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Calcolo prescrizione recidiva: la Cassazione chiarisce

Un uomo, condannato per aver violato gli obblighi della sorveglianza speciale, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo la lieve entità del fatto e l’avvenuta prescrizione del reato. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il calcolo prescrizione recidiva comporta un duplice aumento dei termini e che la condotta, per le sue modalità, non poteva essere considerata di particolare tenuità.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo Prescrizione Recidiva: Quando il Reato non si Estingue

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento su due temi centrali del diritto penale: l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e, soprattutto, il corretto calcolo prescrizione recidiva. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la condanna e fornendo principi guida per casi analoghi.

I Fatti del Caso: Violazione degli Obblighi di Sorveglianza

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado alla pena di un anno e otto mesi di reclusione per la violazione delle prescrizioni imposte dalla misura di prevenzione. Nello specifico, pur avendo ottenuto un’autorizzazione a rientrare più tardi del solito (fino alle ore 00:00) per partecipare al matrimonio della sorella, veniva trovato dalle forze dell’ordine per strada, nei pressi della sua abitazione, oltre tre ore dopo il termine consentito. Questo comportamento integrava il reato previsto dall’art. 75, comma 2, del D.Lgs. 159/2011.

I Motivi del Ricorso: Tenuità del Fatto e Prescrizione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha basato il suo ricorso in Cassazione su due argomentazioni principali.

La Richiesta di Applicazione dell’Art. 131-bis c.p.

In primo luogo, si lamentava la mancata assoluzione per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, la condotta era da considerarsi lieve, poiché l’imputato si trovava vicino a casa, non era in compagnia di pregiudicati e non stava commettendo altri reati. Il ritardo era legato a un evento familiare per cui aveva ricevuto un’autorizzazione speciale.

L’Erroneo Calcolo della Prescrizione

In secondo luogo, si sosteneva che il reato fosse ormai estinto per prescrizione. La difesa argomentava che i giudici di merito avessero errato nel calcolare i termini, applicando due volte l’aumento previsto per la recidiva, in contrasto con alcuni orientamenti giurisprudenziali.

La Decisione della Cassazione sul Calcolo Prescrizione Recidiva

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le tesi, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. La decisione della Corte si fonda su un’analisi rigorosa sia della gravità della condotta sia delle norme che regolano il calcolo prescrizione recidiva.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni addotte dalla Suprema Corte sono chiare e seguono un duplice binario argomentativo.

La Gravità della Condotta Esclude la Tenuità del Fatto

Per quanto riguarda l’art. 131-bis c.p., i giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente negato il proscioglimento. La motivazione è stata giudicata approfondita e non illogica. La gravità del fatto è stata desunta da tre elementi chiave:
1. La Rilevante Violazione Temporale: Un ritardo di oltre tre ore non è trascurabile.
2. L’Abuso del Beneficio: L’imputato aveva già beneficiato di un’ampia autorizzazione (un prolungamento di quattro ore), dimostrando di non tenere in debita considerazione le prescrizioni dell’autorità giudiziaria.
3. Il Tentativo di Negare la Violazione: Mostrare agli agenti l’autorizzazione, che in realtà fissava il suo rientro a mezzanotte, è stato interpretato come un tentativo di mascherare la propria inadempienza, indice di un’offensività non minima della condotta.

Il Corretto Calcolo della Prescrizione in Caso di Recidiva

Sul punto cruciale della prescrizione, la Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato e prevalente. La Corte ha spiegato che la recidiva reiterata, essendo una circostanza a effetto speciale, incide su due fronti distinti:
* Sul termine minimo di prescrizione, ai sensi dell’art. 157, secondo comma, c.p.
* Sul termine massimo di prescrizione, in presenza di atti interruttivi, ai sensi dell’art. 161, secondo comma, c.p.

Questa duplice valenza, secondo la Corte, non viola il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto). Le due norme (artt. 157 e 161 c.p.) operano su istituti diversi e la loro applicazione congiunta è legittima, non essendo previsto alcun limite o deroga dal codice. La Corte ha anche richiamato la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (sentenza Zolotoukhine c. Russia), specificando che l’istituto della prescrizione non rientra nell’ambito di tutela del ‘ne bis in idem’ sostanziale.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio di rigore sia nella valutazione della condotta dell’imputato sottoposto a misure di prevenzione, sia nell’interpretazione delle norme sulla prescrizione. Le implicazioni pratiche sono significative: chi viola gli obblighi imposti non può facilmente invocare la tenuità del fatto se la violazione è considerevole e accompagnata da un atteggiamento elusivo. Inoltre, per i soggetti recidivi, il calcolo prescrizione recidiva deve tenere conto del doppio impatto che questa condizione ha sui termini, allungando notevolmente i tempi necessari per l’estinzione del reato. La sentenza rafforza l’idea che la recidiva è un indicatore di pericolosità sociale che il legislatore ha inteso sanzionare con maggiore severità anche sul piano processuale.

La recidiva reiterata come incide sul calcolo della prescrizione?
Secondo la Corte di Cassazione, la recidiva reiterata, in quanto circostanza a effetto speciale, incide sia sul calcolo del termine minimo di prescrizione (ex art. 157, comma 2, c.p.), sia, in presenza di atti interruttivi, su quello del termine massimo (ex art. 161, comma 2, c.p.).

Perché la Corte di Cassazione ha escluso l’applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) in questo caso?
La Corte ha ritenuto il fatto non di particolare tenuità a causa della rilevante violazione dell’orario di rientro (oltre tre ore), dell’abuso di un’autorizzazione già ampia concessa per un evento familiare e del tentativo di negare la violazione mostrando agli agenti un’autorizzazione che in realtà confermava il suo torto.

Il doppio aumento del termine di prescrizione per la recidiva viola il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di doppio giudizio)?
No. La Corte ha stabilito che questa duplice applicazione non viola il principio del ‘ne bis in idem’, poiché le norme che prevedono gli aumenti (artt. 157 e 161 c.p.) si riferiscono a istituti diversi e il codice non pone limiti alla loro applicazione congiunta. Inoltre, l’istituto della prescrizione non rientra nell’ambito di tutela di tale principio secondo la giurisprudenza della Corte EDU.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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