attenuanti e aggravanti e il loro bilanciamento, rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Questo potere decisionale viene esercitato in aderenza ai principi sanciti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che guidano il giudice nella commisurazione della pena tenendo conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del reo.

La decisione del giudice di merito sfugge al sindacato della Corte di Cassazione a condizione che non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Inoltre, la motivazione deve essere sufficiente a dar conto del percorso logico-giuridico seguito. Nel caso specifico, la Cassazione ha rilevato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata, sottolineando da un lato la mitezza della pena già inflitta in primo grado e, dall’altro, l’elevato disvalore dei fatti commessi. Di conseguenza, non sussisteva alcun vizio che potesse giustificare l’annullamento della sentenza.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale costante: non è sufficiente dissentire dalla valutazione del giudice di merito per ottenere una riforma della sentenza in Cassazione. È necessario dimostrare che la decisione sia viziata da un’evidente illogicità o da una carenza di motivazione. Questa pronuncia ricorda che il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio in cui riesaminare i fatti, ma uno strumento di controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione. Per gli operatori del diritto, ciò significa che i motivi di ricorso relativi alla commisurazione della pena devono essere formulati con estremo rigore, evidenziando profili di palese irragionevolezza piuttosto che limitarsi a proporre una diversa valutazione del quadro fattuale.

Quando è possibile contestare in Cassazione la mancata concessione delle circostanze attenuanti?
È possibile contestarla solo se la decisione del giudice di merito è frutto di mero arbitrio, di un ragionamento illogico o se è priva di una motivazione sufficiente. Non è possibile chiedere alla Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti.

Qual è il potere del giudice di merito nella valutazione delle circostanze attenuanti?
Il giudice di merito ha un ampio potere discrezionale nel concedere o negare le circostanze attenuanti, nel valutarne l’impatto e nel bilanciarle con le eventuali aggravanti, basando la sua decisione sui principi generali di commisurazione della pena.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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