Carenza di Interesse: Quando un Ricorso in Cassazione Diventa Inutile
Nel complesso mondo della giustizia, non sempre un procedimento arriva alla sua naturale conclusione con una sentenza sul merito. A volte, eventi esterni possono rendere la decisione del giudice superflua. Questo è esattamente ciò che accade quando si verifica una carenza di interesse, un principio processuale fondamentale che ha portato la Corte di Cassazione a dichiarare inammissibile un ricorso, come vedremo nell’analisi della sentenza n. 1619/2024.
I Fatti del Caso: Dal Sequestro alla Sopravvenuta Carenza di Interesse
Tutto ha inizio con la richiesta, da parte del curatore di una società fallita, di revocare un sequestro preventivo di una somma di denaro. Il sequestro era stato disposto nell’ambito di un’indagine per reati tributari a carico dell’ex amministratrice della società. La richiesta del curatore era stata rigettata sia dal Giudice per le Indagini Preliminari sia, in sede di appello, dal Tribunale di Torino.
Il curatore, non arrendendosi, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che le somme appartenenti a una procedura fallimentare non potessero essere soggette a sequestro finalizzato alla confisca, in quanto non più nella disponibilità dei responsabili dell’illecito fiscale.
Tuttavia, durante il giudizio di legittimità, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: il procedimento penale a carico dell’ex amministratrice si è concluso con la sua piena assoluzione. Di conseguenza, il giudice di merito ha disposto la restituzione della somma sequestrata direttamente al Fallimento. Questo evento ha di fatto soddisfatto completamente la richiesta iniziale del curatore, rendendo il ricorso in Cassazione privo di ogni utilità pratica.
La Decisione della Corte di Cassazione
Preso atto della nuova situazione, la difesa stessa ha comunicato alla Corte la sopravvenuta carenza di interesse a proseguire nel ricorso. La Suprema Corte, accogliendo questa prospettazione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La questione originaria, ovvero se fosse legittimo o meno il sequestro su beni del fallimento, non è stata neppure esaminata, poiché la restituzione del denaro aveva già risolto la controversia.
Le Motivazioni: Il Principio Consolidato sulla Carenza di Interesse
La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un principio giuridico consolidato e di grande equità. L’inammissibilità di un ricorso per una carenza di interesse sopravvenuta, che non dipende da una colpa o da una scelta del ricorrente, non può essere equiparata a una sconfitta processuale (la cosiddetta ‘soccombenza’).
Di conseguenza, il ricorrente non può essere condannato al pagamento delle spese processuali, né al versamento di una sanzione pecuniaria (la somma in favore della Cassa delle ammende). Il venir meno dell’interesse alla decisione, in questo contesto, non significa che il ricorso fosse originariamente infondato, ma semplicemente che gli eventi lo hanno reso obsoleto. La giustizia, in questo modo, riconosce che non sarebbe equo penalizzare una parte per una circostanza che ha, di fatto, risolto il problema a suo favore al di fuori dell’aula di tribunale.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
Questa sentenza ribadisce un’importante tutela per chi intraprende un’azione legale. Dimostra che il sistema processuale è in grado di adattarsi a eventi che modificano lo scenario della controversia. L’esito del caso sottolinea due aspetti pratici fondamentali:
1. Dinamicità del processo: Un giudizio non è un percorso statico. Fatti nuovi possono emergere e cambiarne radicalmente il corso e l’esito, rendendo superflua una pronuncia nel merito.
2. Equità nelle spese: Un ricorrente non viene penalizzato economicamente se il suo interesse a una decisione viene a mancare per cause esterne e a lui non imputabili, come in questo caso l’assoluzione nel giudizio principale. Questa regola evita di scoraggiare ricorsi legittimi per il timore di conseguenze economiche negative derivanti da eventi imprevedibili.
Cosa significa ‘sopravvenuta carenza di interesse’ in un ricorso?
Significa che, durante lo svolgimento del processo, si verifica un evento che soddisfa la pretesa del ricorrente o rende comunque la decisione del giudice non più utile o necessaria, facendo venir meno lo scopo stesso del ricorso.
Se un ricorso è dichiarato inammissibile per carenza di interesse, il ricorrente deve pagare le spese processuali?
No. Secondo il principio affermato dalla Corte, se la carenza di interesse sopravvenuta non è imputabile al ricorrente, quest’ultimo non può essere condannato al pagamento delle spese processuali né al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, poiché non si configura un’ipotesi di soccombenza (sconfitta).
Qual è stato l’evento che ha causato la carenza di interesse in questo caso specifico?
L’evento decisivo è stato l’esito del procedimento penale principale, che si è concluso con l’assoluzione dell’ex amministratrice della società e la conseguente restituzione della somma sequestrata in favore del Fallimento. Questo ha di fatto realizzato l’obiettivo che il curatore si prefiggeva con il ricorso.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 1619 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 3 Num. 1619 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 29/11/2023
SENTENZA
sul ricorso proposto dal curatore del Fallimento RAGIONE_SOCIALE avverso l’ordinanza del 28/03/2023 del Tribunale di Torino; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona della Sostituta Procuratrice generale NOME COGNOME che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.
RITENUTO IN FATTO
Con ordinanza del 28 marzo 2023, il Tribunale di Torino ha rigettato l’appello avverso il provvedimento del Gip dello stesso Tribunale del 24 gennaio 2023, con il quale era stata rigettata la richiesta di revoca del sequestro preventivo di denaro – disposto in relazione a reati tributari – avanzata dal Fallimento RAGIONE_SOCIALE
Avverso il provvedimento, il curatore fallimentare, tramite il difensore, ha proposto ricorso per cassazione, deducendo la non assoggettabilità a sequestro preventivo volto alla confisca, ai sensi dell’art. 12-bis del d.lgs. n. 74 del 2000, di somme che appartengono a procedure concorsuali, sottratte alla libera disponibilità dei responsabili delle violazioni fiscali in contestazione.
Con memoria successiva, la difesa ha prospettato la sopravvenuta carenza di interesse al ricorso, a seguito di un provvedimento del giudice di merito, essendosi concluso con l’assoluzione e la restituzione della somma sequestrata, in favore del Fallimento, il procedimento penale pendente nei confronti della ex amministratrice della società fallita.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso è inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse.
Invero, secondo un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, in tema di impugnazioni, l’inammissibilità del ricorso per cassazione per sopravvenuta carenza di interesse derivante da causa non imputabile al ricorrente comporta che quest’ultimo non possa essere condannato né al pagamento delle spese processuali, né al versamento di una somma in favore della Cassa per le ammende, in quanto il sopraggiunto venir meno del suo interesse alla decisione non configura un’ipotesi di soccombenza (ex plurimis, Sez. 4, n. 45618 del 11/11/2021, Rv. 282549; Sez. 1, n. 11302 del 19/09/2017, dep. 2018, Rv. 272308).
Tale principio trova applicazione nel caso di specie, in cui la difesa ha espressamente prospettato la carenza di interesse, in conseguenza della restituzione del denaro.
P.Q.M
Dichiara inammissibile il ricorso.
Così deciso il 29/11/2023