LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Calunnia e prescrizione: salvi i danni civili

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per il reato di calunnia a causa dell’intervenuta prescrizione. Un’amministratrice aveva falsamente accusato una persona di appropriazione indebita di due veicoli. Sebbene la condanna penale sia stata cancellata, la Corte ha confermato la responsabilità civile, obbligando l’imputata a risarcire i danni alla vittima, avendo riconosciuto la piena consapevolezza della falsità dell’accusa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione per Calunnia: Condanna Penale Annullata, ma Risarcimento Dovuto

Recentemente, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un interessante caso di calunnia, offrendo importanti chiarimenti sugli effetti della prescrizione del reato sulle richieste di risarcimento del danno della parte civile. Con la sentenza n. 1642 del 2025, la Sesta Sezione Penale ha annullato la condanna penale per intervenuta prescrizione, ma ha confermato la validità delle statuizioni civili. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso: Un’Accusa di Appropriazione Indebita

La vicenda ha origine dalla querela presentata il 3 agosto 2016 dall’amministratrice di una società a responsabilità limitata. Con tale atto, la donna accusava un soggetto del reato di appropriazione indebita, sostenendo che non avesse restituito due autoveicoli che aveva precedentemente venduto alla società. L’accusatrice affermava che l’atto di vendita fosse stato, in realtà, un atto simulato.

Il procedimento giudiziario che ne è scaturito ha portato, invece, a un ribaltamento delle posizioni: l’amministratrice è stata condannata nei primi due gradi di giudizio per il reato di calunnia. I giudici di merito hanno ritenuto che lei avesse sporto la querela pur essendo pienamente consapevole dell’innocenza dell’accusato e della reale natura del rapporto contrattuale relativo ai veicoli.

Il Ricorso in Cassazione

L’imputata ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse censure. Tra le principali, ha sostenuto di essere estranea all’accordo simulatorio relativo ai veicoli, di contestare la credibilità dei testimoni a suo carico e di lamentare la mancata rinnovazione dell’istruttoria in appello. In sostanza, la sua difesa mirava a smontare l’impianto accusatorio che la vedeva come autrice di una falsa accusa.

Le Motivazioni della Cassazione: La Duplice Decisione su Penale e Civile

La Corte di Cassazione ha dovuto affrontare due questioni distinte: l’aspetto penale del reato e quello civile legato al risarcimento del danno.

L’Estinzione del Reato per Prescrizione

Il primo e decisivo punto analizzato dalla Corte è stato l’intervenuta prescrizione del reato di calunnia. I giudici hanno calcolato che il termine massimo di prescrizione, pari a sette anni e sei mesi (considerate le interruzioni), era scaduto il 5 maggio 2024, quindi prima della data dell’udienza in Cassazione.

Poiché i motivi del ricorso non sono stati ritenuti tutti manifestamente infondati, la Corte ha potuto rilevare d’ufficio la causa di estinzione del reato. Di conseguenza, ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata per quanto riguarda gli effetti penali. Questo significa che la condanna penale è stata definitivamente cancellata.

La Conferma delle Statuizioni Civili

Nonostante l’annullamento della condanna penale, la Corte ha dovuto valutare il ricorso ai fini delle statuizioni civili, ovvero la condanna al risarcimento dei danni in favore della vittima della calunnia, costituitasi parte civile.

Su questo fronte, la Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato. I giudici hanno individuato due elementi chiave, non adeguatamente contestati dalla difesa, che provavano la consapevolezza dell’imputata circa la falsità della sua accusa:

1. Un verbale di assemblea: Esisteva un verbale, sottoscritto sia dall’imputata che dalla vittima, in cui si concordava il trasferimento della proprietà dei veicoli dalla società alla persona accusata, con i costi a carico della società stessa. Questo documento dimostrava un accordo contrario a quanto poi denunciato.
2. I costi di gestione dei veicoli: Era stato provato che tutti i costi relativi ai veicoli (tassa di circolazione, assicurazione, manutenzione) erano sempre stati sostenuti dalla vittima, anche nel periodo in cui formalmente risultavano di proprietà della società.

Questi due fattori, letti insieme, hanno convinto la Corte che l’imputata fosse pienamente consapevole che i veicoli non appartenevano alla società e che, quindi, la sua accusa di appropriazione indebita fosse strumentale e falsa.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale: l’estinzione del reato per prescrizione non travolge automaticamente le statuizioni civili. Se i motivi di ricorso non sono totalmente inammissibili, il giudice di legittimità, pur dichiarando la prescrizione, deve esaminare il caso nel merito per decidere sulla domanda risarcitoria. In questo caso, la Corte ha confermato la condotta dolosa dell’imputata e, di conseguenza, il diritto della parte civile a ottenere il risarcimento del danno e il ristoro delle spese legali. La decisione sottolinea come la giustizia civile possa proseguire il suo corso anche quando quella penale si arresta per il decorso del tempo.

L’estinzione del reato per prescrizione cancella anche l’obbligo di risarcire il danno alla parte civile?
No. Come stabilito in questa sentenza, se il ricorso non è inammissibile, la Corte di Cassazione, pur dichiarando estinto il reato per prescrizione, deve comunque valutare la fondatezza dell’accusa ai soli fini civili. Se la responsabilità dell’imputato è confermata, l’obbligo di risarcire il danno alla parte civile rimane valido.

Cosa ha dimostrato che l’accusatrice era consapevole della falsità delle sue affermazioni, commettendo quindi il reato di calunnia?
Due elementi sono stati decisivi: primo, un verbale d’assemblea, firmato dalla stessa imputata, che conveniva il trasferimento di proprietà dei veicoli alla vittima; secondo, il fatto che la vittima avesse sempre sostenuto personalmente tutti i costi di gestione dei veicoli. Questi elementi hanno dimostrato la piena consapevolezza dell’imputata sulla reale proprietà dei beni, rendendo la sua accusa dolosamente falsa.

Perché la Corte di Cassazione può dichiarare la prescrizione anche se il ricorso non è fondato?
La prescrizione è una causa di estinzione del reato che opera per il semplice decorso del tempo. Se i motivi di ricorso non sono tutti inammissibili (cioè non sono palesemente pretestuosi o errati), si instaura un valido rapporto processuale. In questo contesto, se la Corte rileva che il termine di prescrizione è maturato, è obbligata a dichiararla, annullando la condanna penale, a prescindere dall’esito nel merito dei singoli motivi di ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati