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Calcolo pena reato continuato: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Cosenza relativa al calcolo della pena per reato continuato. L’errore del giudice di merito è stato duplice: non ha motivato l’aumento di pena per i reati satellite e ha calcolato un aumento inferiore al minimo legale previsto in caso di recidiva reiterata. La sentenza sottolinea l’obbligo di motivazione e il rispetto dei limiti di legge nel calcolo pena reato continuato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo pena reato continuato: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13129 del 2024, offre importanti chiarimenti sul calcolo pena reato continuato, specialmente in presenza di recidiva. La Suprema Corte ha annullato un’ordinanza emessa in sede di esecuzione, evidenziando due errori cruciali commessi dal giudice di merito: la mancata motivazione sugli aumenti di pena e l’errata applicazione dei limiti minimi previsti dalla legge. Questa decisione rafforza i principi di proporzionalità e trasparenza nella determinazione della sanzione penale.

I Fatti: La Rideterminazione della Pena in Sede Esecutiva

Il caso ha origine da un’istanza presentata da un condannato per ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione tra diversi reati oggetto di distinte sentenze. Il Tribunale di Cosenza, in funzione di giudice dell’esecuzione, accoglieva la richiesta e rideterminava la pena complessiva. Partendo da una pena base di quattro anni di reclusione per il reato più grave, il giudice applicava un aumento totale di quindici mesi di reclusione per tutti gli altri reati, i cosiddetti “reati satellite”, stabilendo un aumento fisso di un mese per ciascuno di essi.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e il calcolo pena reato continuato

Il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Cosenza impugnava l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due motivi di ricorso strettamente connessi al corretto calcolo pena reato continuato.

1. Violazione dei limiti minimi per la recidiva: Il ricorrente sosteneva che, essendo stata applicata al condannato la recidiva prevista dall’art. 99, quarto comma, cod. pen. in una precedente sentenza irrevocabile, l’aumento per la continuazione non poteva essere inferiore a un terzo della pena base. Di conseguenza, l’aumento totale avrebbe dovuto essere di almeno sedici mesi, e non quindici come erroneamente stabilito.
2. Mancanza di motivazione: Il Pubblico Ministero lamentava l’assenza di qualsiasi motivazione riguardo alla quantificazione degli aumenti di pena. Il giudice, infatti, aveva applicato un aumento identico per ciascun reato satellite, nonostante le pene originarie fossero di entità molto diversa, senza spiegare i criteri seguiti in violazione degli artt. 81 e 133 del codice penale.

La Decisione della Cassazione: Obbligo di Motivazione e Rispetto dei Limiti di Legge

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi del ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. La sentenza si fonda su principi consolidati, ribadendo con forza l’importanza del rigore motivazionale e del rispetto delle norme sostanziali nella fase esecutiva.

Le motivazioni

Nelle sue motivazioni, la Suprema Corte ha richiamato la propria giurisprudenza, incluse le Sezioni Unite, sottolineando che il giudice dell’esecuzione, quando applica la disciplina del reato continuato, è titolare di un potere discrezionale che deve essere esercitato nel rispetto dei parametri fissati dagli artt. 132 e 133 c.p. Ciò implica l’obbligo di motivare non solo la scelta della pena-base, ma anche l’entità dei singoli aumenti per i reati satellite. Questa motivazione deve essere tale da rendere trasparente il percorso logico-giuridico seguito, garantendo un controllo effettivo sulla proporzionalità della pena complessiva.

Inoltre, la Corte ha censurato l’errore di calcolo relativo alla recidiva. L’art. 81, quarto comma, c.p. stabilisce chiaramente che, in caso di recidiva reiterata, l’aumento di pena per la continuazione non può essere inferiore a un terzo della pena stabilita per il reato più grave. Nel caso di specie, il giudice aveva applicato un aumento di quindici mesi, inferiore al minimo legale di sedici, commettendo un palese errore di diritto. La Cassazione ha specificato che il giudice avrebbe dovuto, ai sensi di legge, determinare un aumento “in misura non inferiore ad un terzo della pena stabilita per il reato più grave”.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza, rinviando il procedimento al Tribunale di Cosenza per un nuovo giudizio da parte di un diverso magistrato. Il nuovo giudice dovrà ricalcolare la pena attenendosi scrupolosamente ai principi enunciati: dovrà fornire una motivazione specifica e congrua per ogni aumento di pena relativo ai reati satellite, tenendo conto della loro diversa gravità, e dovrà rispettare il limite minimo di aumento imposto dalla presenza della recidiva reiterata. La sentenza rappresenta un monito fondamentale sull’importanza di un’applicazione rigorosa e motivata delle norme sul calcolo pena reato continuato, a garanzia della legalità e della giustizia della pena.

Quando si applica il reato continuato, il giudice può decidere l’aumento di pena per i reati ‘satellite’ senza motivazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice è tenuto a motivare l’entità dei singoli aumenti per i reati-satellite, per permettere un controllo sul percorso logico-giuridico seguito e garantire la proporzionalità della pena.

Cosa succede al calcolo della pena se all’imputato è stata applicata la recidiva reiterata?
In caso di recidiva reiterata (art. 99, comma quarto, c.p.), l’aumento di pena per i reati satellite in continuazione non può essere inferiore a un terzo della pena stabilita per il reato più grave.

Perché la Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Cosenza?
L’ordinanza è stata annullata perché il giudice non ha fornito alcuna motivazione sulla congruità degli aumenti di pena, applicando un aumento identico per reati diversi, e ha erroneamente calcolato l’aumento minimo per la continuazione in misura inferiore a quella prevista dalla legge in presenza di recidiva reiterata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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