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Cattiva conservazione alimenti: quando si applica?

Un ristoratore condannato per cattiva conservazione alimenti ricorre in Cassazione invocando la nuova procedura estintiva della Riforma Cartabia e la non punibilità per tenuità del fatto. La Corte rigetta il ricorso, affermando che il processo penale può procedere anche senza l’attivazione della procedura amministrativa e che la gravità del rischio per la salute pubblica impedisce di considerare il fatto di particolare tenuità, nonostante il successivo pagamento di sanzioni.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cattiva Conservazione Alimenti: Le Nuove Norme non Salvano dal Processo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25812 del 2025, ha affrontato un caso di cattiva conservazione alimenti, fornendo chiarimenti cruciali sull’applicazione delle nuove procedure introdotte dalla Riforma Cartabia e sulla valutazione della particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea come la tutela della salute pubblica rimanga un principio cardine, non facilmente superabile da adempimenti successivi o da cavilli procedurali. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti: Alimenti Mal Conservati in un’Attività di Ristorazione

Il legale rappresentante di una società di catering è stato condannato al pagamento di 2.000 euro di ammenda per il reato previsto dalla Legge n. 283/1962. Durante un’ispezione, erano stati rinvenuti nelle apparecchiature refrigerate numerosi alimenti, tra cui carne, pasta, formaggi e prodotti da forno, in evidente stato di cattiva conservazione. Nello specifico, i prodotti erano privi di protezione, a diretto contatto con le pareti del frigorifero, presentavano bruciature da freddo o avevano superato la data di scadenza. Questa situazione configurava un pericolo concreto per la salute dei consumatori a cui tali alimenti erano destinati.

I Motivi del Ricorso: Procedura Estintiva e Particolare Tenuità del Fatto

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su due argomentazioni principali:

1. Violazione di legge procedurale: Secondo la difesa, il giudice avrebbe dovuto applicare la nuova procedura di estinzione dei reati alimentari, introdotta con la Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022). Questa normativa, più favorevole rispetto alla classica oblazione, prevede che l’organo di vigilanza impartisca delle prescrizioni al trasgressore, il cui adempimento, seguito dal pagamento di una sanzione amministrativa, estingue il reato. La difesa sosteneva che tale procedura fosse obbligatoria e che la sua mancata attivazione impedisse l’azione penale.
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità: In subordine, si chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto), valorizzando la condotta successiva al reato. L’imputato aveva infatti pagato una sanzione amministrativa di oltre 6.000 euro ed eliminato le violazioni, dimostrando, a suo dire, la scarsa offensività della condotta.

La Decisione della Cassazione sulla Cattiva Conservazione degli Alimenti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando entrambe le tesi difensive e confermando la condanna.

La Nuova Procedura Estintiva non è un Obbligo Assoluto

La Cassazione ha chiarito un punto fondamentale della Riforma Cartabia in materia di reati alimentari. La procedura estintiva, che si basa sull’adempimento di prescrizioni, non costituisce una condizione di procedibilità dell’azione penale. Questo significa che, se l’organo di vigilanza (es. ASL) per qualsiasi motivo non attiva questa procedura, il Pubblico Ministero può comunque esercitare l’azione penale. La mancata attivazione della procedura amministrativa non paralizza la giustizia penale. In questi casi, l’imputato conserva la facoltà di richiedere l’oblazione in sede giudiziaria, un meccanismo che permette di estinguere la contravvenzione pagando una somma di denaro. Pertanto, la nuova procedura è un’opportunità aggiuntiva, non un passaggio obbligato che, se omesso, rende nullo il processo.

La Particolare Tenuità del Fatto: La Gravità del Rischio Prevale

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. Sebbene la legge ora richieda di considerare la condotta successiva al reato ai fini della valutazione della tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), la Corte ha precisato che questo è solo uno degli elementi da valutare. Nel caso di specie, il giudice di merito aveva correttamente escluso la non punibilità evidenziando la gravità intrinseca della violazione. La detenzione di un quantitativo non trascurabile di alimenti in pessimo stato, destinati alla somministrazione al pubblico, e le gravi violazioni delle più elementari norme igieniche, configurano un’offesa seria al bene giuridico tutelato: la salute pubblica.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sistematica delle norme. Riguardo alla procedura estintiva, la Cassazione ha richiamato la giurisprudenza consolidata in materie analoghe (sicurezza sul lavoro e reati ambientali), dove si è sempre affermato che la mancata attivazione della procedura amministrativa da parte dell’organo di vigilanza non impedisce l’esercizio dell’azione penale. L’imputato non subisce un pregiudizio irreparabile, poiché può sempre avvalersi dell’istituto dell’oblazione. Sulla questione della tenuità del fatto, la Corte ha specificato che le azioni compiute dall’imputato post-reato non erano sufficientemente significative. Il pagamento della sanzione amministrativa era un atto dovuto e l’adeguamento del manuale HACCP un requisito indispensabile per poter continuare l’attività lavorativa. Tali comportamenti, definiti come ‘post factum imposto’, non potevano essere interpretati come una genuina volontà di ridurre l’offesa, la cui gravità era già stata pienamente manifestata dalla condotta illecita.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma due principi fondamentali. Primo, la nuova procedura estintiva per i reati alimentari non è un’automatica via d’uscita dal processo penale, ma una possibilità che non esclude le vie ordinarie della giustizia qualora non venga attivata. Secondo, la valutazione sulla particolare tenuità del fatto in casi di cattiva conservazione alimenti deve tenere in primaria considerazione la gravità del pericolo per la salute collettiva. Comportamenti riparatori obbligatori o necessari per la prosecuzione dell’attività non sono sufficienti a declassare un’offesa che, per sua natura, mette a rischio un bene primario.

La nuova procedura estintiva per i reati alimentari (Riforma Cartabia) impedisce sempre il processo penale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che questa procedura non è una condizione di procedibilità. Se l’organo di vigilanza non impartisce le prescrizioni, il Pubblico Ministero può comunque procedere con l’azione penale e l’imputato può, se lo desidera, richiedere l’oblazione in sede giudiziaria.

Pagare una sanzione amministrativa dopo un controllo per cattiva conservazione alimenti è sufficiente per ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che la valutazione deve considerare la gravità complessiva dell’offesa. Nel caso specifico, il quantitativo di alimenti mal conservati e il rischio per la salute pubblica erano tali da escludere la particolare tenuità, nonostante il successivo pagamento di una sanzione, considerato un atto dovuto.

Se l’organo di vigilanza non mi impartisce prescrizioni per sanare la violazione, posso ancora essere processato penalmente?
Sì. La sentenza afferma che l’omessa indicazione delle prescrizioni da parte dell’organo di vigilanza non causa l’improcedibilità dell’azione penale. Il procedimento giudiziario può quindi proseguire regolarmente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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