LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Chat criptate: la Cassazione ne conferma l’uso

Un soggetto, condannato per intermediazione nel traffico di cocaina, ha presentato ricorso in Cassazione contestando l’utilizzabilità delle prove provenienti da chat criptate e l’identificazione della sua persona. La Corte Suprema ha rigettato il ricorso, confermando la piena legittimità dell’acquisizione di tali dati tramite Ordine Europeo di Indagine. La sentenza ribadisce che le conversazioni su piattaforme criptate sono prove documentali la cui utilizzabilità è la regola, salvo che la difesa provi una violazione dei diritti fondamentali. Inoltre, chiarisce che l’intermediazione si consuma con l’attività volta a facilitare l’accordo, anche se la consegna non avviene.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Chat Criptate nel Processo Penale: La Cassazione Conferma la Loro Piena Utilizzabilità

L’avvento delle tecnologie di comunicazione ha introdotto nuove sfide nel mondo del diritto, specialmente in ambito penale. Una questione di grande attualità riguarda l’uso delle chat criptate come prova. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, consolidando un orientamento giurisprudenziale di estrema importanza per i processi di narcotraffico e criminalità organizzata.

I Fatti del Caso

Il caso in esame riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per aver agito come intermediario nella compravendita di un ingente quantitativo di cocaina (10 kg). La condanna si basava in larga parte sulle conversazioni avvenute su una piattaforma di messaggistica criptata, i cui contenuti erano stati acquisiti dall’autorità giudiziaria italiana tramite un Ordine Europeo di Indagine (OEI) rivolto a un altro Stato membro.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui:
1. Inutilizzabilità delle prove: si sosteneva che i dati delle chat, essendo stati processati da investigatori stranieri, non fossero una prova genuina e che la mancanza dei file originali grezzi violasse il diritto di difesa.
2. Errata identificazione: la difesa contestava l’identificazione dell’imputato come effettivo utilizzatore del dispositivo criptato.
3. Qualificazione del reato: si richiedeva di qualificare il fatto come tentato delitto, poiché le trattative si erano interrotte prima della consegna della merce.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna. La decisione si fonda su principi ormai consolidati dalle Sezioni Unite della stessa Corte, offrendo una guida chiara sull’uso processuale dei dati provenienti da sistemi di comunicazione criptati.

L’Utilizzabilità delle Prove da Chat Criptate

Il punto centrale della sentenza riguarda la legittimità dell’acquisizione e dell’uso delle conversazioni criptate. La Corte ha stabilito che la trasmissione di tali dati da un’autorità giudiziaria estera, nell’ambito di un OEI, non rientra nella disciplina delle intercettazioni, bensì in quella della circolazione delle prove tra procedimenti penali (artt. 238 e 270 c.p.p.).

Questo significa che i dati, una volta acquisiti legittimamente all’estero, possono essere trasmessi e utilizzati in un processo italiano come prova documentale. L’onere di dimostrare un’eventuale violazione dei diritti fondamentali nel procedimento di acquisizione originario grava sulla parte che la eccepisce, ovvero sulla difesa. Nel caso di specie, tale prova non è stata fornita.

La Consumazione del Reato di Intermediazione

Un altro aspetto rilevante è la distinzione tra reato tentato e consumato. La difesa sosteneva che, non essendo avvenuta la consegna della droga, il reato non si fosse perfezionato. La Cassazione ha respinto questa tesi, ribadendo che il delitto di intermediazione nel traffico di stupefacenti è un reato che si consuma nel momento in cui l’agente svolge l’attività finalizzata a mettere in contatto acquirente e venditore, facilitando l’accordo. Il successivo buon fine dell’operazione è irrilevante per la consumazione del reato di chi fa da mediatore.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’interpretazione coerente con le più recenti pronunce delle Sezioni Unite (sentenze Gjuzi e Giorgi del 2024). I giudici hanno chiarito che i dati provenienti da chat criptate sono da considerarsi “dati freddi”, cioè prove precostituite, e la loro acquisizione non necessita di un’autorizzazione preventiva del giudice italiano, come avverrebbe per un’intercettazione disposta ex novo. La valutazione dei giudici di merito, che avevano ritenuto provata l’identità dell’imputato e la serietà della trattativa sulla base di un complesso di elementi (conversazioni, rapporti di parentela tra i coindagati, testimonianze), è stata giudicata logica e immune da vizi. Anche l’aggravante dell’ingente quantità è stata ritenuta correttamente applicata sulla base della cosiddetta “droga parlata”, ovvero delle chiare indicazioni quantitative ed economiche presenti nelle chat.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio cruciale per l’azione di contrasto alla criminalità moderna: le prove digitali, incluse quelle derivanti da chat criptate, sono pienamente utilizzabili nel processo penale italiano se acquisite nel rispetto delle regole di cooperazione giudiziaria europea. Viene così tracciata una linea netta tra la disciplina delle intercettazioni e quella della circolazione probatoria, fornendo agli operatori del diritto uno strumento efficace e legittimo. La decisione riafferma, infine, che la valutazione del materiale probatorio è di competenza dei giudici di merito e non può essere rimessa in discussione in sede di legittimità, se sorretta da una motivazione logica e coerente.

I dati provenienti da chat criptate, come SkyECC, acquisiti da autorità straniere sono utilizzabili in un processo italiano?
Sì, sono pienamente utilizzabili. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha stabilito che la loro acquisizione tramite Ordine Europeo di Indagine rientra nella disciplina della circolazione delle prove tra procedimenti penali (come prova documentale) e non in quella delle intercettazioni. La loro inutilizzabilità può essere dichiarata solo se la difesa prova una violazione dei diritti fondamentali nel procedimento estero di acquisizione.

Quando si considera consumato il reato di intermediazione nel traffico di droga?
Il reato di intermediazione si considera consumato nel momento in cui l’intermediario svolge l’attività finalizzata a provocare l’acquisto, la vendita o la cessione di droga da parte di terzi, manifestando la disponibilità a procurarla. Non è necessario che la consegna della sostanza avvenga effettivamente.

È possibile provare l’aggravante dell’ingente quantità di droga solo sulla base delle conversazioni (“droga parlata”)?
Sì. Secondo la sentenza, elementi come il riferimento esplicito a un quantitativo di droga (nel caso di specie, 10 kg di cocaina), il prezzo pattuito e le somme trattate, emergenti chiaramente dalle chat, sono idonei a ritenere integrata la circostanza aggravante dell’ingente quantità, anche in assenza di un sequestro materiale della sostanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati