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Captatore informatico: quando è legittimo l’uso?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per associazione mafiosa e narcotraffico, confermando la validità delle intercettazioni effettuate tramite captatore informatico. La Corte ha chiarito che la disciplina applicabile è quella vigente al momento dell’iscrizione della notizia di reato, non delle successive modifiche normative più restrittive, rendendo così legittimo l’uso dello strumento investigativo nel caso di specie. È stato inoltre confermato il concorso tra il reato di associazione mafiosa e quello di associazione finalizzata al narcotraffico.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Captatore Informatico: la Cassazione chiarisce i limiti di utilizzabilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31290/2025, è intervenuta su una questione di cruciale importanza nel diritto processuale penale: l’utilizzo del captatore informatico (o trojan) per le intercettazioni. Il caso, relativo a gravi reati di criminalità organizzata, ha offerto alla Corte l’occasione per delineare con precisione la disciplina applicabile in base al momento di iscrizione del procedimento, fornendo un’interpretazione fondamentale per la validità di questo potente strumento investigativo.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dal ricorso presentato dalla difesa di un soggetto sottoposto a custodia cautelare in carcere. Le accuse a suo carico erano gravissime: associazione di tipo mafioso con ruolo di promotore (art. 416-bis c.p.) e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/1990), oltre ad altri reati.

La difesa ha impugnato l’ordinanza del Tribunale del Riesame, che aveva confermato la misura cautelare, sollevando diverse eccezioni, incentrate principalmente sulla presunta inutilizzabilità delle prove raccolte tramite intercettazioni ambientali e telematiche effettuate con un captatore informatico installato sul dispositivo di un coindagato.

Le Doglianze della Difesa: l’uso del captatore informatico

Il nucleo del ricorso si basava su due argomenti principali:
1. Mancanza di un grave quadro indiziario: La difesa sosteneva l’insussistenza di un’autonoma associazione dedita al narcotraffico, ritenendo che tale attività fosse semplicemente uno dei “core business” del sodalizio mafioso principale. Di conseguenza, l’indagato avrebbe commesso singoli reati-fine, ma non sarebbe stato a capo di una seconda e distinta associazione criminale.
2. Inutilizzabilità delle intercettazioni: Questo era il punto centrale. La difesa eccepiva la nullità dei decreti autorizzativi delle intercettazioni con captatore informatico. Secondo i legali, i provvedimenti del GIP sarebbero stati privi della rigorosa motivazione richiesta dalla normativa più recente (d.lgs. n. 216/2017), entrata in vigore per i procedimenti iscritti dopo il 1° settembre 2020. Tale normativa impone al giudice di giustificare in modo puntuale la necessità e l’assoluta indispensabilità dello strumento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato. Ha confermato la legittimità dell’ordinanza cautelare e, soprattutto, la piena utilizzabilità dei risultati delle intercettazioni effettuate con il captatore informatico. La decisione si fonda su un’attenta analisi della successione delle leggi nel tempo e sulla corretta interpretazione del concetto di “procedimento”.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive attraverso un percorso logico-giuridico dettagliato.

1. Disciplina Applicabile al Captatore Informatico
Il punto cruciale era stabilire quale legge regolasse l’autorizzazione delle intercettazioni. La Corte, richiamando le sentenze delle Sezioni Unite ‘Cavallo’ e ‘Pisaniello’, ha stabilito un principio fondamentale: per determinare la disciplina applicabile (ratione temporis), non si deve guardare alla data del decreto di autorizzazione o all’iscrizione del nome dell’indagato, bensì alla data della prima iscrizione della notizia di reato (il fatto-reato) nel registro apposito (ex art. 335 c.p.p.).

Nel caso di specie, il procedimento per il reato di cui all’art. 416-bis c.p. era stato iscritto prima del 31 agosto 2020. Di conseguenza, si applicava la disciplina previgente, meno restrittiva, che per i delitti di criminalità organizzata non richiedeva lo specifico e rafforzato onere motivazionale introdotto dalla riforma del 2017. Le intercettazioni erano quindi state legittimamente autorizzate secondo le regole vigenti all’epoca dell’avvio delle indagini sul fatto storico.

2. Concorso tra Associazione Mafiosa e Narcotraffico
La Corte ha respinto anche la tesi difensiva secondo cui l’attività di narcotraffico fosse assorbita in quella mafiosa. Richiamando consolidata giurisprudenza, ha ribadito che le due fattispecie associative possono concorrere. Ciò avviene quando, come nel caso esaminato, emerge una diversità nella struttura organizzativa, nella composizione soggettiva e nelle finalità perseguite. Il sodalizio mafioso era dedito a estorsioni e al controllo del gioco illegale, mentre il gruppo del narcotraffico, pur collegato, aveva una sua autonomia operativa e una diversa composizione, giustificando la contestazione di entrambi i reati associativi.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo sull’uso del captatore informatico. Stabilisce che la validità delle autorizzazioni a questo mezzo di indagine così invasivo deve essere valutata alla luce della normativa in vigore al momento in cui l’indagine sul reato ha avuto formalmente inizio. Questa interpretazione garantisce certezza giuridica ed evita che riforme successive possano vanificare retroattivamente complesse attività investigative. Inoltre, la pronuncia ribadisce la possibilità di un concorso di reati tra diverse forme di associazioni criminali, anche quando queste operano in ambiti contigui, a condizione che sia dimostrata la loro distinta autonomia strutturale e funzionale.

Quando si applica la nuova disciplina più restrittiva per l’uso del captatore informatico nei reati di criminalità organizzata?
La nuova disciplina, che prevede un onere motivazionale rafforzato per l’autorizzazione, si applica ai procedimenti penali in cui la notizia di reato è stata iscritta a partire dal 1° settembre 2020.

Cosa si intende per “data di iscrizione del procedimento” per decidere la legge applicabile alle intercettazioni?
Si fa riferimento alla data in cui la notizia di reato (il fatto storico) viene iscritta per la prima volta nel registro delle notizie di reato (ex art. 335 c.p.p.), indipendentemente da quando vengano successivamente iscritti i nominativi dei singoli indagati.

Un’associazione mafiosa e un’associazione finalizzata al narcotraffico possono coesistere e dar luogo a un concorso di reati?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che i due reati associativi possono concorrere. Questo è possibile quando le due associazioni, pur eventualmente collegate, presentano una distinta e autonoma struttura organizzativa, una diversa composizione dei membri e perseguono programmi criminali differenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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