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Calunnia aggravata: quando scatta la prescrizione?

Un uomo viene condannato per calunnia aggravata per aver falsamente accusato l’ex compagna e il padre di lei di estorsione aggravata. La Corte di Cassazione, pur respingendo i motivi del ricorso, dichiara il reato estinto per prescrizione. Tuttavia, conferma le statuizioni civili, obbligando l’imputato a risarcire i danni alle vittime.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calunnia Aggravata: Reato Prescritto ma Danni da Pagare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un interessante caso di calunnia aggravata, fornendo chiarimenti cruciali sul rapporto tra estinzione del reato per prescrizione e la permanenza delle obbligazioni civili. La Suprema Corte ha stabilito che, anche se il reato si estingue per il decorso del tempo, l’imputato è comunque tenuto a risarcire i danni alle persone falsamente accusate. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Dalla Relazione Sentimentale alla Falsa Denuncia

La vicenda trae origine dalla fine di una relazione sentimentale. Un uomo, dopo la rottura, presentava tre denunce contro la sua ex compagna e il padre di lei, un maresciallo dell’Esercito. Nelle sue querele, l’uomo li accusava ingiustamente dei gravi reati di violenza privata ed estorsione aggravata, sostenendo di essere stato tiranneggiato e costretto a versare somme di denaro.

Il punto centrale delle false accuse riguardava un episodio specifico: il padre della donna si sarebbe recato presso l’abitazione del denunciante “armato di un manganello in legno e con fare intimidatorio”. Tuttavia, durante il procedimento a carico delle persone accusate, emergevano numerose contraddizioni nel racconto del denunciante, che alla fine ammetteva la falsità delle sue accuse, arrivando a ritrattarle.

Di conseguenza, l’uomo veniva a sua volta processato e condannato per il reato di calunnia aggravata.

Il Ricorso e la Configurazione della Calunnia Aggravata

L’imputato ricorreva in Cassazione basando la sua difesa su due motivi principali:
1. Errata applicazione dell’aggravante: Sosteneva che la sola menzione di un “manganello” non fosse sufficiente a integrare l’aggravante del reato di estorsione, necessaria per far scattare la calunnia aggravata (prevista quando si incolpa qualcuno di un delitto punibile con una pena superiore a dieci anni).
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.): Lamentava che i giudici di merito avessero negato questo beneficio a causa di sue precedenti condanne per reati (falso documentale) che, a suo dire, erano di natura diversa rispetto alla calunnia.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi del ricorso, ritenendoli infondati.

Sul primo punto, i giudici hanno chiarito che la calunnia aggravata era pienamente configurabile. La falsa accusa, infatti, non riguardava una semplice estorsione, ma un’estorsione aggravata da due elementi: l’uso dell’arma (il manganello) e il fatto che sarebbe avvenuta all’interno del domicilio della vittima (circostanza che richiama l’art. 624-bis c.p.). La combinazione di queste aggravanti rende il reato di estorsione punibile con una pena massima ben superiore ai dieci anni, giustificando così l’applicazione dell’art. 368, comma 2, del codice penale.

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, secondo cui i precedenti per falso documentale sono da considerarsi “della stessa indole” della calunnia. Entrambi i reati, infatti, si fondano sulla falsità e ledono la fede pubblica o l’amministrazione della giustizia. Questa omogeneità ha permesso di configurare una situazione di “abitualità” nel comportamento dell’imputato, ostativa al riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

Le Conclusioni: Prescrizione Penale e Conferma del Risarcimento Civile

Nonostante l’infondatezza dei motivi di ricorso, la Corte di Cassazione ha dovuto prendere atto di un fatto dirimente: il decorso del tempo. Essendo il reato stato commesso nel 2015, i termini di prescrizione (pari a sette anni e sei mesi) erano ormai scaduti. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza impugnata “agli effetti penali”, dichiarando il reato estinto per prescrizione.

Questa decisione, tuttavia, non ha cancellato tutte le conseguenze per l’imputato. La Corte ha infatti precisato che l’annullamento non riguarda le “statuizioni civili”. Ciò significa che la condanna al risarcimento dei danni in favore delle parti civili (l’ex compagna e suo padre) resta valida ed efficace. L’imputato, pur non subendo una pena detentiva, è stato condannato a rifondere le spese legali sostenute dalle vittime nel giudizio di Cassazione e rimane obbligato a risarcirle per il danno subito a causa delle false accuse.

Quando una falsa denuncia di estorsione configura il reato di calunnia aggravata?
Quando il reato di estorsione falsamente denunciato è descritto con circostanze aggravanti, come l’uso di un’arma e la commissione del fatto all’interno di un’abitazione privata. Questa combinazione fa sì che il reato denunciato sia punibile con una pena superiore a dieci anni, integrando così l’ipotesi di calunnia aggravata.

L’estinzione del reato per prescrizione cancella anche l’obbligo di risarcire la vittima?
No. La sentenza chiarisce che l’annullamento della condanna penale per prescrizione non travolge le statuizioni civili. Pertanto, l’imputato resta obbligato a risarcire il danno causato alla parte civile e a rimborsare le spese legali sostenute da quest’ultima.

Precedenti condanne per falso possono impedire il riconoscimento della particolare tenuità del fatto in un processo per calunnia?
Sì. Secondo la Corte, i reati di falso documentale possono essere considerati “della stessa indole” della calunnia, in quanto entrambi fondati sulla menzogna. La presenza di tali precedenti può essere valutata dal giudice come un indicatore di abitualità nel commettere reati, condizione che osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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