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Carenza di querela: furto e la Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto continuato e pluriaggravato. La decisione si fonda su una sopravvenuta carenza di querela, requisito di procedibilità introdotto dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). Poiché le persone offese non avevano mai presentato formale querela, ma solo delle denunce, e i termini erano scaduti, l’azione penale non poteva essere proseguita. La sentenza è stata quindi annullata senza rinvio.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Carenza di Querela: Come la Riforma Cartabia Annulla una Condanna per Furto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo in luce le profonde implicazioni della Riforma Cartabia sulla procedibilità di alcuni reati. In questo caso, una condanna per furto pluriaggravato è stata completamente annullata a causa di una sopravvenuta carenza di querela, un dettaglio procedurale che si è rivelato decisivo. Questo provvedimento sottolinea l’importanza per le vittime di reato di comprendere la differenza tra una semplice denuncia e una formale querela.

I Fatti del Caso

L’imputato era stato condannato in primo grado e in appello dalla Corte di Catania per il reato di furto continuato e pluriaggravato. Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite i suoi due difensori, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Le difese si concentravano su due aspetti principali: la mancata prevalenza delle attenuanti generiche, nonostante la piena confessione, e il mancato riconoscimento di un’attenuante specifica legata alla collaborazione, in virtù del fatto che l’imputato gravitava in un’organizzazione mafiosa.

I Motivi del Ricorso e la questione procedurale

I ricorsi presentati miravano a ottenere un trattamento sanzionatorio più favorevole. Un avvocato ha lamentato la mancata valorizzazione della confessione per concedere la prevalenza delle attenuanti generiche sulle aggravanti. L’altro difensore ha sostenuto che dovesse essere applicata l’attenuante della collaborazione prevista per reati di mafia, anche se il reato contestato era un furto, data l’appartenenza del soggetto a un tale contesto criminale.

Durante l’analisi dei ricorsi, è emerso un vizio procedurale in uno degli atti, che risultava mancante di una pagina. Tuttavia, la Corte ha deciso di valutarlo per le parti comprensibili, applicando il principio di conservazione degli atti giuridici.

La Svolta Decisiva: l’Impatto della Riforma Cartabia e la Carenza di Querela

Il vero colpo di scena è arrivato dall’analisi preliminare della Corte. I giudici hanno rilevato che, a seguito delle modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 150 del 2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), il reato di furto per cui si procedeva era diventato procedibile solo a querela della persona offesa.

Esaminando gli atti processuali, la Corte ha scoperto che le persone offese avevano presentato solo delle denunce, ovvero delle semplici segnalazioni del fatto, ma non avevano mai formalizzato una querela, cioè una esplicita richiesta di procedere penalmente contro l’autore del reato. Inoltre, il termine previsto dalla legge per presentare tale querela era ormai decorso.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione sull’articolo 129 del codice di procedura penale, che impone al giudice di dichiarare d’ufficio determinate cause di non punibilità, tra cui l’improcedibilità dell’azione penale. I giudici hanno prima verificato che i ricorsi non fossero manifestamente infondati o inammissibili. Poiché i motivi di ricorso presentavano elementi di discussione validi, la Corte ha potuto procedere all’esame della questione pregiudiziale della procedibilità.

La motivazione centrale è stata la constatazione della carenza di querela. La legge era cambiata, e la nuova norma imponeva una condizione di procedibilità che nel caso di specie mancava. Senza la querela, l’azione penale non poteva essere iniziata e, in questo caso, non poteva essere proseguita. Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che annullare la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’improcedibilità dell’azione.

Conclusioni

Questa sentenza è un esempio emblematico di come le riforme procedurali possano avere un impatto diretto e risolutivo sui processi in corso. La decisione evidenzia la differenza fondamentale tra denuncia e querela, un concetto che le vittime di reato devono conoscere. La mancanza di una formale richiesta di punizione da parte della persona offesa ha, di fatto, estinto il procedimento penale. Per gli operatori del diritto, questo caso ribadisce la necessità di una costante attenzione all’evoluzione normativa, le cui conseguenze possono essere determinanti per l’esito di un giudizio.

Perché è stata annullata la condanna per furto?
La condanna è stata annullata perché, a seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il reato contestato è diventato procedibile solo a querela della persona offesa. Nel caso specifico, le vittime avevano presentato solo denunce e non una formale querela, rendendo l’azione penale improcedibile.

Qual è la differenza tra denuncia e querela emersa in questa sentenza?
La sentenza chiarisce che la denuncia è una semplice segnalazione di un fatto di reato, mentre la querela è un atto formale con cui la persona offesa manifesta la volontà che si persegua penalmente l’autore del reato. Per alcuni reati, come il furto dopo la riforma, questa volontà è un requisito indispensabile per procedere.

La Corte ha esaminato nel merito i motivi del ricorso?
No, la Corte non è entrata nel merito dei motivi del ricorso (sulle attenuanti e la confessione). Ha rilevato una causa di improcedibilità che ha assorbito ogni altra questione. Ha però precisato che i ricorsi non erano manifestamente infondati, condizione necessaria per poter rilevare d’ufficio la causa di estinzione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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