Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 35247 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 2 Num. 35247 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 14/06/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
a norma dell’ar
d.lgs 196/03 in q,
lD disposto d’ufficio
n a richiesta di pene
RAGIONE_SOCIALE
, nato a
omissis
.4 – mposto dalla legy avverso la sentenza del 13/02/2024 della CORTE di APPELLO di GENOVA visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore NOME COGNOME che ha concluso chiedendo l’inammissibilita del ricorso; udito il difensore della parte civile COGNOME RAGIONE_SOCIALEF. GLYPH in proprio e quale amministratore di sostegno di RAGIONE_SOCIALE , avvocato NOME COGNOME che chiede respingersi il ricorso; deposita conclusioni scritte e nota spese delle quali chiede la liquidazione; udito il difensore di RAGIONE_SOCIALE avvocato NOME COGNOME che
Corte di Cassazione – copia non ufficiale chiede l’accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza del 13 febbraio 2024 la Corte di appello di Genova confermava nei confronti di RAGIONE_SOCIALE> la sentenza di condanna del Tribunale di Imperia
pronunciata il 9 giugno 2022 per il reato di circonvenzione di incapace in danno di
B.M. , condannandolo al pagamento delle spese processuali del grado e alla rifusione delle spese di assistenza e difesa della costituita parte civil M.F.
2. Avverso la citata sentenza RAGIONE_SOCIALE a mezzo del proprio difensore, propone ricorso per cassazione, formulando un unico articolato motivo di ricorso ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett.E), D) e B), cod. proc. pen., per il quale chiede l’annullamento della decisione impugnata. In particolare, censura la mancanza della motivazione, ovvero la manifesta illogicità e contraddittorietà della stessa, con riguardo: alla condizione di minorata capacità di autodeterminazione della persona offesa B.M. con riguardo all’eventuale condotta di induzione, da identificarsi in un’apprezzabile attività di pressione morale e persuasione a compiere un atto che comporti, per il soggetto passivo e/o per terzi, effetti giuridic dannosi, nonché con riferimento all’abuso dello stato di presunta vulnerabilità del soggetto passivo. Lamenta, altresì, l’omessa risposta a censure difensive relative ai predetti aspetti dedotti con l’atto di appello, oltre alla violazione di legge relazione all’articolo 643 cod. pen. La difesa evidenzia che la Corte di appello avrebbe dedotto la contestata circonvenzione solo in base alle clausole contrattuali stipulate tra RAGIONE_SOCIALE e la RAGIONE_SOCIALE ritenute del tutto anomale e comunque assai svantaggiose per la persona offesa, e che, invece, non sarebbero state per nulla incongrue, dato che il tasso di interessi sulle somme date a titolo di mutuo era pari al 2% annuo, in un periodo in cui i tassi di interessi praticati erano certamente più bassi. I giudici di appello, inoltre, non avrebbero valutato adeguatamente le testimonianze dibattimentali da cui emergeva come B.M. non mostrava alcun segnale di deficienza psichica, anzi aveva partecipato agli incontri preparatori per la stipula del contratto in maniera attiva e consapevole. Del tutto assertiva sarebbe, infine, l’affermazione secondo cui tutto il meccanismo BRAGIONE_SOCIALE. contrattuale era volto ad ingannare la ed a consentire a RAGIONE_SOCIALE di non pagare nulla, a fronte, invece, di ben precise clausole contrattuali predisposte da professionisti e sottoscritte davanti ad un notaio. Si tratterebbe, perciò, di u Corte di Cassazione – copia non ufficiale evidente travisamento del materiale istruttorio da parte della Corte territoriale.
RITENUTO IN DIRITTO
1. Il ricorso deve essere dichiarato inammissibile perché proposto per motivi non consentiti dalla legge e comunque manifestamente infondati.
