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Causa di non punibilità: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 23/05/2025, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. La Corte ha stabilito che la mancata cessazione della condotta illecita preclude l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Inoltre, ha ribadito che i criteri per negare tale beneficio sono alternativi, bastando la valutazione negativa di un solo elemento per escluderlo.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Causa di Non Punibilità: Quando la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

La recente ordinanza della Corte di Cassazione del 23 maggio 2025 offre un importante chiarimento sui requisiti per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. La decisione sottolinea come la persistenza della condotta illecita rappresenti un ostacolo insormontabile per l’accesso a tale beneficio, portando inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso presentato da due individui contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. I ricorrenti chiedevano alla Suprema Corte di riesaminare la loro posizione, invocando, tra le altre cose, l’applicazione della causa di non punibilità prevista per i reati di lieve entità. Essi speravano che la Corte riconoscesse la scarsa offensività del fatto commesso, così da evitare le conseguenze penali della condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato le istanze dei ricorrenti, dichiarando i ricorsi inammissibili. Di conseguenza, ha condannato entrambi al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. La decisione, sebbene concisa, si fonda su principi giuridici consolidati e chiari.

Le Motivazioni: i criteri per la causa di non punibilità

La Corte ha basato la sua decisione su due argomenti principali, entrambi decisivi.

In primo luogo, richiamando un precedente orientamento giurisprudenziale (Cass. Pen., Sez. 3, n. 34151/2018), i giudici hanno ribadito la natura dei criteri di valutazione per la concessione del beneficio. Mentre per il riconoscimento della causa di non punibilità è necessario che tutti i presupposti di legge siano presenti (criteri cumulativi), per il suo diniego è sufficiente che anche solo uno di essi venga a mancare (criteri alternativi). In altre parole, basta una singola valutazione negativa per precludere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

In secondo luogo, e in maniera dirimente per il caso di specie, la Corte ha rilevato che la condotta illecita non era cessata. Questo elemento fattuale è stato considerato ostativo in modo assoluto. La persistenza del comportamento antigiuridico impedisce logicamente e giuridicamente di poter considerare il fatto come di ‘particolare tenuità’. La mancata cessazione del reato, quindi, preclude in radice la possibilità di riconoscere la causa di non punibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale per chiunque intenda avvalersi dell’art. 131-bis c.p. La condizione imprescindibile per poter sperare nel riconoscimento della particolare tenuità del fatto è la completa cessazione della condotta illecita. La decisione serve da monito: non è possibile beneficiare di una norma premiale se si persevera nell’attività criminale. Inoltre, viene confermato che il giudice, nel valutare la richiesta, può rigettarla basandosi anche su un unico elemento negativo, rendendo l’accesso al beneficio una strada rigorosamente delimitata dalla legge e dall’interpretazione giurisprudenziale.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
La Corte li ha dichiarati inammissibili perché ha rilevato che la condotta illecita degli imputati non era cessata. Questa circostanza è stata ritenuta un ostacolo insuperabile per poter riconoscere la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Quali sono i criteri per negare la causa di non punibilità secondo la Corte?
Secondo la Corte, i criteri previsti dalla legge per negare la causa di non punibilità sono alternativi. Ciò significa che è sufficiente la valutazione negativa di anche uno solo dei requisiti richiesti per precludere l’applicazione del beneficio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in questo caso?
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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