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Circonvenzione incapaci: la prova del dolo del notaio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1274/2024, ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero contro l’ordinanza che negava misure cautelari a notai indagati per circonvenzione di incapaci. La Corte ha stabilito che la mera percepibilità dello stato di incapacità delle vittime non è sufficiente a dimostrare il dolo del professionista, specialmente quando altri elementi, come l’utilizzo di più notai, suggeriscono un tentativo di celare al pubblico ufficiale le finalità illecite dell’operazione.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circonvenzione di Incapaci: Quando la Responsabilità del Notaio è Esclusa

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 1274 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti della responsabilità penale del notaio nel reato di circonvenzione di incapaci. Il caso analizzato riguarda una richiesta di misure cautelari nei confronti di alcuni notai, accusati di aver partecipato alla costituzione di società in cui persone con evidenti deficit psichici figuravano come soci e amministratori, ma erano in realtà mere ‘teste di legno’. La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso della Procura e sottolineando che la sola evidenza dello stato di incapacità non è sufficiente a provare il dolo del professionista.

I Fatti di Causa: Notai Indagati per Circonvenzione

Il procedimento penale ha origine da un’indagine su un presunto caso di circonvenzione di incapaci e falso in atto pubblico. Diversi notai erano finiti sotto inchiesta per aver rogitato atti di costituzione di società. Le persone offese, tutte soggette ad amministrazione di sostegno e con palesi deficit psichici, erano state nominate soci e amministratori, senza avere la capacità di comprendere la portata delle loro azioni. Il Pubblico Ministero aveva richiesto l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti dei notai, ritenendoli concorrenti nel reato.

Tuttavia, sia il Giudice per le indagini preliminari che, in seguito, il Tribunale del riesame di Bologna avevano rigettato tale richiesta, non ravvisando un quadro di gravità indiziaria sufficiente a giustificare le misure.

La Posizione del Pubblico Ministero e la Decisione del Riesame

Il Pubblico Ministero ha proposto ricorso in Cassazione, basando la sua argomentazione su un unico punto: l’omessa valutazione, da parte del Tribunale del riesame, di elementi che dimostravano come l’incapacità delle persone offese fosse palese e immediatamente riconoscibile (ictu oculi). Secondo l’accusa, perizie, video e interrogatori avrebbero dovuto indurre i notai a rifiutarsi di procedere con gli atti.

Il Tribunale del riesame, però, aveva seguito un ragionamento più articolato. Aveva infatti evidenziato che non erano emersi contatti diretti tra i notai e i presunti ‘circonventori’. Soprattutto, aveva valorizzato una circostanza chiave: per le operazioni erano stati utilizzati ben quattro notai diversi. Questo elemento è stato interpretato come una strategia degli indagati principali per celare ai professionisti le reali finalità illecite, frammentando le operazioni per non destare sospetti. Da ciò, il Tribunale aveva dedotto, in modo ritenuto non illogico dalla Cassazione, l’inesistenza di un accordo fraudolento che coinvolgesse i notai.

L’Analisi della Cassazione sulla Circonvenzione di Incapaci e il Dolo del Notaio

La Suprema Corte, nel dichiarare infondato il ricorso, sposa pienamente la linea del Tribunale del riesame. I giudici di legittimità chiariscono un principio fondamentale: per configurare il concorso del notaio nel reato di circonvenzione di incapaci, non basta dimostrare che lo stato di deficienza della vittima fosse evidente. È necessario provare l’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo.

La Prova del Dolo Eventuale

Nel caso specifico, il dolo da provare non si riferisce al semplice atto di nomina degli amministratori, ma al fatto stesso della circonvenzione. Il ricorso della Procura si è focalizzato esclusivamente sull’aspetto della percepibilità dello stato delle vittime, trascurando di contestare l’argomento centrale del Tribunale: la mancanza di prove di un accordo tra i notai e i circonventori. La scelta di rivolgersi a quattro professionisti diversi è stata considerata un forte indizio della volontà di tenere i notai all’oscuro del piano criminale.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda sul fatto che il ricorso del Pubblico Ministero non ha scalfito il nucleo logico della decisione del Tribunale del riesame. Quest’ultimo aveva correttamente basato la sua valutazione non solo sulla condizione delle persone offese, ma anche sul contesto complessivo, da cui emergeva l’assenza di elementi indicativi di un coinvolgimento consapevole dei notai. L’argomentazione del Tribunale, secondo la Cassazione, non è né manifestamente illogica né contraddittoria. Pertanto, la rilevanza della percepibilità immediata della deficienza psichica diventa non decisiva di fronte a un quadro indiziario che non supporta l’esistenza di un accordo fraudolento.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce che la responsabilità penale non può basarsi su mere presunzioni. Per accusare un notaio di concorso in circonvenzione di incapaci, l’accusa deve fornire prove concrete che dimostrino non solo la conoscenza della condizione della vittima, ma anche la consapevole partecipazione al disegno criminoso. L’analisi del contesto, inclusa la condotta degli altri indagati, è cruciale per valutare la sussistenza del dolo, anche nella forma del dolo eventuale. In assenza di un quadro di gravità indiziaria solido su questo punto, le misure cautelari non possono essere concesse.

È sufficiente che l’incapacità di una persona sia evidente (‘ictu oculi’) per affermare la responsabilità penale del notaio che rogita un atto che la coinvolge?
No, secondo questa sentenza non è sufficiente. La percepibilità immediata dello stato di deficienza è solo uno degli aspetti da valutare. È necessario dimostrare anche l’esistenza del dolo del notaio, ovvero la sua consapevole partecipazione all’azione criminosa, la quale non può essere presunta solo dalla condizione della vittima.

Quali elementi ha considerato il Tribunale per escludere la gravità indiziaria a carico dei notai?
Il Tribunale ha valorizzato due elementi principali: l’assenza di contatti diretti provati tra i notai e coloro che organizzavano la circonvenzione, e il fatto che fossero stati utilizzati ben quattro notai diversi, interpretando questa scelta come una strategia per celare ai professionisti le reali finalità illecite dell’operazione.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero?
La Corte ha rigettato il ricorso perché lo ha ritenuto infondato. Il Pubblico Ministero si era concentrato unicamente sulla percepibilità dello stato di incapacità delle vittime, senza contestare efficacemente l’argomentazione centrale del Tribunale del riesame, che aveva escluso in modo logico e non contraddittorio l’esistenza di un accordo fraudolento (e quindi del dolo) da parte dei notai.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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