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Captatore informatico e reati PA: la Cassazione decide

Un indagato per corruzione ha contestato l’uso del captatore informatico (trojan) per le intercettazioni, ritenendole illegittime. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: la normativa applicabile è quella in vigore al momento dell’iscrizione iniziale del procedimento penale, non quella vigente al momento dei singoli decreti di autorizzazione. Di conseguenza, l’uso del captatore informatico è stato considerato legittimo sulla base delle regole applicabili all’epoca dell’avvio delle indagini.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Captatore Informatico: Quando è Legale usarlo nei Reati contro la Pubblica Amministrazione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9158 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema tanto delicato quanto attuale: l’utilizzo del captatore informatico, comunemente noto come trojan, nelle indagini per reati contro la Pubblica Amministrazione. La decisione chiarisce un aspetto cruciale riguardante la successione di leggi nel tempo, stabilendo quale normativa applicare quando le regole sulle intercettazioni cambiano a indagini già avviate. Questa sentenza offre importanti spunti di riflessione sull’equilibrio tra le esigenze investigative e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini.

I Fatti del Caso: Un’Indagine per Corruzione e l’Uso del Trojan

Il caso trae origine da un’indagine per reati di corruzione a carico di un soggetto. Durante le indagini preliminari, la Procura aveva ottenuto l’autorizzazione a eseguire intercettazioni tramite un captatore informatico installato sullo smartphone di una coindagata. La difesa dell’indagato ha impugnato l’ordinanza che confermava la misura cautelare degli arresti domiciliari (poi sostituita con una misura interdittiva), sostenendo che le prove raccolte con il trojan fossero inutilizzabili.

Il fulcro della contestazione risiedeva nella complessa evoluzione normativa che ha interessato l’uso di questo potente strumento investigativo. Secondo la difesa, il decreto di autorizzazione alle intercettazioni, emesso nel settembre 2020, avrebbe dovuto rispettare le nuove e più restrittive norme entrate in vigore il 31 agosto 2020. Queste nuove regole imponevano obblighi di motivazione più stringenti, specialmente per le captazioni in luoghi di privata dimora.

I Motivi del Ricorso: La Difesa Contro l’Uso del Captatore Informatico

La difesa ha articolato il proprio ricorso su tre principali motivi:

1. Inutilizzabilità delle intercettazioni: Si sosteneva che, essendo stato contestato un reato commesso dopo l’entrata in vigore della nuova disciplina, quest’ultima dovesse trovare applicazione. Di conseguenza, il decreto di autorizzazione, non rispettando i nuovi requisiti, avrebbe reso le intercettazioni inutilizzabili.
2. Illegittimità costituzionale: In subordine, si sollevava una questione di legittimità costituzionale delle norme che consentono l’uso del captatore informatico in modo così pervasivo per i reati contro la P.A., equiparandoli a quelli di criminalità organizzata, con una potenziale violazione del diritto alla privacy e all’inviolabilità del domicilio.
3. Cessazione delle esigenze cautelari: Infine, si deduceva che le esigenze cautelari fossero venute meno, poiché l’indagato aveva rinunciato all’autorizzazione amministrativa necessaria per svolgere l’attività professionale nel cui ambito sarebbero stati commessi i reati.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Principio della Data di Iscrizione del Procedimento

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una chiara interpretazione della disciplina transitoria in materia di intercettazioni.

La Disciplina Applicabile e il Ruolo della Legge Transitoria

Il punto centrale della decisione riguarda l’individuazione della legge applicabile. La Corte ha stabilito che, in base alla disciplina transitoria, il criterio per determinare quale normativa utilizzare non è la data del singolo provvedimento di autorizzazione, ma la data di iscrizione dell’intero procedimento penale.

Nel caso di specie, il procedimento era stato iscritto prima del 31 agosto 2020, data di entrata in vigore delle nuove norme più restrittive. Pertanto, tutte le intercettazioni autorizzate nell’ambito di quel procedimento, anche se disposte dopo tale data, dovevano seguire la disciplina previgente. La Corte ha sottolineato che questa scelta del legislatore mira a garantire l’applicazione di un’unica e omogenea disciplina all’interno dello stesso procedimento, evitando una frammentazione normativa che si verificherebbe se ogni nuova iscrizione di reato connesso facesse scattare l’applicazione di regole diverse.

Di conseguenza, la Corte ha affermato che nel periodo tra il 31 gennaio 2019 e il 31 agosto 2020, era legittimo disporre intercettazioni tramite captatore informatico per gravi reati contro la P.A. senza dover specificare, nel decreto autorizzativo, le ragioni che ne giustificassero l’uso anche in luoghi di privata dimora.

La Questione di Costituzionalità e la Carenza di Interesse

La Corte ha ritenuto non proponibile la questione di legittimità costituzionale per difetto di rilevanza, in quanto la difesa non aveva dimostrato che fossero state effettivamente eseguite captazioni in luoghi di privata dimora. In ogni caso, ha giudicato la questione manifestamente infondata, ribadendo che la scelta di estendere strumenti investigativi incisivi a gravi reati come la corruzione rientra nella discrezionalità del legislatore e non viola i principi costituzionali, bilanciando la tutela della privacy con l’esigenza di reprimere fenomeni criminali di particolare gravità.

Infine, il motivo relativo alle esigenze cautelari è stato giudicato inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, dato che la misura degli arresti domiciliari era già stata sostituita con una misura interdittiva, specificamente mirata a impedire la reiterazione del reato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un importante principio interpretativo in materia di intercettazioni e successione di leggi penali nel tempo. Stabilisce con chiarezza che, per i procedimenti iscritti prima del 31 agosto 2020, la disciplina applicabile per l’uso del captatore informatico è quella meno restrittiva, anche per le autorizzazioni successive a tale data. La decisione sottolinea l’importanza del criterio dell’iscrizione del procedimento come momento dirimente per individuare la normativa applicabile, garantendo così uniformità e certezza del diritto all’interno di una singola vicenda processuale.

Quale legge si applica alle intercettazioni con captatore informatico se le norme cambiano durante le indagini?
Secondo la Corte di Cassazione, la disciplina applicabile è quella in vigore al momento della prima iscrizione del procedimento penale nel registro delle notizie di reato, e non quella vigente al momento in cui viene emesso ogni singolo decreto di autorizzazione all’intercettazione.

Nel periodo tra il 2019 e l’agosto 2020, era legittimo usare il captatore informatico in un’abitazione privata per reati contro la Pubblica Amministrazione?
Sì. La sentenza chiarisce che nel periodo compreso tra il 31 gennaio 2019 e il 31 agosto 2020, la normativa in vigore consentiva di disporre intercettazioni tramite captatore informatico per gravi reati contro la P.A. anche in luoghi di privata dimora, senza la necessità di una specifica motivazione sul fatto che in quel luogo si stesse svolgendo l’attività criminosa.

Se un indagato cessa l’attività lavorativa legata al reato contestato, vengono meno automaticamente le esigenze cautelari?
Non necessariamente. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto il motivo inammissibile perché la misura cautelare era già stata modificata dagli arresti domiciliari a una misura interdittiva (il divieto di esercitare quella professione), che è stata considerata idonea a fronteggiare il rischio di reiterazione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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