2. Le diverse deduzioni, seppure inserite in un unico motivo di ricorso, sono dirette a censurare le motivazioni della sentenza impugnata in ordine alla sussistenza dei presupposti normativi del reato di circonvenzione di persona incapace, in particolare GLYPH
con riguardo alla sussistenza dell’induzione della persona offesa B.M.
I l(ottasettenne all’epoca dei fatti), al presupposto della riconoscibilità dell sua situazione di deficienza psichica da parte dell’imputato, persona estranea al suo nucleo familiare, nonché con riferimento alla congruità economica del contratto di mutuo concluso in favore del ricorrente.
In termini generali, quanto alla prova del delitto di cui all’art. 643 cod. pen. gio ricordare che la Suprema Corte (si veda Sez.2, n.51192 del 13/11/2019, Rv. 278368-01; conf. tra le altre Sez.2, n.6078, del 09/01/2009, Rv.243449-01) ha affermato in più occasioni il seguente principio: «In tema di circonvenzione di persone incapaci, la prova della condotta induttiva può risultare anche da elementi indiziari e prove logiche come la natura dell’atto posto in essere e l’incontestabile pregiudizio da esso derivato, nonché dagli accadimenti più strettamente connessi al suo compimento. (Fattispecie in cui la vittima, affetta da disturbo della personalità, era stata indotta a vendere un immobile per un corrispettivo notevolmente inferiore al valore di mercato e da versarsi in gran parte dopo oltre cinque anni, nella falsa convinzione che la cessione riguardasse solo la metà del bene e che la stessa avrebbe continuato ad occuparlo a titolo di locazione senza addebito di oneri condominiali, per il cui mancato pagamento aveva successivamente subito dagli imputati una intimazione di sfratto)».
2.1. Nel caso di specie, i giudici di primo e secondo grado hanno, certamente, basato le loro decisioni in parte anche su elementi indiziari e prove logiche, soprattutto con riguardo alla condotta di induzione; tuttavia, come è noto, compito di questa Corte non è svolgere una rivalutazione del compendio istruttorio utilizzato dai giudici di merito, ma piuttosto la verifica della tenuta della motivazione nei limi propri del giudizio di legittimità. Si afferma, infatti, che: «In tema di giud di cassazione, sono precluse al giudice di legittimità la rilettura degli elementi fatto posti a fondamento della decisione impugnata e l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti, indica dal ricorrente come maggiormente plausibili o dotati di una migliore capacità esplicativa rispetto a quelli adottati dal giudice del merito» (così, tra le tante, Sez. n.5465 del 04/11/2020, dep.2021, Rv. 280601-01).
Peraltro, la giurisprudenza di legittimità è consolidata nell’enunciare il princip secondo cui: «Ai fini del controllo di legittimità sul vizio di motivazione, ricorr cd. “doppia conforme” quando la sentenza di appello, nella sua struttura
argomentativa, si salda con quella di primo grado sia attraverso ripetuti richiami a quest’ultima sia adottando gli stessi criteri utilizzati nella valutazione delle prove, con la conseguenza che le due sentenze possono essere lette congiuntamente costituendo un unico complessivo corpo decisionale» (così tra le tante Sez.2, n.37295, del 12/06/2019, E., Rv.277218-01). Tale regola di giudizio, che il Collegio intende ribadire, assume sicura rilevanza nel caso di specie, in quanto la sentenza del Tribunale di Imperia risulta particolarmente dettagliata nel ricostruire in fatto la complessa vicenda, offrendo, così, ai giudici di appello un quadro probatorio nitido e preciso sotto ogni profilo, che, sostanzialmente, è stato fatto proprio dalla Corte di appello.
