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Cattivo stato di conservazione: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per il reato di cattivo stato di conservazione di alimenti. La sentenza chiarisce che la sporcizia e l’inosservanza delle norme igieniche sono sufficienti a configurare il reato, senza necessità di analisi di laboratorio. Inoltre, il ricorso è stato respinto per la genericità dei motivi, poiché l’imputato non ha fornito elementi specifici a sostegno delle sue richieste, come l’applicazione della particolare tenuità del fatto o il beneficio della non menzione. La Corte ha sottolineato che il diniego di tali benefici può essere motivato anche implicitamente.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cattivo Stato di Conservazione: Ricorso Inammissibile per Genericità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato principi cruciali in materia di reati alimentari, in particolare riguardo al cattivo stato di conservazione degli alimenti. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, condannato per aver detenuto carni suine in un laboratorio privo dei requisiti igienico-sanitari. Questa decisione offre importanti spunti sulla configurazione del reato e sui requisiti di specificità che un ricorso deve possedere per essere esaminato nel merito.

I Fatti del Caso: Alimenti in Cattivo Stato di Conservazione

Il caso ha origine dalla condanna in primo grado del titolare di un’azienda alimentare. Durante un’ispezione, le autorità sanitarie avevano scoperto un soppalco adibito all’insaccatura di carne suina in condizioni igieniche precarie. Il locale era descritto come “totalmente invaso dalla sporcizia”, con presenza di segatura e mozziconi di sigaretta, e privo dei requisiti igienico-sanitari previsti dalla legge. All’imputato veniva contestato il reato di cui all’art. 5, lettera d), della Legge 283/1962, per aver detenuto sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione.

L’imputato proponeva appello, che veniva però convertito dalla Corte d’Appello in ricorso per cassazione. I motivi del ricorso si basavano su tre punti principali: la violazione di legge nella valutazione della prova, la mancata motivazione sulla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e l’omessa motivazione sulla mancata concessione del beneficio della non menzione della condanna (art. 175 c.p.).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni suo punto. Ha confermato la correttezza della valutazione del giudice di primo grado, stabilendo che la motivazione della condanna era logica e ben fondata. La Corte ha inoltre bacchettato la difesa per la genericità dei motivi di ricorso, che si limitavano a lamentare un’assenza di motivazione senza argomentare nel dettaglio perché i benefici richiesti avrebbero dovuto essere concessi.

Le Motivazioni: la genericità del ricorso e il ruolo della motivazione implicita

Le motivazioni della Corte si snodano attraverso l’analisi dei singoli motivi di impugnazione, evidenziando un filo conduttore: la necessità che il ricorrente non si limiti a una critica formale, ma fornisca elementi concreti a sostegno delle proprie tesi.

Analisi del Cattivo Stato di Conservazione

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il cattivo stato di conservazione non riguarda solo l’alterazione intrinseca del prodotto, ma anche le condizioni estrinseche in cui viene conservato. La presenza di sporcizia, l’inosservanza delle più elementari norme igieniche e la mancanza di cautele sanitarie sono sufficienti a integrare il reato. Il giudice, pertanto, può legittimamente basare la sua decisione sulle dichiarazioni dei verbalizzanti e sulla documentazione fotografica, senza che sia necessario un prelievo di campioni o un’analisi di laboratorio. La valutazione del giudice di merito sulla presenza di “sporcizia” è considerata un accertamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, la motivazione non è illogica.

Inammissibilità per Genericità: Particolare Tenuità e Non Menzione

I motivi relativi alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. e del beneficio della non menzione sono stati giudicati inammissibili per mancanza di specificità. La Corte ha spiegato che, sebbene il giudice abbia l’obbligo di motivare le sue decisioni, tale motivazione può anche essere implicita. Nel caso di specie, il giudice di primo grado aveva giustificato l’entità della pena, superiore al minimo edittale, facendo riferimento all'”elevato livello di sporcizia presente nel locale”. Questa argomentazione, secondo la Cassazione, esclude implicitamente ma chiaramente la “particolare tenuità” della condotta, uno dei requisiti fondamentali dell’art. 131-bis c.p.

Il ricorrente, invece di contestare questa valutazione fornendo elementi fattuali che potessero dimostrare la tenuità del fatto, si è limitato a denunciare l’assenza di una motivazione esplicita. Questo approccio è stato ritenuto generico e, quindi, inammissibile. Lo stesso ragionamento è stato applicato al diniego del beneficio della non menzione, che può essere implicitamente desunto dal complessivo tenore della sentenza e dalle ragioni addotte per negare altri benefici, come le attenuanti generiche.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche. La prima è per gli operatori del settore alimentare: la tutela della salute pubblica impone un rigore assoluto nel rispetto delle norme igienico-sanitarie. Il reato di cattivo stato di conservazione può essere integrato anche solo da condizioni ambientali precarie, a prescindere da un’effettiva alterazione del prodotto. La seconda è di natura processuale: chi impugna una sentenza non può limitarsi a una critica formale. È necessario argomentare in modo specifico, indicando le circostanze di fatto che giustificherebbero l’accoglimento delle proprie richieste. Un ricorso generico, che non si confronta con le ragioni (anche implicite) della decisione impugnata, è destinato all’inammissibilità.

Cosa si intende per ‘cattivo stato di conservazione’ di un alimento?
Secondo la Corte, il ‘cattivo stato di conservazione’ non si riferisce solo a un’alterazione già avvenuta del prodotto, ma comprende anche le modalità e le condizioni esterne di conservazione. La detenzione di alimenti in luoghi sporchi e privi dei requisiti igienico-sanitari integra il reato, poiché tali condizioni sono idonee a renderli potenzialmente nocivi per la salute, anche senza analisi di laboratorio che ne attestino la contaminazione.

Può un giudice negare un beneficio di legge, come la ‘particolare tenuità del fatto’, senza una motivazione esplicita?
Sì, la motivazione può essere anche implicita. Nel caso analizzato, la Corte ha ritenuto che il giudice di primo grado, nel determinare una pena superiore al minimo a causa dell'”elevato livello di sporcizia”, avesse implicitamente ma chiaramente escluso la particolare tenuità della condotta, rendendo superflua una motivazione separata e specifica sul punto.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per la sua genericità. L’imputato si è limitato a lamentare l’assenza di una motivazione esplicita da parte del giudice su alcuni punti (particolare tenuità del fatto e non menzione della condanna), senza però fornire alcun elemento di fatto specifico per dimostrare perché tali benefici avrebbero dovuto essere concessi nel suo caso. Un’impugnazione deve contestare nel merito le ragioni della decisione, non solo la sua forma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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