Calcolo Pena Rito Abbreviato: La Cassazione Corregge l’Errore Matematico della Corte d’Appello
La corretta applicazione delle norme sulla determinazione della pena è un pilastro fondamentale del diritto penale. Il calcolo pena rito abbreviato, in particolare, prevede una riduzione fissa di un terzo, un beneficio che deve essere applicato con precisione matematica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11118/2024) ha ribadito questo principio, intervenendo per correggere un palese errore di calcolo commesso da una Corte d’Appello, a dimostrazione di come anche un dettaglio numerico possa inficiare la validità di una condanna.
I Fatti del Processo
La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di minaccia (art. 612 c.p.). In seguito a un primo annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione, il caso era approdato a una Corte d’Appello per la rideterminazione della pena. La Corte territoriale, dopo aver dichiarato estinto per prescrizione un altro reato, aveva ricalcolato la sanzione per il reato residuo, infliggendo una pena di un mese e venti giorni di reclusione.
L’imputato, tuttavia, ha proposto un nuovo ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge proprio in relazione al calcolo della pena. Il motivo del ricorso era semplice e diretto: la riduzione per aver scelto il rito abbreviato non era stata applicata nella misura corretta di un terzo.
Il Ricorso e l’Errore sul Calcolo Pena Rito Abbreviato
Il nucleo della questione risiedeva in un errore puramente matematico. La Corte d’Appello aveva indicato come pena base due mesi di reclusione. Applicando la diminuzione di un terzo prevista per il rito abbreviato, la pena finale avrebbe dovuto essere di un mese e dieci giorni.
Ecco il calcolo corretto:
– Pena base: 2 mesi = 60 giorni
– Riduzione per rito abbreviato: 1/3 di 60 giorni = 20 giorni
– Pena finale: 60 giorni – 20 giorni = 40 giorni (corrispondenti a 1 mese e 10 giorni)
La Corte d’Appello, invece, aveva irrogato una pena di un mese e venti giorni (50 giorni), applicando di fatto una riduzione inferiore a quella spettante per legge. Questo errore, sebbene apparentemente di lieve entità, costituisce una chiara violazione di legge, poiché incide direttamente sulla libertà personale dell’imputato.
Le Motivazioni della Sentenza
La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, definendo l’errore di calcolo come “evidente”. La discrepanza tra la pena base indicata e la pena finale, considerata la riduzione obbligatoria per il rito, non lasciava spazio a interpretazioni.
Invece di annullare nuovamente la sentenza e disporre un ulteriore giudizio di rinvio, con conseguente allungamento dei tempi processuali, la Suprema Corte ha deciso di avvalersi del potere di emendamento previsto dall’art. 619, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma consente alla Cassazione di correggere direttamente gli errori di diritto o gli errori materiali che non richiedono ulteriori accertamenti di fatto.
La decisione si fonda sul principio di economia processuale: essendo l’errore di natura puramente matematica e facilmente rettificabile, un nuovo processo sarebbe stato superfluo. La Corte ha quindi potuto risolvere la questione in modo definitivo e immediato.
Le Conclusioni
Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha rettificato la pena inflitta, sostituendo quella di “mesi uno e giorni venti di reclusione” con la pena corretta di “mesi uno e giorni dieci di reclusione”.
La pronuncia sottolinea l’importanza della precisione nel determinare la sanzione penale e conferma che il beneficio della riduzione di un terzo per il rito abbreviato è un diritto dell’imputato che deve essere applicato in modo matematicamente esatto. Anche un piccolo errore di calcolo può costituire motivo valido per un ricorso in Cassazione, portando alla correzione della sentenza e garantendo la piena aderenza della pena ai dettami di legge.
Perché la sentenza della Corte d’Appello è stata impugnata?
La sentenza è stata impugnata perché conteneva un errore materiale nel calcolo della pena. La riduzione per il rito abbreviato applicata era inferiore a quella di un terzo prevista obbligatoriamente dalla legge.
Qual era l’errore di calcolo commesso?
Partendo da una pena base di due mesi (60 giorni), la Corte d’Appello avrebbe dovuto ridurre la pena di un terzo (20 giorni), arrivando a un mese e dieci giorni (40 giorni). Invece, l’ha determinata in un mese e venti giorni (50 giorni), commettendo un errore matematico.
Come ha risolto la questione la Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha riconosciuto l’errore e, invece di annullare la sentenza e rinviare il processo, ha utilizzato il suo potere di emendamento per correggere direttamente la pena, stabilendola nella misura corretta di un mese e dieci giorni di reclusione.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 11118 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 2 Num. 11118 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 17/01/2024
Sentenza
sul ricorso proposto da
NOME nato a Monopoli il DATA_NASCITA
avverso la sentenza della Corte d’appello di Bari in data 3/5/2023
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
preso atto che il procedimento viene trattato con contraddittorio scritto ai sensi dell’art. 23, comma 8, D.L. n.137/2020, convertito nella L. 18/12/2020 n. 176 (così come modificato per il termine di vigenza dall’art. 16 del D.L. 30/12/2021, n.228, convertito nella L. 25/02/2022 n. 15);
udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME:
letta la requisitoria con la quale il AVV_NOTAIO procuratore generale NOME COGNOME ha chiesto l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata limitatamente alla pena irrogata per il reato sub b), eliminando dalla pena finale quella di gg. 10 di reclusione;
lette le conclusioni scritte dell’AVV_NOTAIO difensore di NOME NOME, con le quali si è associato alla richiesta del Procuratore generale
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza in data 3/5/2023, la Corte d’appello di Bari decidendo in sede di rinvio a seguito di annullamento disposto dalla Corte di cassazione con sentenza del 18/10/2022, rideterminava la pena inflitta a COGNOME NOME per il residuo reato di cui all’art. 612 cod. pen., in mesi uno e gg. 20 di reclusione.
Avverso detta sentenza ricorre per cassazione l’imputato per violazione di legge in relazione al calcolo della pena che sarebbe stata ridotta per il rito abbreviato, in misura inferiore ad un terzo.
Il ricorso è fondato. La Corte d’appello nel rideterminare la pena, a seguito della estinzione del reato di cui all’art. 337 cod. pen. per prescrizione, ha indicato la pena in mesi uno e gg. 20 di reclusione partendo dalla pena base di mesi due di reclusione, così che risulta evidente l’errore di calcolo dovendo la pena essere ridotta di un terzo secco per il rito abbreviato e rideterminata in quella di mesi uno e gg. 10 di reclusione.
Tale errore, tuttavia, può essere emendato da questa Corte ai sensi dell’art. 619, co.2, cod. proc. pen.
P.Q.M.
Rettifica la sentenza impugnata nel senso che la pena di mesi uno e giorni venti di reclusione è sostituita con la pena di mesi uno e giorni dieci di reclusione
Roma, 17 gennaio 2024
Il consigliere est.
NOME COGNOME
Il presidente
NOME COGNOME
.9