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Cessione di stupefacenti: quando il reato è consumato?

La Corte di Cassazione conferma la condanna per due soggetti accusati di aver organizzato l’importazione di un ingente carico di cocaina. La sentenza stabilisce un principio chiave sulla cessione di stupefacenti: il reato è da considerarsi consumato con il solo accordo tra le parti, anche se la droga non viene materialmente consegnata e le prove si basano principalmente su intercettazioni (cd. ‘droga parlata’).

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cessione di Stupefacenti: Basta l’Accordo per la Condanna?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23864 del 2024, affronta un caso complesso di traffico internazionale di droga, stabilendo principi fondamentali in materia. La decisione chiarisce i confini tra reato tentato e consumato nella cessione di stupefacenti e valuta la legittimità delle prove raccolte tramite agenti undercover e intercettazioni, anche in assenza di un sequestro di droga. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti: Un’Operazione Internazionale Sventata

Il caso riguarda un piano per importare dal Brasile un’enorme quantità di cocaina, stimata tra i 1200 e i 1300 kg. L’operazione vedeva coinvolti un promotore principale e un suo complice, che avevano già acquisito la disponibilità della sostanza in Sud America. Il piano originale prevedeva l’atterraggio di un aereo privato presso l’aeroporto di Roma Ciampino, ma, a causa dei rischi, fu modificato in favore di uno scalo in Svizzera, da cui la droga sarebbe poi stata trasportata in Italia via terra.
L’intera vicenda è stata monitorata grazie all’intervento di agenti undercover, noti con gli pseudonimi di “Francese”, “Svizzero” e “pilota”, che si sono finti intermediari e collaboratori. Nonostante la complessa organizzazione, il trasporto non è mai avvenuto, e gli imputati sono stati arrestati. In primo e secondo grado, sono stati condannati per il reato di cessione di stupefacenti, ma assolti dall’accusa di associazione per delinquere.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su diversi punti cruciali:

* Inutilizzabilità delle prove: Si contestava la validità delle dichiarazioni dell’agente undercover “Francese”, sostenendo che avesse agito come agente provocatore, inducendo gli imputati al crimine, e denunciando irregolarità procedurali durante la sua testimonianza.
* Reato tentato e non consumato: Il punto centrale della difesa era che, non essendo la droga mai giunta in Italia né materialmente consegnata, il reato dovesse essere qualificato come tentato e non consumato.
* Aggravante dell’ingente quantità: Si contestava l’applicazione dell’aggravante basata unicamente sulla cosiddetta “droga parlata”, ovvero sulle quantità menzionate nelle conversazioni intercettate, senza un riscontro materiale.
* Altre questioni: Venivano sollevate eccezioni sulla recidiva e sulla mancata concessione delle attenuanti generiche.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente i ricorsi, confermando la condanna e fornendo motivazioni dettagliate su ogni punto sollevato.

Validità delle Prove e Ruolo dell’Agente Undercover

La Corte ha stabilito che l’agente “Francese” non ha agito come provocatore. La volontà criminale degli imputati era preesistente e autonoma; l’agente si è limitato a inserirsi in un piano già definito, fornendo un’occasione per la sua estrinsecazione. La sua azione è stata di mero disvelamento di un progetto criminale già in atto. Le presunte irregolarità procedurali durante la testimonianza sono state classificate come mere irregolarità, non sufficienti a determinare l’inutilizzabilità della prova.

La Consumazione nella Cessione di Stupefacenti: l’Accordo è Sufficiente

Questo è il cuore della sentenza. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per la consumazione del reato di cessione di stupefacenti, è sufficiente il consenso delle parti. Il reato si perfeziona nel momento in cui viene raggiunto l’accordo sull’oggetto, la quantità e le condizioni della vendita. La consegna materiale della sostanza è una fase successiva, un mero adempimento dell’accordo già illecito. Poiché era stato provato che gli imputati avevano già la concreta disponibilità della droga in Brasile e avevano definito tutti i dettagli per l’importazione, il reato era da considerarsi pienamente consumato.

L’Aggravante dell’Ingente Quantità e la “Droga Parlata”

Anche su questo punto, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. È stato ritenuto che l’aggravante dell’ingente quantità possa essere provata anche solo sulla base del compendio probatorio delle intercettazioni. Se dalle conversazioni emerge con chiarezza e coerenza che l’oggetto dell’accordo era un quantitativo di droga superiore alla soglia minima prevista dalla legge (pari a 2.000 volte il valore massimo in milligrammi), l’aggravante è correttamente applicata, anche senza il sequestro fisico della sostanza.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida alcuni principi di grande rilevanza pratica nel contrasto al narcotraffico:

1. Consumazione del reato: L’accordo per la vendita di droga è di per sé sufficiente a integrare il reato di cessione, a prescindere dal fatto che la sostanza venga poi effettivamente consegnata. Questo abbassa notevolmente la soglia per la punibilità, colpendo l’organizzazione criminale fin dalle sue fasi iniziali.
2. Valore della “droga parlata”: Le intercettazioni si confermano uno strumento probatorio potentissimo, in grado di fondare una condanna anche in assenza di prove materiali come il sequestro della droga.
3. Limiti dell’azione undercover: Viene tracciata nuovamente la linea tra l’infiltrazione legittima, che svela un’attività criminale, e l’azione di provocazione, che invece la istiga, rendendo le prove inutilizzabili.

Per commettere il reato di cessione di stupefacenti è necessaria la consegna materiale della droga?
No. Secondo la sentenza, il reato di cessione di stupefacenti si perfeziona con il solo accordo tra le parti sull’oggetto e sulle condizioni della vendita, non essendo necessaria l’effettiva consegna della sostanza all’acquirente.

Un’operazione di traffico di droga può essere provata solo sulla base di intercettazioni (‘droga parlata’) senza il sequestro della sostanza?
Sì. La Corte ha confermato che la prova di un traffico di stupefacenti, inclusa l’aggravante dell’ingente quantità, può essere raggiunta anche esclusivamente mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, a condizione che da esse emerga un quadro probatorio complesso e attendibile.

Quando l’attività di un agente undercover è considerata illegittima?
L’attività di un agente undercover diventa illegittima quando determina l’indagato alla commissione di un reato che altrimenti non avrebbe commesso. È invece legittima se si limita a fornire l’occasione per la manifestazione di una risoluzione criminale già esistente e autonoma, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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