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Causa di non punibilità: la Cassazione e la lex mitior

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per resistenza a pubblico ufficiale, stabilendo che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) deve essere valutata secondo la legge in vigore al momento del reato. Una modifica legislativa successiva e più sfavorevole, che esclude tale reato dall’ambito di applicazione della norma, non può essere applicata retroattivamente, in ossequio al principio della lex mitior (legge più favorevole).

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Causa di Non Punibilità e Principio di Irretroattività: La Cassazione Interviene

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21306/2025, affronta un tema cruciale del diritto penale: l’applicazione nel tempo delle norme che regolano la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. La decisione sottolinea il valore del principio di irretroattività della legge penale più sfavorevole, anche quando la modifica legislativa non riguarda la pena ma le condizioni di punibilità. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere come le riforme legislative interagiscano con i processi in corso per reati commessi in passato.

I Fatti del Processo: La Resistenza a Pubblico Ufficiale

Il caso nasce dalla condanna di un individuo per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, un fatto commesso nel luglio del 2018. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano confermato la responsabilità penale dell’imputato. La Corte di appello di Napoli, in particolare, aveva escluso la possibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La ragione di tale esclusione risiedeva in una modifica legislativa intervenuta nel 2019, che aveva espressamente inserito il reato di resistenza a pubblico ufficiale tra quelli per cui l’art. 131-bis non può operare.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della successione di leggi

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un punto di diritto fondamentale: l’erronea applicazione della legge penale. Secondo il ricorrente, la Corte d’appello non avrebbe dovuto applicare la norma del 2019, più restrittiva, a un fatto commesso nel 2018. Al tempo del reato, infatti, la legge non prevedeva alcuna preclusione automatica all’applicazione dell’art. 131-bis per il delitto di resistenza a pubblico ufficiale. Si poneva quindi un classico problema di successione di leggi penali nel tempo, da risolvere alla luce del principio del favor rei (o lex mitior).

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno chiarito che l’istituto della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinato dall’art. 131-bis c.p., ha natura di diritto penale sostanziale, e non meramente processuale. Esso incide direttamente sulla punibilità del reo e persegue finalità di proporzione e extrema ratio, mirando a escludere dal circuito penale fatti marginali che non necessitano di una sanzione.

La modifica legislativa del 2019, che ha escluso specifici reati (come quelli degli artt. 336, 337 e 341-bis c.p.) dal campo di applicazione della norma, ha ristretto l’ambito di una causa di non punibilità. Tale intervento normativo ha quindi reso più severo il trattamento sanzionatorio per questi reati, precludendo a priori una valutazione di tenuità che prima era possibile. Trattandosi di una norma sostanziale sfavorevole, essa non può essere applicata retroattivamente. La Corte ha richiamato i principi costituzionali (art. 25, comma 2, Cost.) e convenzionali (art. 7 CEDU), che sanciscono l’irretroattività della legge penale più severa. Il concetto di ‘disposizione più favorevole’ non si limita all’entità della pena, ma si estende a tutte le norme che modificano, in meglio o in peggio, il trattamento complessivo riservato al reo, incluse le cause di non punibilità.

Le Conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha stabilito che la Corte di appello ha commesso un errore di diritto applicando la norma sopravvenuta del 2019. Poiché il fatto è stato commesso nel 2018, il giudice avrebbe dovuto valutare la sussistenza dei presupposti per la causa di non punibilità sulla base della formulazione dell’art. 131-bis vigente all’epoca, che era più favorevole all’imputato. Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata annullata con rinvio ad un’altra Sezione della Corte di appello di Napoli, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio di diritto.

Una modifica di legge che esclude un reato dalla causa di non punibilità può essere applicata a fatti commessi prima della sua entrata in vigore?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una tale modifica ha natura di diritto penale sostanziale e, se è più sfavorevole per l’imputato, non può essere applicata retroattivamente, in ossequio al principio di irretroattività della legge penale più severa (lex mitior).

Perché la modifica all’art. 131-bis cod. pen. è considerata una norma di diritto penale sostanziale?
Perché incide direttamente sulla punibilità di un fatto di reato. Escludendo un reato dal suo campo di applicazione, la modifica restringe una causa di non punibilità, rendendo di fatto più severo il trattamento sanzionatorio e non riguardando aspetti meramente procedurali.

Qual è la conseguenza pratica della decisione della Cassazione in questo caso?
La sentenza della Corte di appello è stata annullata. Il processo dovrà essere celebrato nuovamente davanti a un’altra sezione della stessa Corte, la quale dovrà valutare se applicare o meno la causa di non punibilità basandosi sulla legge in vigore nel 2018 (momento del fatto), che era più favorevole all’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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