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Cessione del credito e confisca: tutela del cessionario

Una società, acquirente di un credito ipotecario, si è vista rigettare l’istanza di ammissione al passivo su un bene confiscato. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo un principio chiave sulla cessione del credito: per la tutela del terzo, è fondamentale valutare la buona fede del creditore originario al momento della concessione del finanziamento, e non solo quella del cessionario al momento dell’acquisto del credito, specialmente se il finanziamento è anteriore alla manifesta pericolosità sociale del soggetto.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cessione del Credito e Confisca: La Cassazione Tutela il Cessionario

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, interviene su un tema delicato e di grande rilevanza pratica: la tutela dei creditori nell’ambito delle misure di prevenzione patrimoniali. Il caso analizzato riguarda una cessione del credito ipotecario su un immobile che è stato successivamente oggetto di confisca. La pronuncia chiarisce che la valutazione della buona fede non può limitarsi al momento dell’acquisto del credito, ma deve risalire al momento originario in cui il finanziamento fu concesso.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un mutuo ipotecario concesso nel 2007 da un istituto di credito alla moglie di un soggetto successivamente riconosciuto come socialmente pericoloso. Anni dopo, l’immobile ipotecato viene sottoposto a confisca di prevenzione. Nel 2020, una società specializzata acquista in blocco il credito derivante da quel mutuo.

La società acquirente presenta istanza per essere ammessa allo stato passivo della procedura di prevenzione, al fine di veder riconosciuto il proprio diritto di credito. Il Tribunale di merito rigetta l’istanza, sostenendo che la società, al momento della cessione del credito nel 2020, avrebbe dovuto svolgere approfondite indagini, dato che la pericolosità sociale del soggetto e le misure patrimoniali a suo carico erano già note. Secondo il Tribunale, la società cessionaria non poteva quindi essere considerata in buona fede.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Cessione del Credito

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, annullando con rinvio la decisione del Tribunale. I giudici di legittimità hanno ritenuto errato il ragionamento del giudice di merito, che si era concentrato esclusivamente sulla condizione soggettiva della società cessionaria al momento dell’acquisto del credito nel 2020.

Il principio fondamentale riaffermato dalla Cassazione è che il cessionario subentra nella stessa posizione giuridica del cedente. Di conseguenza, il punto cruciale dell’indagine doveva essere la buona fede del creditore originario (la banca) nel 2007, anno in cui il mutuo fu erogato. A quell’epoca, la pericolosità sociale del soggetto non era ancora emersa, essendo stata accertata solo a partire dal 2012.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, per escludere un credito dallo stato passivo, il giudice deve prima dimostrare la sua “strumentalità” rispetto all’attività illecita del soggetto proposto. Questa strumentalità non può essere presunta, specialmente quando, come in questo caso, manca una corrispondenza temporale tra la concessione del credito (2007) e l’accertata pericolosità sociale (dal 2012).

Il Tribunale, secondo la Cassazione, ha invertito l’onere probatorio: ha rigettato la richiesta basandosi sulla presunta negligenza della società cessionaria, senza prima aver accertato e motivato in modo analitico il nesso di strumentalità del mutuo originario con le attività criminali. Non è sufficiente, a tal fine, osservare genericamente che non è stata provata la provenienza lecita del denaro usato per pagare le rate del mutuo.

Inoltre, la Corte ha ribadito che anche in una cessione del credito in blocco, il cessionario ha il diritto di dimostrare la buona fede del creditore originario al momento genetico del rapporto. La valutazione deve quindi riguardare due momenti distinti: quello originario, per verificare l’assenza di strumentalità e la buona fede del primo creditore, e quello derivativo, per escludere eventuali accordi fraudolenti tra il cessionario e il proposto.

Le Conclusioni

Questa sentenza stabilisce un importante baluardo a tutela del mercato dei crediti e della certezza dei rapporti giuridici. Viene chiarito che, in caso di cessione del credito gravante su beni confiscati, il nuovo creditore può legittimamente far valere la posizione di buona fede del suo dante causa. Il focus dell’indagine giudiziaria deve essere primariamente sul momento in cui il credito è sorto, garantendo così che operazioni finanziarie legittime, avvenute anni prima dell’emersione di una pericolosità sociale, non vengano ingiustamente pregiudicate.

Quando un credito viene ceduto, la buona fede di chi va valutata in caso di confisca del bene ipotecato?
Va valutata sia la buona fede del creditore originario al momento in cui il credito è sorto, sia quella del nuovo creditore (cessionario) al momento dell’acquisto. La sentenza chiarisce che il cessionario può avvalersi e dimostrare la buona fede del creditore originario.

L’acquisto di un credito dopo la confisca del bene a garanzia impedisce al nuovo creditore di far valere i propri diritti?
No, di per sé non lo impedisce. Il nuovo creditore può comunque essere ammesso allo stato passivo se dimostra la buona fede propria e, soprattutto, quella del creditore originario all’epoca della concessione del finanziamento, quando la pericolosità sociale del soggetto non era ancora manifesta.

Come si valuta se un credito è “strumentale” a un’attività illecita?
La valutazione deve partire dall’analisi del nesso temporale. Se il credito è stato concesso in un’epoca antecedente alla manifestazione della pericolosità sociale, la sua strumentalità non può essere presunta. Il giudice deve fornire una dimostrazione analitica che il credito era funzionale all’attività illecita, non potendosi limitare a generiche contestazioni sulla provenienza del denaro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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