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Chat criptate OIE: la Cassazione annulla con rinvio

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare basata su dati di chat criptate OIE (Ordine di Indagine Europeo). La Corte ha stabilito che tali comunicazioni sono da considerarsi ‘corrispondenza’ e non semplici documenti, richiedendo maggiori garanzie. Inoltre, ha censurato la motivazione del tribunale inferiore come ‘apparente’ per non aver risolto le contraddizioni tra i dati delle chat e le prove investigative tradizionali.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Chat Criptate OIE: la Cassazione fissa i paletti su privacy e prove

L’utilizzo di dati provenienti da comunicazioni su piattaforme crittografate, ottenuti tramite cooperazione giudiziaria internazionale, è un tema sempre più centrale nei processi penali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13819 del 2024, ha fornito chiarimenti cruciali, annullando un’ordinanza di custodia cautelare basata su chat criptate OIE e stabilendo principi fondamentali a tutela del diritto di difesa e della privacy. La decisione sottolinea come queste comunicazioni debbano essere considerate ‘corrispondenza’ e non semplici documenti, e come i giudici debbano motivare in modo rigoroso la loro valutazione, senza ignorare le incongruenze fattuali.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. La base indiziaria principale era costituita da messaggi scambiati su una piattaforma di comunicazione criptata, i cui contenuti erano stati acquisiti dall’autorità giudiziaria francese e trasmessi in Italia tramite un Ordine di Indagine Europeo (OIE). La difesa dell’indagato presentava istanza di riesame, lamentando diverse violazioni procedurali e sostanziali. Il Tribunale del riesame confermava la misura cautelare, spingendo la difesa a ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su più fronti, evidenziando criticità decisive:

1. Violazioni procedurali: Mancata trasmissione completa e tempestiva del supporto informatico (CD-DVD) contenente le chat e i tabulati telefonici.
2. Inutilizzabilità della prova: La difesa sosteneva che i dati delle chat criptate OIE fossero inutilizzabili, poiché acquisiti in violazione delle norme che tutelano la corrispondenza.
3. Vizio di motivazione: L’argomento centrale era la palese contraddizione tra il contenuto delle chat e gli esiti delle attività di osservazione e pedinamento svolte sul campo. In particolare, emergeva una discrasia oraria di circa due ore tra i messaggi e gli eventi reali, che il Tribunale del riesame aveva giustificato in modo semplicistico e congetturale, adducendo una generica differenza di fuso orario dei server.

Le motivazioni della Cassazione: l’uso delle chat criptate OIE

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati i motivi relativi alla natura giuridica delle chat e al vizio di motivazione, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando il caso per un nuovo esame.

La Natura Giuridica delle Chat Criptate: da Documento a Corrispondenza

Il punto di svolta della sentenza risiede nella qualificazione giuridica delle comunicazioni digitali. La Corte, allineandosi ai recenti e autorevoli orientamenti della Corte Costituzionale e delle Sezioni Unite, ha stabilito che le chat, anche se acquisite dopo la loro conclusione, rientrano a pieno titolo nel concetto di ‘corrispondenza’ tutelato dall’art. 15 della Costituzione. Questa non è una distinzione meramente nominale: trattarle come corrispondenza attiva garanzie procedurali molto più stringenti rispetto a quelle previste per i semplici ‘documenti informatici’.

L’Acquisizione Tramite Ordine di Indagine Europeo (OIE)

Di conseguenza, l’acquisizione di tali dati tramite OIE deve rispettare il principio del ‘caso interno analogo’. Ciò significa che la misura investigativa è legittima solo se fosse stata ammissibile anche in un procedimento puramente nazionale. Poiché le chat sono corrispondenza, la loro acquisizione è assimilabile a un’intercettazione. In Italia, l’acquisizione di tabulati o contenuti di comunicazioni da un procedimento diverso è regolata dall’art. 270 del codice di procedura penale, che la consente solo se risulta ‘indispensabile’ per l’accertamento di delitti per i quali è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Il giudice del rinvio dovrà quindi verificare se queste rigorose condizioni fossero state rispettate.

Il Vizio di Motivazione Apparente

La Cassazione ha duramente criticato il ragionamento del Tribunale del riesame riguardo alle incongruenze fattuali. La giustificazione della discrasia oraria basata su una presunta differenza di fuso orario dei server è stata definita ‘mera illazione investigativa’ e ‘motivazione apparente’. Secondo la Suprema Corte, un giudice non può limitarsi a ipotesi generiche per superare contraddizioni evidenti. Di fronte a una discrepanza pacifica tra l’orario delle chat e quello degli eventi osservati, il tribunale aveva l’obbligo di fornire una spiegazione logica e basata su dati oggettivi, cosa che non ha fatto. Questa carenza rende la motivazione nulla, poiché non consente di comprendere l’iter logico-giuridico seguito per confermare la gravità indiziaria a carico dell’indagato.

Le conclusioni: Annullamento con Rinvio

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza e ha disposto un nuovo esame da parte del Tribunale del riesame di Bari. Quest’ultimo dovrà rivalutare il caso attenendosi ai principi di diritto stabiliti: qualificare le chat come corrispondenza, verificare il rispetto delle condizioni di indispensabilità previste dalla legge italiana e, soprattutto, risolvere in modo logico e argomentato le palesi contraddizioni tra le prove digitali e quelle reali. La sentenza rappresenta un importante monito sulla necessità di un controllo giurisdizionale rigoroso sull’uso delle prove digitali provenienti dall’estero, garantendo che l’efficienza investigativa non vada mai a discapito dei diritti fondamentali dell’individuo.

Le chat criptate ottenute dall’estero sono semplici documenti digitali?
No. La Corte di Cassazione, in linea con recenti pronunce delle Sezioni Unite e della Corte Costituzionale, ha stabilito che rientrano nel concetto di ‘corrispondenza’, godendo quindi della tutela costituzionale prevista dall’art. 15 Cost. e richiedendo garanzie procedurali più stringenti per la loro acquisizione.

Quando è legittimo acquisire dati di chat tramite un Ordine di Indagine Europeo (OIE)?
La loro acquisizione è legittima se rispetta il principio del ‘caso interno analogo’, ovvero se la stessa misura sarebbe stata possibile in un procedimento puramente italiano. Poiché le chat sono corrispondenza, la loro acquisizione è soggetta alle rigorose condizioni previste per le intercettazioni (art. 270 c.p.p.), come l’indispensabilità per l’accertamento di reati gravi.

Perché la Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in questo caso?
L’ordinanza è stata annullata principalmente per due ragioni: in primo luogo, per la scorretta qualificazione giuridica delle chat, che ha portato a non applicare le necessarie garanzie legali; in secondo luogo, per un vizio di ‘motivazione apparente’, in quanto il tribunale non ha fornito una spiegazione logica e fondata per risolvere le evidenti contraddizioni fattuali (come la discrasia oraria) sollevate dalla difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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