LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Calcolo pena estorsione: la Cassazione corregge

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25666/2025, ha annullato una decisione della Corte d’Appello per un errore nel calcolo pena estorsione aggravata. La Corte ha ribadito che, in caso di prevalenza delle attenuanti, la pena base deve essere quella prevista per il reato semplice, non per quello aggravato. La mancanza di una motivazione adeguata sulla misura della riduzione ha ulteriormente viziato la sentenza, portando al rinvio per un nuovo giudizio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo Pena Estorsione: La Cassazione Annulla per Errore sulla Pena Base

La corretta determinazione della pena è uno dei cardini del diritto penale, un processo che richiede rigore e aderenza ai principi stabiliti dalla legge e dalla giurisprudenza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 25666 del 2025, offre un importante chiarimento sul calcolo pena estorsione quando il giudice riconosce la prevalenza delle circostanze attenuanti. La Suprema Corte ha annullato una decisione di merito che aveva commesso un errore cruciale nella scelta della pena base, dimostrando ancora una volta come la forma e la sostanza nel diritto siano inscindibili per garantire un giudizio equo.

Il Fatto: Una Condanna per Estorsione Aggravata in Appello

Il caso trae origine da una condanna per il reato di estorsione, aggravata sia dalla partecipazione di più persone riunite sia dal metodo mafioso. La Corte d’appello, in sede di giudizio di rinvio a seguito di un precedente annullamento, aveva il compito di rideterminare il trattamento sanzionatorio a carico di un imputato.

Nel farlo, tuttavia, il giudice di merito aveva individuato la pena base in quella prevista per l’ipotesi di estorsione aggravata (art. 629, comma 2, c.p.). Su questa base, aveva applicato l’aumento per l’aggravante del metodo mafioso e, solo successivamente, aveva operato una riduzione per la riconosciuta prevalenza delle circostanze attenuanti generiche e di quella del risarcimento del danno. Questo metodo di calcolo è stato contestato dall’imputato tramite ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Errore sul Calcolo Pena Estorsione e Difetto di Motivazione

Il difensore ha articolato il ricorso su due punti fondamentali:

1. Violazione di legge sul calcolo della pena: Si sosteneva che la Corte d’appello avesse disatteso il principio di diritto enunciato nella precedente sentenza di annullamento e consolidato dalle Sezioni Unite. L’errore consisteva nell’aver utilizzato come pena base quella dell’estorsione aggravata anziché quella, più mite, dell’estorsione semplice, come invece impone il giudizio di prevalenza delle attenuanti.
2. Vizio di motivazione: Si contestava inoltre che la riduzione della pena, applicata in misura prossima al minimo edittale, fosse stata disposta senza un’adeguata motivazione che giustificasse una diminuzione così esigua, nonostante il riconoscimento della prevalenza di ben due circostanze attenuanti.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato in entrambi i suoi motivi, procedendo all’annullamento della sentenza impugnata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’appello per un nuovo giudizio.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha innanzitutto richiamato il principio fondamentale stabilito dalle Sezioni Unite (sent. n. 42414 del 2021), secondo cui il corretto calcolo pena estorsione in caso di prevalenza delle attenuanti segue un percorso ben preciso. Quando le circostanze attenuanti prevalgono su quelle aggravanti (fatte salve quelle ad effetto speciale o che non ammettono bilanciamento), l’effetto è quello di “neutralizzare” l’aggravante. Di conseguenza, la pena base da cui partire per il calcolo non può più essere quella del reato aggravato, ma deve essere quella prevista per la fattispecie semplice (in questo caso, l’estorsione ex art. 629, comma 1, c.p.). Solo dopo aver individuato questa pena base, il giudice potrà applicare gli eventuali aumenti per le aggravanti “privilegiate” (come quella del metodo mafioso, sottratta al bilanciamento) e, infine, operare la diminuzione per le attenuanti prevalenti.

La Corte d’appello aveva invertito l’ordine, partendo da una base di calcolo errata e più severa, violando così un principio consolidato.

In secondo luogo, i giudici di legittimità hanno accolto anche la doglianza sul difetto di motivazione. Hanno ribadito che, sebbene la graduazione della pena sia un potere discrezionale del giudice di merito, è necessaria una motivazione specifica e dettagliata quando la pena si discosta in modo apprezzabile dalla media edittale o, come nel caso di specie, quando la riduzione per le attenuanti prevalenti risulta esigua e quasi simbolica. Il giudice deve spiegare perché, nonostante la valutazione positiva espressa con il giudizio di prevalenza, la diminuzione della pena sia così contenuta. Mancando tale spiegazione, la decisione risulta arbitraria e non controllabile.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rafforza due principi essenziali per la tutela dei diritti dell’imputato nel processo penale. Primo, il calcolo della pena non è un atto meramente aritmetico, ma un procedimento logico-giuridico che deve seguire passaggi precisi e inderogabili, specialmente quando si applicano istituti complessi come il bilanciamento delle circostanze. Partire da una pena base errata inficia l’intero calcolo e porta a una sanzione illegittima. Secondo, la discrezionalità del giudice non è mai assoluta, ma deve sempre essere esercitata attraverso una motivazione congrua, logica e completa, che permetta di comprendere l’iter decisionale seguito. L’obbligo di motivazione è una garanzia fondamentale contro decisioni arbitrarie e assicura che la pena sia sempre proporzionata e giusta.

Come si calcola la pena quando le circostanze attenuanti sono dichiarate prevalenti su quelle aggravanti?
Quando le circostanze attenuanti sono ritenute prevalenti, il calcolo deve partire dalla pena prevista per il reato nella sua forma semplice (non aggravata). Su questa base si applicano prima gli aumenti per le eventuali aggravanti non soggette a bilanciamento e solo dopo si effettua la diminuzione per le attenuanti.

Qual è stato l’errore commesso dalla Corte d’appello nel determinare la pena?
La Corte d’appello ha erroneamente utilizzato come pena base quella prevista per il reato di estorsione aggravata (art. 629, comma 2, c.p.) anziché quella, più mite, prevista per l’estorsione semplice (art. 629, comma 1, c.p.), come avrebbe dovuto fare in conseguenza del giudizio di prevalenza delle attenuanti.

Un giudice può ridurre la pena in misura minima a seguito delle attenuanti prevalenti senza fornire una spiegazione?
No. Secondo la Cassazione, una riduzione della pena definita “esigua”, ovvero molto contenuta, deve essere supportata da una motivazione specifica e dettagliata che spieghi le ragioni di una diminuzione così limitata, altrimenti la sentenza è viziata per difetto di motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati