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Calcolo pena rito abbreviato: la Cassazione corregge

Un uomo condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ricorre in Cassazione. La Corte rigetta le motivazioni sulla sussistenza di una speciale attenuante, ma accoglie il ricorso per un errore nel calcolo della pena con rito abbreviato. La sentenza viene annullata senza rinvio limitatamente alla pena, che viene ricalcolata e ridotta direttamente dalla Cassazione, applicando correttamente la riduzione di un terzo prevista dalla legge.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo pena rito abbreviato: la Cassazione corregge un errore aritmetico

Un recente caso ha evidenziato l’importanza della precisione matematica nel diritto penale, in particolare riguardo al calcolo pena rito abbreviato. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25928 del 2024, ha annullato una decisione della Corte di Appello a causa di un banale errore di calcolo nella riduzione della pena, dimostrando come anche un dettaglio aritmetico possa avere conseguenze significative sul trattamento sanzionatorio di un imputato.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo accusato di aver favorito l’ingresso illegale in Italia di una cittadina straniera e di sua figlia. Secondo l’accusa, l’imputato aveva sostenuto le spese di viaggio e promesso una somma di denaro a un complice affinché si recasse nel paese d’origine della donna per sposarla. Questo matrimonio fittizio avrebbe permesso alla donna e alla figlia di ottenere un visto d’ingresso e una carta di soggiorno per familiari di cittadini dell’Unione Europea, per poi andare a convivere direttamente con l’imputato.

L’Iter Giudiziario

In primo grado, il Giudice per le indagini preliminari aveva condannato l’imputato, riconoscendo però le attenuanti generiche e la circostanza attenuante dei motivi di particolare valore morale e sociale (art. 62 n. 1 c.p.), in quanto l’uomo aveva poi formato un nucleo familiare stabile con la donna e la figlia. La pena era stata fissata in quattro mesi di reclusione e 5.000 euro di multa.

La Procura aveva impugnato la sentenza, contestando il riconoscimento dell’attenuante speciale. La Corte di Appello aveva accolto il ricorso del pubblico ministero, escludendo l’attenuante e, di conseguenza, aveva riformato la sentenza in peius (cioè in modo peggiorativo per l’imputato), rideterminando la pena in cinque mesi e venti giorni di reclusione e 7.500 euro di multa.

La Decisione della Cassazione e il corretto calcolo pena rito abbreviato

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione basandosi su tre motivi. I giudici supremi hanno ritenuto manifestamente infondato il primo motivo, relativo alla presunta inammissibilità del ricorso della Procura e al merito dell’attenuante. La Corte ha ribadito che, per l’applicazione dell’attenuante dei motivi di particolare valore morale, non è sufficiente la convinzione soggettiva dell’agente, ma è necessaria una corrispondenza oggettiva a valori etici riconosciuti come preminenti dalla collettività.

Tuttavia, la Cassazione ha accolto il secondo e il terzo motivo del ricorso, focalizzati sull’erroneità del calcolo pena rito abbreviato effettuato dalla Corte di Appello.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rilevato che la Corte territoriale, pur partendo da una pena base di un anno di reclusione e 15.000 euro di multa (poi ridotta a otto mesi e 10.000 euro per le attenuanti generiche), aveva commesso un errore nell’applicare la riduzione di un terzo prevista dall’art. 442 del codice di procedura penale per chi sceglie il rito abbreviato. La riduzione, definita ‘secca’, deve essere applicata precisamente nella misura di un terzo.

Il calcolo corretto avrebbe dovuto portare a una pena di cinque mesi e dieci giorni di reclusione e 6.666,67 euro di multa, e non a cinque mesi e venti giorni e 7.500 euro come erroneamente stabilito in appello. La Corte ha sottolineato che, quando l’errore è puramente matematico e non richiede ulteriori accertamenti di fatto, può provvedere direttamente alla correzione, annullando la sentenza impugnata senza rinvio limitatamente alla misura della pena.

Le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza della Corte di Appello nella parte relativa al trattamento sanzionatorio. Ha quindi rideterminato la pena finale in cinque mesi e dieci giorni di reclusione e 6.667,00 euro di multa, dichiarando inammissibile il ricorso per il resto. Questa decisione riafferma un principio fondamentale: la precisione nel calcolo della pena è un diritto dell’imputato e un dovere del giudice, e la sua violazione costituisce un errore di legge che la Cassazione ha il potere e il dovere di correggere.

Perché la Corte di Cassazione ha modificato la pena decisa dalla Corte di Appello?
La Corte di Cassazione ha modificato la pena perché la Corte di Appello aveva commesso un errore di calcolo nell’applicare la riduzione di un terzo prevista per il rito abbreviato. La pena inflitta era superiore a quella che sarebbe risultata da una corretta operazione aritmetica.

Qual è la regola per la riduzione della pena nel rito abbreviato?
La regola, come ribadito dalla sentenza, prevede una riduzione ‘secca’ di un terzo sulla pena determinata dal giudice dopo aver considerato tutte le circostanze aggravanti e attenuanti. Non è una riduzione discrezionale ma un calcolo matematico preciso.

Perché non è stata riconosciuta l’attenuante dei motivi di particolare valore morale e sociale?
La Corte ha stabilito che, per il riconoscimento di questa attenuante, non basta la convinzione personale dell’imputato di agire per un fine lodevole (come formare una famiglia). È necessario che il motivo alla base dell’azione sia oggettivamente apprezzabile e riconosciuto come preminente dai valori etici e sociali della collettività, condizione che non è stata ritenuta sussistente nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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