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Calunnia e Assegno Smarrito: la Cassazione Spiega

La Corte di Cassazione conferma la condanna per calunnia a carico di un imprenditore che aveva falsamente denunciato lo smarrimento di un assegno per sottrarsi al pagamento di un debito. La sentenza chiarisce che la consapevolezza di accusare un innocente integra il dolo del reato e precisa le regole sulla sospensione della prescrizione in caso di rinvio richiesto dalla difesa, respingendo il ricorso dell’imputato.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calunnia per Falsa Denuncia di Smarrimento Assegno: La Decisione della Cassazione

Denunciare lo smarrimento di un assegno per non onorare un debito non è una semplice furbizia, ma può integrare il grave reato di calunnia. Con la sentenza n. 33506/2025, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un imputato, offrendo importanti chiarimenti sulla consapevolezza necessaria per configurare il reato e sulle regole che governano la prescrizione processuale. Questo caso dimostra come una falsa denuncia possa avere conseguenze penali significative.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla denuncia di smarrimento di un assegno bancario presentata da un imprenditore. In realtà, l’assegno non era stato smarrito, ma consegnato come acconto a un costruttore per lavori di ristrutturazione presso la sua villa. Su richiesta del costruttore, l’assegno era stato intestato a un terzo, suo creditore.

Quando il beneficiario ha tentato di incassare l’assegno, questo è risultato protestato proprio a causa della denuncia di smarrimento presentata dall’imprenditore. Di conseguenza, l’imprenditore è stato processato e condannato sia in primo grado che in appello per il reato di calunnia, sebbene con una pena ridotta in secondo grado per il riconoscimento di attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso e la Tesi Difensiva

L’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Assenza di dolo: La difesa sosteneva che mancasse la consapevolezza della falsità della denuncia. L’imputato avrebbe agito in una situazione complessa e confusa, senza l’intento di accusare ingiustamente qualcuno.
2. Intervenuta prescrizione: Secondo il ricorrente, il termine massimo di prescrizione del reato era già scaduto prima della sentenza d’appello, calcolando in modo restrittivo i periodi di sospensione del processo.
3. Causa di non punibilità: Si richiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. per la particolare tenuità del fatto, data la minima offensività della condotta e la personalità non incline al crimine dell’imputato.

L’analisi della Cassazione sulla Calunnia

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni difensive con motivazioni nette e precise.

La Consapevolezza della Falsità della Denuncia

I giudici hanno stabilito che l’elemento psicologico del reato di calunnia, ovvero il dolo, era pienamente sussistente. È emerso infatti che l’imprenditore aveva ammesso di aver deciso di non pagare il debito perché era in corso una causa civile con il costruttore. Questa ammissione ha dimostrato, secondo la Corte, la sua piena consapevolezza che l’assegno non era stato smarrito e che la sua denuncia avrebbe ingiustamente accusato il legittimo portatore del titolo. Non si trattava quindi di un errore o di una confusione, ma di una scelta volontaria e cosciente.

Il Calcolo della Prescrizione in Caso di Rinvio su Richiesta della Difesa

Un punto cruciale della sentenza riguarda il calcolo della prescrizione. La difesa sosteneva che una sospensione del processo, dovuta a un rinvio per acquisire la rinuncia della parte civile, non potesse superare i 60 giorni. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: quando il rinvio è concesso su richiesta della difesa (e non per un legittimo impedimento), la sospensione della prescrizione copre l’intera durata del rinvio, a prescindere dalla sua lunghezza. Nel caso di specie, i lunghi periodi di sospensione richiesti dalla difesa avevano spostato in avanti il termine di prescrizione, rendendo l’eccezione infondata.

Le Motivazioni

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile poiché i motivi addotti erano manifestamente infondati. I giudici di merito avevano correttamente ricostruito la vicenda e l’elemento soggettivo del reato. La stessa ammissione dell’imputato di essere consapevole del debito ma di aver deciso di non adempierlo a causa di una controversia civile, ha costituito la prova della sua volontà di denunciare falsamente lo smarrimento per danneggiare il creditore. Per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha applicato il principio secondo cui la sospensione del termine, se richiesta dalla difesa, si estende per tutta la durata del rinvio concesso. Di conseguenza, il reato non era prescritto al momento della sentenza di appello. Infine, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta, sia perché non sollevata nei gradi di merito, sia perché la complessità della vicenda e la condotta dell’imputato non la rendevano applicabile.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due principi fondamentali. Primo: la falsa denuncia di smarrimento di un assegno per evitare un pagamento integra il reato di calunnia, in quanto si accusa implicitamente ma inequivocabilmente il detentore del titolo di un reato. Secondo: i difensori devono prestare massima attenzione alle conseguenze di una richiesta di rinvio, poiché questa comporta la sospensione della prescrizione per l’intera durata del differimento. La decisione della Corte, dichiarando l’inammissibilità del ricorso, rende definitiva la condanna e obbliga il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Denunciare lo smarrimento di un assegno dato in pagamento costituisce reato?
Sì, qualora la denuncia sia falsa e chi la presenta sia consapevole che l’assegno non è stato smarrito e che, di conseguenza, sta incolpando il legittimo possessore di un reato (come l’appropriazione indebita), si configura il delitto di calunnia.

Come si calcola la sospensione della prescrizione se il processo è rinviato su richiesta della difesa?
La Corte di Cassazione chiarisce che, se il rinvio è disposto su richiesta dell’imputato o del suo difensore e non per un legittimo impedimento, il corso della prescrizione rimane sospeso per l’intera durata del periodo di rinvio, e non per un massimo di 60 giorni.

È possibile ottenere l’assoluzione per “particolare tenuità del fatto” in un caso di calunnia per un assegno?
In teoria è possibile, ma nel caso specifico la Corte lo ha escluso. I giudici hanno ritenuto che la complessità della vicenda, che includeva anche una causa civile, e la condotta dell’imputato, che non aveva provveduto ai rimborsi dovuti, impedissero di qualificare il fatto come di particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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