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Calcolo pena e prescrizione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. L’ordinanza chiarisce i criteri per il calcolo pena, specificando che una motivazione dettagliata è necessaria solo per pene superiori alla media edittale. Inoltre, conferma che la recidiva reiterata aumenta significativamente i termini di prescrizione, respingendo le censure dell’imputato come manifestamente infondate.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo Pena e Prescrizione: Le Regole della Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito importanti chiarimenti sul calcolo pena e sui termini di prescrizione, specialmente in presenza di recidiva. La decisione nasce dal ricorso di un imputato condannato per furto aggravato, che lamentava un’errata quantificazione della pena e l’avvenuta prescrizione del reato. L’esito del ricorso, dichiarato inammissibile, offre spunti fondamentali per comprendere i criteri applicati dai giudici in queste delicate materie.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per il reato di furto aggravato, commesso nel 2009. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la prima sentenza, applicando le circostanze attenuanti generiche in misura prevalente sulle aggravanti e sulla recidiva reiterata specifica, riducendo così la pena.

Nonostante la riduzione, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. L’eccessività della pena base: a suo dire, la pena era stata fissata su un livello superiore al “medio edittale” senza una motivazione adeguata da parte dei giudici di merito.
2. L’avvenuta prescrizione del reato: sosteneva che il tempo trascorso dal fatto criminoso fosse sufficiente a estinguere il reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambe le argomentazioni, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Il Calcolo Pena e i Limiti della Motivazione

La Corte ha smontato punto per punto le doglianze del ricorrente, basandosi su principi giuridici consolidati.

Per quanto riguarda il primo motivo, relativo al calcolo pena, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: l’obbligo di una motivazione specifica e dettagliata sorge solo quando la pena base viene fissata in una misura pari o superiore al medio edittale. Al di sotto di questa soglia, è sufficiente un generico riferimento ai criteri di adeguatezza della pena previsti dall’art. 133 del codice penale.

La Corte ha inoltre colto l’occasione per precisare il metodo corretto per calcolare il “medio edittale”: non si tratta semplicemente di dimezzare il massimo della pena, ma di dividere per due la differenza tra il massimo e il minimo edittale, e aggiungere il risultato al minimo. Nel caso di specie, la pena applicata era inferiore a tale soglia, e la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta adeguata.

Le Motivazioni: Prescrizione e Recidiva

Anche il secondo motivo, relativo alla prescrizione, è stato giudicato infondato. La Corte ha effettuato un calcolo preciso del termine massimo di prescrizione, tenendo conto dell’impatto della recidiva reiterata.

Il reato, commesso il 27 novembre 2009, prevedeva una pena massima di dieci anni. Questo termine è stato aumentato di un terzo per effetto della recidiva, portandolo a tredici anni e quattro mesi. Successivamente, ai sensi dell’art. 161 c.p., questo termine è stato ulteriormente aumentato di due terzi, raggiungendo un totale di ventidue anni, due mesi e venti giorni. Risulta quindi evidente che, al momento della decisione, il termine massimo di prescrizione non era ancora decorso.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione è un importante promemoria su due aspetti cruciali del diritto penale. In primo luogo, consolida l’orientamento secondo cui la discrezionalità del giudice nel determinare la pena entro il “medio edittale” è ampia e non richiede una motivazione analitica, essendo sufficiente un richiamo alla congruità della sanzione. In secondo luogo, evidenzia l’effetto dirompente della recidiva reiterata sui termini di prescrizione, che vengono notevolmente allungati, rendendo più difficile l’estinzione del reato per il semplice decorso del tempo. La decisione, pertanto, riafferma il rigore del sistema sanzionatorio nei confronti di chi delinque ripetutamente.

Come si calcola il ‘medio edittale’ di una pena?
Non si divide a metà la pena massima, ma si calcola la differenza tra la pena massima e quella minima previste dalla legge, si divide questo risultato per due e lo si aggiunge alla pena minima.

Quando un giudice deve fornire una motivazione specifica per la quantificazione della pena?
Un giudice è tenuto a fornire una motivazione specifica e dettagliata solo quando irroga una pena base pari o superiore al ‘medio edittale’. Per pene inferiori a tale soglia, è sufficiente un generico riferimento all’adeguatezza della pena.

In che modo la recidiva reiterata influisce sulla prescrizione di un reato?
La recidiva reiterata comporta un significativo aumento del termine di prescrizione. La durata della pena massima prevista per il reato viene aumentata di un terzo, e il risultato finale può essere ulteriormente esteso fino a due terzi, allungando notevolmente il tempo necessario per l’estinzione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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