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Calunnia: appello inammissibile se generico

Un uomo accusa falsamente un’assistente sociale di tentato omicidio, sostenendo di essere stato investito. In realtà, si era scagliato volontariamente contro l’auto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile perché generico e meramente ripetitivo delle censure già respinte, confermando la condanna per calunnia basata su testimonianze concordanti.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calunnia: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il reato di calunnia rappresenta una grave violazione della giustizia, poiché inquina il corretto funzionamento del sistema giudiziario accusando un innocente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 6717/2024) offre un chiaro esempio di come vengono trattati i ricorsi che cercano di ribaltare una condanna per tale reato senza addurre validi motivi di diritto. La Corte ha stabilito che un ricorso basato su una lettura alternativa dei fatti, già vagliata e respinta nei gradi di merito, è destinato all’inammissibilità.

I Fatti del Caso: Un’Accusa di Tentato Omicidio

La vicenda giudiziaria ha origine da un episodio drammatico. Un individuo accusava un’assistente sociale di aver tentato di ucciderlo, investendolo con la propria autovettura. Sulla base di questa versione, l’uomo si era recato al pronto soccorso, dove aveva formalizzato la sua accusa sia al medico di turno sia a un agente di polizia presente.

Tuttavia, le indagini e il processo hanno rivelato una realtà completamente diversa. Sulla base di testimonianze convergenti, è emerso che era stato l’imputato a scagliarsi volontariamente contro l’auto dell’assistente sociale. Di conseguenza, i giudici di merito lo avevano condannato per il reato di calunnia, avendo egli accusato una persona che sapeva essere innocente.

L’Analisi della Corte e il Reato di Calunnia

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti. La Corte Suprema, però, ha respinto categoricamente le sue argomentazioni. I giudici hanno qualificato il ricorso come “generico”, “manifestamente infondato” e “meramente reiterativo” di censure già esaminate e disattese dalla Corte d’Appello con una motivazione logica e coerente.

La Cassazione ha sottolineato che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti come un terzo grado di giudizio, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la congruità della motivazione. In questo caso, la motivazione della sentenza impugnata era solida, lineare e basata su prove testimoniali concordanti che escludevano la versione dell’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione tra un’erronea qualificazione giuridica di un fatto vero e la deliberata invenzione di un fatto falso. La difesa sosteneva che l’imputato si fosse limitato a riferire un fatto vero, qualificandolo erroneamente. La Corte ha smontato questa tesi, evidenziando come l’imputato non avesse semplicemente interpretato male un evento, ma avesse deliberatamente inventato una dinamica (il tentato omicidio) per accusare l’assistente sociale, pur essendo pienamente consapevole della sua innocenza. Questo dolo, ovvero la coscienza e volontà di accusare un innocente, è l’elemento fondamentale che integra il reato di calunnia.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ribadisce un principio cardine del processo penale: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un pretesto per chiedere una nuova valutazione delle prove. Quando un’affermazione di responsabilità è fondata su una motivazione logica, completa e basata su prove solide come le testimonianze convergenti, i tentativi di proporre una lettura alternativa dei fatti sono destinati al fallimento. La decisione comporta la condanna definitiva dell’imputato, che oltre a vedere confermata la sua responsabilità penale, è stato obbligato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, a conferma della manifesta infondatezza del suo ricorso.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è inammissibile quando risulta generico, manifestamente infondato e si limita a ripetere censure già esaminate e respinte con congrua motivazione nei precedenti gradi di giudizio, proponendo una lettura alternativa dei fatti non consentita in sede di legittimità.

Qual è la differenza tra qualificare erroneamente un fatto e commettere calunnia?
La calunnia non consiste nel dare una qualificazione giuridica sbagliata a un fatto realmente accaduto, ma nel denunciare un fatto falso, accusando una persona di un reato pur sapendola innocente. In questo caso, l’imputato non ha solo interpretato male un evento, ma ha inventato di essere stato vittima di un tentato omicidio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità rende definitiva la sentenza di condanna. Inoltre, comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) da versare alla cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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