2.2. Si valuta, perciò, che la lettura congiunta delle due sentenze di condanna evidenzi una serie di fatti storici, quasi tutti non contestati, che, unificati second un filo logico-giuridico coerente, hanno consentito l’accoglimento della tesi accusatoria in entrambi i giudizi di merito. In particolare, è stato ritenuto, con argomentazioni prive di contraddittorietà e manifesta illogicità: che la B.M. come emerge dalle conclusioni medico-legali del dott. COGNOME e in precedenza del dott. COGNOME, versava in uno stato di deficienza cognitiva idoneo a renderla non più pienamente in grado di valutare la convenienza dei propri atti e quindi tale da renderla circonvenibile; che tale stato poteva essere riconosciuto da chi la frequentava in maniera costante e non occasionale, come era avvenuto con il ricorrente nei mesi antecedenti alla stipula del contratto; che la persona offesa aveva compiuto atti giuridici che avevano prodotto oggettivamente conseguenze patrimoniali dannose per se stessa essendosi privata, nello spazio di neppure un mese, di una somma di denaro ingente per compiere un’operazione economica della quale l’unico beneficiario reale era il S.F. e che prevedeva meccanismi di restituzione incerti e di difficile concretizzazione La sentenza di prime cure ha, altresì, evidenziato che l’imputato «.RAGIONE_SOCIALE.non aveva mai iniziato ad adempiere agli obblighi contrattuali che si era assunto nei confronti della RAGIONE_SOCIALE non avendo mai corrisposto nulla delle rate mensili pattuite fino al momento in cui (maggio 2017) aveva inviato la lettera con cui si dichiarava pronto a pagare le rate (già tre) fin l non evase. Inoltre, nel corso del 2017 è stata accertata la presenza di ricavi non dichiarati per oltre 100.000 euro, soldi che, quindi, erano entrati nella disponibilità Corte di Cassazione – copia non ufficiale del solo RAGIONE_SOCIALE e che si pongono in coerenza con la descrizione di una condotta tesa ad avere vantaggi personali esclusivi dall’operazione compiuta grazie alle finanze della RAGIONE_SOCIALE> RAGIONE_SOCIALE e finalizzata ad escluderla totalmente da qualsiasi scelta gestionale».
Su tale ultimo rilievo, ossia il comportamento successivo alla circonvenzione dell’anziana donna da parte dell’imputato, è utile richiamare un precedente della
Suprema Corte (Sez.1, n.16575 del 31/03/2005, Rv.231380-01), secondo cui: «In tema di circonvenzione di persone incapaci, ai fini della sussistenza dell’elemento
dell’induzione debbono essere presi in considerazione non solo le condotte tenute dall’imputato al momento della commissione degli atti pregiudizievoli, ma anche
tutto ciò che è accaduto successivamente in quanto indice rivelatore di una antecedente minorata capacità psichica della persona offesa».
Si ritiene, pertanto, che la prova logica dell’avvenuta circonvenzione, conseguente ad una lettura complessiva e non parcellizzata dei fatti sopra evidenziati, resiste
alle censure del ricorrente, che reiterando con il presente ricorso molti dei motivi di appello, si limita a riproporre una lettura alternativa dell’intera vicenda, chiedendo
sostanzialmente, alla Corte di riconsiderare le dichiarazioni dei testimoni che avevano partecipato agli incontri preparatori alla stipula del contratto, nonché di
rivalutare la congruità e la convenienza anche per la persona offesa del contratto di mutuo in favore del giudizio di legittimità. RAGIONE_SOCIALE compiti che, come già evidenziato, esulano dal
Per le considerazioni or ora esposte, dunque, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile. Alla inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, nonché, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen., valutati i profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilit emergenti dal ricorso (Corte Cost. 13 giugno 2000, n. 186), al versamento della somma, che si si ritiene equa di euro tremila a favore della Cassa delle ammende. Inoltre, l’imputato deve essere condannato alla rifusione in favore della parte civile, che ha partecipato alla discussione pubblica, delle spese di rappresentanza e difesa nel presente giudizio, nella misura indicata in dispositivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende. Condanna, inoltre, l’imputato alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel presente giudizio dalla parte civile RAGIONE_SOCIALE. in proprio e quale amministratrice di sostegno di euro 3.686,00, oltre accessori di legge Così deciso in Roma il 14 giugno 2024 B.M. , che liquida in complessivi