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Causa di non punibilità: esclusa per resistenza

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale e violazione di misure di prevenzione. La Corte ribadisce che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è esclusa per legge nel reato di resistenza commesso contro agenti in servizio. Il diniego delle attenuanti generiche è stato inoltre giustificato dai numerosi precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Causa di Non Punibilità: Esclusione per Resistenza a Pubblico Ufficiale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, delineandone i limiti invalicabili in specifici contesti criminali. La pronuncia in esame ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale e violazione delle misure di prevenzione, confermando la linea dura del legislatore per i reati commessi contro le forze dell’ordine. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Resistenza e Violazione delle Misure di Prevenzione

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per i reati previsti dagli articoli 337 del codice penale (resistenza a un pubblico ufficiale) e 75 del D.Lgs. 159/2011 (violazione delle prescrizioni imposte con una misura di prevenzione). L’imputato, nel giugno del 2021, aveva opposto resistenza a degli agenti e, inoltre, aveva violato le misure cui era sottoposto, venendo trovato in stato di ebbrezza alcolica. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, respingendo le richieste della difesa, tra cui l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. e la concessione delle attenuanti generiche.

L’Esclusione della Causa di non Punibilità: La Decisione della Corte

Il ricorrente ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio di motivazione. Tuttavia, i giudici di legittimità hanno ritenuto il ricorso inammissibile, giudicando le motivazioni della Corte territoriale complete e logicamente ineccepibili. La decisione si fonda su argomenti precisi e di stringente attualità giuridica.

Il Reato di Resistenza e la Riforma del 2019

Il punto centrale della decisione riguarda l’impossibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di resistenza. La Corte ha sottolineato come una riforma legislativa del 2019 abbia esplicitamente escluso dall’ambito di applicazione dell’art. 131-bis c.p. le condotte di resistenza commesse “nei confronti di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria nell’esercizio delle proprie funzioni”. Trattandosi esattamente della situazione verificatasi nel caso di specie, la richiesta dell’imputato era giuridicamente infondata.

Valutazione della Gravità della Violazione

Anche per quanto riguarda l’altro reato contestato, ovvero la violazione delle prescrizioni della misura di prevenzione, la Corte ha escluso ogni profilo di tenuità. I giudici hanno definito la violazione “cospicua”, e non “blanda” o “particolarmente tenue”, valorizzando elementi concreti come l’orario dell’intervento delle forze dell’ordine e la deliberata scelta dell’imputato di consumare alcol, contravvenendo alle regole impostegli.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si estendono anche al rigetto delle altre istanze difensive. La mancata concessione delle attenuanti generiche e la conferma della recidiva sono state giudicate congruamente motivate. I giudici hanno fatto riferimento ai “numerosi pregiudizi penali” a carico dell’imputato, specificando che questi riguardavano reati della stessa indole, quali resistenza, minacce e danneggiamenti. È stata inoltre evidenziata “l’ennesima ricaduta in comportamenti violenti e di disprezzo dell’autorità”, un quadro che ha impedito qualsiasi valutazione favorevole della sua personalità e condotta.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale: la tutela del personale delle forze dell’ordine è un bene giuridico che il legislatore ha inteso proteggere con particolare rigore, escludendo meccanismi di favore come la causa di non punibilità per tenuità del fatto. La decisione sottolinea che le doglianze basate su una diversa interpretazione dei fatti non possono trovare spazio nel giudizio di legittimità quando la motivazione della sentenza impugnata è solida e priva di vizi logici. Per l’imputato, l’inammissibilità del ricorso si traduce nella condanna definitiva al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende, sancendo la fine del percorso giudiziario.

Quando è esclusa la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La sentenza chiarisce che, a seguito della riforma del 2019, questa causa di non punibilità è specificamente esclusa quando il reato di resistenza (art. 337 c.p.) è commesso nei confronti di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria nell’esercizio delle loro funzioni.

Perché la Corte ha ritenuto grave la violazione delle misure di prevenzione?
La Corte ha considerato la violazione “cospicua” e non “blanda” o “tenue”, tenendo conto dell’orario in cui è avvenuto l’intervento delle forze dell’ordine e della scelta consapevole dell’imputato di consumare alcol, violando così le prescrizioni impostegli.

Quali elementi hanno portato alla conferma della recidiva e al diniego delle attenuanti generiche?
La decisione è stata motivata sulla base dei numerosi precedenti penali dell’imputato per reati come resistenza, minacce e danneggiamenti, e sulla sua “ennesima ricaduta in comportamenti violenti e di disprezzo dell’autorità”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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