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Causa di non punibilità: no se hai precedenti penali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto. La Corte ha confermato il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), motivandolo con i numerosi precedenti penali dell’imputato, che escludono l’occasionalità della condotta.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Causa di Non Punibilità Negata: Quando i Precedenti Contano

L’istituto della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, previsto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per evitare processi e condanne per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da precise condizioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 45073/2024) chiarisce un punto cruciale: i precedenti penali dell’imputato possono essere un ostacolo insormontabile per ottenere questo beneficio.

I Fatti del Processo

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in Corte d’Appello per il reato di tentato furto. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la propria argomentazione su un unico motivo: la mancata concessione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero dovuto applicare l’art. 131-bis c.p., escludendo così la sua punizione.

L’impatto dei Precedenti sulla Causa di Non Punibilità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella valutazione della condotta dell’imputato alla luce dei suoi trascorsi giudiziari. L’art. 131-bis c.p. richiede, tra le altre condizioni, che il comportamento non sia abituale. La sentenza di secondo grado aveva già negato il beneficio proprio perché la condotta non poteva essere considerata occasionale, dato il numero cospicuo di precedenti penali a carico dell’imputato. La Cassazione ha ritenuto questa motivazione corretta e ben argomentata, sottolineando come il ricorso non abbia fatto altro che riproporre genericamente gli stessi argomenti già respinti, senza confrontarsi in modo specifico con le ragioni della Corte d’Appello.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha definito il ricorso come “aspecifico e meramente reiterativo”. In pratica, la difesa non ha sollevato nuove e pertinenti questioni di diritto, ma si è limitata a ripetere argomentazioni già esaminate e respinte. I giudici hanno evidenziato che la Corte d’Appello aveva puntualmente spiegato le ragioni del diniego, fondandolo sulla “non occasionalità della condotta”, desumibile dai “numerosissimi precedenti dell’imputato”.

Di fronte a una motivazione così chiara, il ricorso si è risolto in un semplice richiamo a principi generali, senza un’analisi critica della decisione impugnata. Questa carenza ha portato la Corte a dichiarare l’inammissibilità del ricorso. Come conseguenza, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: la presenza di numerosi precedenti penali è un elemento fortemente ostativo all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La “non occasionalità” della condotta, che i precedenti dimostrano, vanifica uno dei requisiti essenziali previsti dalla norma. Inoltre, viene ribadito un principio fondamentale del processo in Cassazione: un ricorso, per essere ammissibile, deve essere specifico e confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata, non potendosi limitare a una generica riproposizione di tesi già respinte.

Avere precedenti penali impedisce sempre di ottenere la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Secondo questa ordinanza, numerosi precedenti penali sono un elemento decisivo per escludere l’occasionalità della condotta, requisito necessario per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., portando quindi al diniego del beneficio.

Per quale motivo il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché aspecifico e meramente reiterativo di argomentazioni già esaminate dai giudici di merito, senza un adeguato confronto con la motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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