Carenza di Interesse: Perché un Reclamo può Essere Respinto Prima Ancora di Essere Discusso
Nel mondo del diritto, non basta avere ragione per vincere una causa. È fondamentale dimostrare di avere un interesse concreto, attuale e giuridicamente rilevante a ottenere una certa decisione. Questo principio, noto come carenza di interesse, è stato al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il reclamo di un detenuto per una questione apparentemente banale, ma dalle implicazioni procedurali significative.
I Fatti del Caso
La vicenda ha origine all’interno di un istituto penitenziario, dove un detenuto presenta un reclamo al Magistrato di sorveglianza. L’oggetto della doglianza era la mancata sostituzione di un lenzuolo che si era strappato. Il detenuto sosteneva di averne diritto, ma la sua richiesta era particolare: il lenzuolo in questione gli era stato consegnato nuovo e integro solo pochi giorni prima.
Il Magistrato di sorveglianza, dopo aver verificato i fatti, ha riscontrato che l’amministrazione penitenziaria aveva già provveduto a sostituire il lenzuolo danneggiato. Di conseguenza, ha dichiarato il reclamo inammissibile proprio per carenza di interesse, poiché il problema era stato risolto e il detenuto aveva già ottenuto ciò che chiedeva.
Non soddisfatto, il detenuto ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione di diverse norme relative ai diritti dei detenuti e alla procedura di reclamo.
La Decisione della Corte sulla Carenza di Interesse
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del primo giudice, dichiarando il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno stabilito che, una volta venuto meno l’oggetto della contesa, viene meno anche l’interesse del ricorrente a ottenere una pronuncia giudiziale. Insistere in un’azione legale quando il problema è già stato risolto costituisce un abuso dello strumento processuale.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali del diritto processuale:
1. L’Interesse ad Agire: Per poter avviare o proseguire un’azione legale, è necessario che la decisione del giudice possa portare un vantaggio pratico e concreto a chi la richiede. Nel caso di specie, con il lenzuolo già sostituito, una sentenza favorevole non avrebbe aggiunto nulla alla situazione del detenuto. L’interesse era quindi venuto meno, rendendo il reclamo inutile.
2. I Limiti del Giudizio di Cassazione: Il ricorso è stato ritenuto inammissibile anche perché si basava su “mere doglianze in punto di fatto”. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di riesaminare come si sono svolti i fatti (come la consegna o la sostituzione di un lenzuolo), ma di controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge. Contestare la ricostruzione dei fatti, già accertata dal Magistrato di sorveglianza, non è un motivo valido per ricorrere in Cassazione.
Infine, in applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale e tenendo conto della sentenza della Corte Costituzionale n. 186/2000, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, ravvisando una colpa nella proposizione di un ricorso palesemente infondato.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: il processo non è un forum per questioni di principio astratte o per lamentele già risolte. La carenza di interesse agisce come un filtro per garantire che le risorse della giustizia siano impiegate per risolvere controversie reali e attuali. La decisione serve da monito: prima di intraprendere un’azione legale, è essenziale valutare se esista un effettivo e concreto interesse a ottenere una tutela, altrimenti il rischio è non solo una declaratoria di inammissibilità, ma anche una condanna a sanzioni pecuniarie per aver inutilmente gravato il sistema giudiziario.
Quando un reclamo viene dichiarato inammissibile per carenza di interesse?
Un reclamo viene considerato inammissibile per carenza di interesse quando il problema che lo ha originato è già stato risolto. Di conseguenza, il richiedente non ha più alcun vantaggio concreto e attuale da ottenere da una decisione del giudice, rendendo il procedimento privo di scopo.
Perché la Corte di Cassazione non ha esaminato nel merito la questione del lenzuolo?
La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Il suo ruolo è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici precedenti, non riesaminare i fatti del caso. Poiché il ricorso si basava su contestazioni fattuali (le “doglianze in punto di fatto”), è stato ritenuto inammissibile.
Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se la Corte ravvisa una colpa nella proposizione del ricorso (ad esempio perché manifestamente infondato), può condannare il ricorrente a pagare un’ulteriore somma di denaro alla Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19839 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19839 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 03/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a Siracusa il 16/07/1970
avverso il decreto del 28/03/2022 del Giudice di sorveglianza di Novara dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che, con il provvedimento impugnato, è stato dichiarato inammissibile il reclamo proposto da NOME COGNOME per carenza di interesse, atteso che lo stesso aveva richiesto la sostituzione di un lenzuolo strappato pochi giorni dopo la consegna di uno integro e che il Magistrato di sorveglianza di Novara aveva riscontrato che tale sostituzione era stata regolarmente eseguita .
Considerato che il motivo di ricorso, proposto a mezzo del difensore avv. M. T. A. COGNOME ( violazione degli artt. 7, comma 1, Ord. pen. e 9, comma 1, 2 e 3 d.P.R. n. 230 del 2000 ), è inammissibile, in quanto non consentito in sede di legittimità perché costituito da mere doglianze in punto di fatto, e in quanto il decreto è stato emesso su una base di fatto non comprovatamente contrastata.
Reputato che si lamenta la violazione dell’art . 666 cod. proc. pen., questa palesemente smentita dagli atti processuali, data la carenza di interesse del
reclamo che ha giustificato la dichiarazione di inammissibilità.
Ritenuto che segue, da quanto sin qui rilevato, l ‘ inammissibilità del ricorso e la condanna al pagamento delle spese processuali, nonché, tenuto conto della sentenza della Corte costituzionale n. 186 del 13 giugno 2000, valutati i profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen. l ‘ onere del versamento di una somma, in favore della Cassa delle ammende, determinata equitativamente nella misura di cui al dispositivo, considerati i motivi devoluti.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 3 aprile 2025