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Chat criptate: la Cassazione conferma l’utilizzabilità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato accusato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, confermando la piena utilizzabilità delle prove derivanti da chat criptate. La Corte ha stabilito che l’acquisizione di tali dati, ottenuti dalle autorità francesi e trasmessi tramite Ordine Europeo di Indagine, è legittima e non viola i principi fondamentali, allineandosi alle recenti sentenze delle Sezioni Unite. È stato inoltre confermato che un rapporto stabile e fiduciario di fornitura, anche in assenza di un obbligo di acquisto esclusivo, può costituire prova della partecipazione al sodalizio criminale.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Chat Criptate e Ordine Europeo di Indagine: La Cassazione Conferma la Piena Utilizzabilità

In un’era digitale dove le comunicazioni viaggiano sempre più spesso su canali protetti, la questione dell’utilizzabilità delle chat criptate nei processi penali è diventata centrale. La sentenza n. 37456 del 2024 della Corte di Cassazione affronta direttamente questo tema, offrendo chiarimenti fondamentali sulla legittimità dell’acquisizione di tali prove tramite Ordine Europeo di Indagine (OEI) e sulla configurabilità del vincolo associativo nel narcotraffico. La pronuncia si inserisce nel solco tracciato dalle recenti decisioni delle Sezioni Unite, consolidando un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza.

I Fatti di Causa: Un’Associazione Dedita al Narcotraffico

Il caso riguarda un soggetto destinatario di una misura cautelare di custodia in carcere per partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e per diversi episodi di acquisto e cessione di droga. Le prove a suo carico provenivano in larga parte dall’analisi di conversazioni avvenute su una piattaforma di comunicazione criptata, i cui dati erano stati acquisiti dalle autorità giudiziarie francesi e successivamente trasmessi all’Italia tramite un Ordine Europeo di Indagine.

Il Ricorso dell’Imputato e le Obiezioni sull’Utilizzabilità delle Chat Criptate

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali.

La presunta illegalità dell’acquisizione

Il primo motivo contestava la legittimità stessa dell’acquisizione delle chat criptate. Secondo la difesa, l’operazione condotta dalle autorità francesi non era una mera acquisizione di dati, ma una vera e propria attività di intercettazione di massa, indiscriminata e in violazione dei diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali. Si sosteneva che tale attività avrebbe dovuto seguire le più stringenti regole previste per le intercettazioni e che, in loro assenza, i dati raccolti fossero processualmente inutilizzabili.

L’insussistenza del vincolo associativo

Con il secondo motivo, la difesa argomentava che, anche ammettendo l’utilizzabilità delle chat, da esse non emergeva la prova di una partecipazione stabile dell’imputato al sodalizio criminale. Le conversazioni, a dire del ricorrente, dimostravano solo contatti bilaterali per singoli affari di compravendita di stupefacenti, privi di quel vincolo associativo stabile (pactum sceleris) che caratterizza il reato di associazione a delinquere.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché le chat criptate sono prove valide

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, fornendo una motivazione dettagliata e in linea con i più recenti e autorevoli approdi giurisprudenziali.

Sul primo punto, relativo all’utilizzabilità delle chat criptate, i giudici hanno richiamato le sentenze ‘Gjuzi’ e ‘Giorgi’ delle Sezioni Unite (nn. 23755 e 23756 del 2024). Queste sentenze hanno stabilito che l’acquisizione, tramite OEI, di dati già disponibili presso un’autorità giudiziaria straniera è un’attività legittima di circolazione della prova. La Corte ha chiarito che non si tratta di disporre una nuova intercettazione in Italia, ma di ricevere elementi probatori già raccolti all’estero. Anche affrontando la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (30 aprile 2024), la Cassazione ha precisato che la mancata notifica preventiva all’autorità italiana non comporta un’automatica inutilizzabilità. Ciò che conta è una verifica ex post: l’attività di captazione sarebbe stata ammissibile secondo l’ordinamento italiano? Nel caso di specie, trattandosi di un reato grave come l’associazione finalizzata al narcotraffico, la risposta è affermativa, rendendo i dati pienamente utilizzabili.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha ritenuto logica e ben fondata la valutazione del Tribunale del riesame. Gli elementi emersi dalle chat non delineavano semplici rapporti acquirente-venditore, ma un legame stabile e fiduciario. L’uso stesso di telefoni criptati, la frequenza dei contatti, l’importanza economica delle operazioni e la consapevolezza reciproca di operare all’interno di una rete più ampia erano tutti indizi convergenti. In particolare, la Corte ha valorizzato un episodio in cui l’imputato, pur acquistando droga da un altro fornitore a un prezzo migliore, si era premurato di ottenere il ‘consenso’ del suo referente principale, a dimostrazione del suo inserimento in una gerarchia e in un contesto associativo, non in un libero mercato. Questo comportamento, secondo la Corte, smentisce la tesi del rapporto meramente commerciale e conferma l’esistenza di un vincolo di collaborazione stabile e consapevole, sufficiente a integrare la partecipazione all’associazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame consolida un principio di fondamentale importanza per il contrasto alla criminalità organizzata nell’era digitale. Viene riaffermata la piena legittimità dell’utilizzo di prove derivanti da sistemi di comunicazione criptata, quando acquisite attraverso gli strumenti di cooperazione giudiziaria europea come l’OEI. Questo orientamento garantisce agli inquirenti la possibilità di utilizzare strumenti investigativi efficaci, bilanciandoli con una verifica di compatibilità con i principi fondamentali dell’ordinamento interno. Inoltre, la pronuncia ribadisce che la partecipazione a un’associazione criminale può essere desunta non solo da atti formali di affiliazione, ma anche da comportamenti concludenti che rivelano un inserimento stabile e consapevole nella struttura, come un rapporto continuativo e fiduciario con i vertici del sodalizio per l’approvvigionamento di droga.

I dati provenienti da chat criptate, acquisiti tramite un Ordine Europeo di Indagine, sono utilizzabili come prova in un processo penale italiano?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha stabilito che si tratta di una legittima forma di circolazione della prova già raccolta da un’autorità giudiziaria estera. L’utilizzabilità è ammessa a condizione che l’attività investigativa originaria sarebbe stata consentita anche dalla legge italiana per la stessa tipologia di reato.

La mancata notifica all’autorità italiana dell’avvio di un’attività di intercettazione su un soggetto presente in Italia, come previsto dalla normativa europea, rende i risultati inutilizzabili?
No, non necessariamente. La mancanza della notifica non produce di per sé un vizio di inutilizzabilità. È necessario effettuare una verifica successiva per stabilire se, in base al diritto interno, le operazioni sarebbero state comunque ammissibili. Se, come nel caso di specie per il reato di associazione per narcotraffico, l’intercettazione fosse stata consentita, i risultati sono utilizzabili.

Un rapporto continuativo di acquisto di stupefacenti da un’associazione criminale è sufficiente per configurare il reato di partecipazione all’associazione stessa?
Sì, può esserlo. La Corte ha chiarito che non è necessario un obbligo di acquisto esclusivo. Se il rapporto tra acquirente e fornitore è stabile, fiduciario e si inserisce in una prospettiva di collaborazione duratura, andando oltre il singolo scambio commerciale, può essere considerato prova della partecipazione dell’acquirente al sodalizio, in quanto assicura un canale di smercio costante all’organizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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