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Calunnia: la Cassazione sulla falsa denuncia di assegni

La Corte di Cassazione conferma una condanna per calunnia nei confronti di un soggetto che aveva falsamente denunciato lo smarrimento di due assegni, in realtà consegnati a garanzia di un prestito. La Corte ha ritenuto del tutto inverosimile la versione dell’imputato, valorizzando la sequenza temporale dei fatti e la piena attendibilità di un testimone chiave, confermando così l’intenzione di accusare ingiustamente il creditore.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calunnia: Quando la Falsa Denuncia di Assegni Diventa Reato

Denunciare falsamente lo smarrimento di assegni consegnati come garanzia per un debito non è una mossa astuta per sottrarsi ai propri obblighi, ma una condotta che può integrare il grave reato di calunnia. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha confermato questo principio, chiarendo come la valutazione della consapevolezza e volontà dell’agente possa essere desunta da una rigorosa analisi logica e temporale dei fatti. La decisione offre importanti spunti sulla prova dell’elemento psicologico nel reato di calunnia.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale trae origine dalla denuncia di un uomo che aveva dichiarato lo smarrimento di due assegni. In realtà, tali titoli erano stati da lui consegnati a un’altra persona come garanzia per un prestito ricevuto. Sulla base di questa falsa denuncia, l’uomo è stato accusato e condannato in primo grado per il reato di calunnia ai sensi dell’art. 368 del codice penale.

Il percorso giudiziario è stato complesso: la sentenza di condanna è stata confermata dalla Corte di Appello in sede di rinvio, dopo un primo annullamento da parte della Cassazione che aveva richiesto una nuova e più approfondita valutazione dell’attendibilità di un testimone chiave. L’imputato ha quindi proposto un nuovo ricorso in Cassazione, contestando la sussistenza dell’elemento psicologico del reato.

I Motivi del Ricorso e la Configurazione della Calunnia

La difesa dell’imputato si fondava principalmente su due argomenti:

1. Carenza dell’elemento psicologico: Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe errato nel ritenere provata la sua intenzione di accusare ingiustamente il creditore. La valutazione di attendibilità di un testimone, che aveva avvisato l’imputato dell’imminente incasso degli assegni, sarebbe stata in contrasto con le statuizioni di un’altra sentenza relativa a un diverso reato (usura).
2. Mancata applicazione delle attenuanti generiche nella massima estensione: Si lamentava una pena eccessiva, sostenendo che il giudice non avesse adeguatamente valorizzato elementi a favore come l’incensuratezza e il corretto comportamento processuale.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, ritenendo la decisione della Corte d’Appello immune da vizi logici e giuridici. I giudici di legittimità hanno sottolineato come la prova della calunnia e del relativo dolo fosse stata correttamente desunta da una serie di elementi convergenti.

La Sequenza Temporale come Prova Regina

Un punto cruciale dell’analisi è stata la ricostruzione della sequenza temporale. La denuncia di smarrimento era stata presentata non solo dopo il ritrovamento del ciclomotore dove gli assegni erano asseritamente custoditi, ma soprattutto dopo l’incasso del primo assegno. Questa tempistica rendeva del tutto inverosimile la tesi di un’integrazione “inconsapevole” della denuncia con i numeri degli assegni dati in garanzia.

L’Attendibilità del Teste e l’Inazione dell’Imputato

La Cassazione ha confermato la corretta valutazione della testimonianza della persona che aveva avvertito l’imputato dell’imminente riscossione dei titoli. Il contenuto della loro conversazione non poteva essere un semplice sollecito di pagamento, ma un avviso specifico, coerente con quanto poi accaduto. A ulteriore conferma della colpevolezza, la Corte ha valorizzato l’inerzia dell’imputato: pur sostenendo di aver commesso un errore, non si era mai attivato per rettificare la denuncia presso i Carabinieri o per informare l’istituto di credito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso evidenziando la coerenza e la logicità del ragionamento seguito dai giudici di merito. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata adeguata e priva di illogicità. La ricostruzione dei fatti, basata sull’analisi della sequenza temporale e sul comportamento complessivo dell’imputato, ha reso la sua versione difensiva del tutto inverosimile, dimostrando la sua piena consapevolezza di accusare una persona che sapeva innocente. Non è stata ravvisata alcuna contraddizione con un separato processo per usura, le cui conclusioni, anzi, rafforzavano l’ipotesi accusatoria. Anche riguardo alla dosimetria della pena, la Cassazione ha ribadito il principio secondo cui la graduazione delle circostanze attenuanti rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, la decisione è sorretta da una motivazione sufficiente e non arbitraria.

Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il reato di calunnia si perfeziona con la consapevolezza di accusare un innocente, e tale consapevolezza può essere provata anche attraverso elementi logici e presuntivi. La sentenza insegna che la tempistica delle azioni di un individuo è un fattore determinante per svelarne le reali intenzioni. Utilizzare una falsa denuncia per sfuggire a un’obbligazione civile si rivela una strategia perdente e penalmente rilevante. La giustizia, come dimostra questo caso, è in grado di collegare i punti e smascherare chi abusa degli strumenti di tutela per fini illeciti, proteggendo così l’amministrazione della giustizia e l’onore delle persone ingiustamente accusate.

Denunciare falsamente lo smarrimento di un assegno dato in garanzia è reato?
Sì, la sentenza conferma che tale condotta integra il reato di calunnia (art. 368 c.p.). Denunciando falsamente lo smarrimento, si accusa implicitamente il legittimo portatore del titolo (il creditore) di un reato, come la ricettazione o l’appropriazione indebita, pur sapendolo innocente.

Come viene provata l’intenzione di commettere calunnia?
L’intenzione (o dolo) viene provata attraverso l’analisi logica di tutti gli elementi disponibili. In questo caso, è stata decisiva la sequenza temporale: la denuncia è stata sporta solo dopo che il primo assegno era stato incassato. Questo, unito ad altri indizi, ha dimostrato che l’imputato non ha commesso un errore, ma ha agito con lo scopo preciso di accusare ingiustamente un’altra persona.

L’incensuratezza dell’imputato garantisce sempre la massima riduzione della pena?
No. La graduazione della pena e l’applicazione delle circostanze attenuanti rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Sebbene l’assenza di precedenti penali sia un elemento a favore, il giudice deve considerare tutte le circostanze del caso concreto. La decisione, se adeguatamente motivata e non illogica, non può essere contestata in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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