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Calcolo pena illegale: la Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di furto aggravato, annullando la sentenza per uno degli imputati a causa di un calcolo pena illegale. Il Tribunale aveva irrogato una pena inferiore al minimo legale e commesso errori nel bilanciamento delle circostanze e nell’applicazione dell’aumento per il reato continuato. La Corte ha chiarito i criteri per determinare la pena base e l’impossibilità di bilanciare le attenuanti con la continuazione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo Pena Illegale: la Cassazione Fissa i Paletti

La corretta determinazione della pena è uno dei cardini del diritto penale. Una sanzione non può essere arbitraria, ma deve rispettare i limiti minimi e massimi previsti dalla legge. Quando ciò non avviene, si parla di calcolo pena illegale, una violazione che può portare all’annullamento della sentenza. Con la sentenza n. 10132/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta proprio su questo tema, chiarendo importanti principi in materia di reato continuato e bilanciamento delle circostanze.

I Fatti: Condanna per Furti Aggravati e il Ricorso della Procura

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Lecce, che aveva condannato due donne per una serie di furti e tentati furti in abitazione, commessi tra luglio e settembre 2017. Il Tribunale aveva concesso a entrambe le imputate le circostanze attenuanti generiche, ritenendole equivalenti alle aggravanti contestate, e le aveva condannate alla pena di un anno di reclusione e 400 euro di multa.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la pena inflitta fosse illegale. Secondo la Procura, la sanzione era inferiore a quella minima applicabile ratione temporis e, per una delle imputate, condannata per più reati in continuazione, era stata determinata in modo ‘onnicomprensivo’ senza una corretta applicazione delle norme sul reato continuato.

L’Analisi della Cassazione e il calcolo pena illegale

La Suprema Corte ha analizzato separatamente le posizioni delle due imputate, giungendo a conclusioni diverse.

La Posizione della Prima Imputata: Ricorso Inammissibile

Per una delle due donne, ritenuta responsabile di un singolo tentato furto aggravato commesso a settembre 2017, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il Tribunale aveva correttamente applicato le norme vigenti all’epoca del fatto. Dopo aver effettuato il calcolo partendo dalla pena base, ridotta per il tentativo e ulteriormente diminuita per le attenuanti generiche, la Corte ha concluso che la pena di un anno di reclusione non era ‘illegale’. Una pena è illegale solo quando si colloca al di fuori dello schema sanzionatorio previsto dalla legge, non quando è semplicemente il frutto di una valutazione di merito o di un’errata applicazione di legge che non la rende estranea al sistema.

La Posizione della Seconda Imputata: Annullamento per Errore nel Calcolo

Ben diversa è stata la valutazione per la seconda imputata, condannata per tre diversi episodi delittuosi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (reato continuato). Qui la Cassazione ha riscontrato un palese calcolo pena illegale.

Il Tribunale aveva commesso due errori fondamentali:
1. Mancata individuazione del reato più grave: Non aveva specificato quale dei reati contestati fosse stato considerato il più grave, la cui pena base è essenziale per poi calcolare l’aumento per la continuazione.
2. Errato bilanciamento: Aveva bilanciato le circostanze attenuanti generiche non solo con le aggravanti, ma anche ‘con la continuazione’, un’operazione giuridicamente impossibile. La continuazione, infatti, non è una circostanza del reato, ma una modalità di unificazione di più reati.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito che, in tema di reato continuato, il giudice deve prima individuare la violazione più grave in astratto, basandosi sulla pena edittale prevista per ciascun reato, tenendo conto di tutte le circostanze aggravanti e attenuanti e del relativo giudizio di bilanciamento. Solo dopo aver determinato la pena per tale reato, si può applicare l’aumento per i reati ‘satellite’.

Nel caso specifico, la pena di un anno di reclusione era inferiore al minimo edittale previsto per i furti in abitazione commessi prima della riforma del 2017 (da uno a sei anni, dopo il bilanciamento). Pertanto, la pena detentiva era palesemente illegale. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio per questa imputata, rinviando il caso al Tribunale di Lecce per una nuova e corretta determinazione della pena.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma principi cruciali per la corretta amministrazione della giustizia penale. Sottolinea la distinzione tra pena ‘illegale’ (esterna al sistema sanzionatorio) e pena ‘illegittima’ (frutto di un errore di valutazione interno al sistema), precisando che solo la prima può essere oggetto di un ricorso per cassazione in questi termini. Soprattutto, ribadisce la metodologia rigorosa da seguire nel calcolo della pena per il reato continuato, un processo che non ammette scorciatoie o confusioni concettuali come il bilanciamento tra attenuanti e la continuazione stessa.

Quando una pena è considerata ‘illegale’ secondo la Cassazione?
Una pena è definita illegale quando non corrisponde, per specie o per quantità, a quella astrattamente prevista dalla legge per la fattispecie incriminatrice, collocandosi così al di fuori del sistema sanzionatorio delineato dal codice penale. Si distingue dalla pena meramente ‘illegittima’, che è invece determinata in violazione di legge ma rimane all’interno dei limiti edittali.

Come si calcola correttamente la pena in caso di reato continuato?
Il giudice deve prima individuare la violazione considerata più grave, determinare la pena base per quel reato tenendo conto di tutte le circostanze e del loro bilanciamento, e solo successivamente applicare un aumento di pena per gli altri reati commessi in esecuzione del medesimo disegno criminoso.

È possibile bilanciare le circostanze attenuanti generiche con la ‘continuazione’ del reato?
No. La sentenza chiarisce che tale operazione non è consentita. L’aumento di pena per la continuazione attiene a reati autonomi e non può essere oggetto del giudizio di bilanciamento, che riguarda invece le circostanze aggravanti e attenuanti di un singolo reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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