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Calcolo pena continuazione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38224/2024, è intervenuta su un caso relativo al riconoscimento del vincolo della continuazione tra più reati. La Corte ha annullato con rinvio la decisione del Tribunale di Frosinone limitatamente al calcolo pena continuazione, poiché errato. È stato ribadito il principio secondo cui la pena deve essere determinata partendo da quella più grave in concreto, sulla quale applicare gli aumenti per i reati satellite. Gli altri motivi di ricorso, relativi alla giurisdizione e alla competenza sul provvedimento di cumulo, sono stati invece rigettati.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo Pena Continuazione: La Cassazione Fissa i Criteri Corretti

Il corretto calcolo pena continuazione è un tema cruciale nella fase esecutiva del processo penale, poiché incide direttamente sulla quantità di pena che un condannato deve espiare. Con la recente sentenza n. 38224 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su questo delicato argomento, annullando una decisione di merito per un’errata determinazione della sanzione e ribadendo i principi consolidati dalle Sezioni Unite.

Il Caso: Una Richiesta di Riconoscimento della Continuazione

Un condannato si rivolgeva al Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, per ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione tra una serie di reati giudicati con diverse sentenze. Il Tribunale accoglieva parzialmente la richiesta, applicando la continuazione tra alcuni fatti e determinando la pena come aumento su una precedente condanna. Tuttavia, dichiarava inammissibile la domanda per altri reati, oggetto di sentenze emesse dalle Corti d’Appello di Milano e Firenze, e respingeva la richiesta di intervento sul provvedimento di cumulo pene.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Insoddisfatto della decisione, il condannato proponeva ricorso per cassazione basato su tre motivi principali:

1. Errata declaratoria di inammissibilità: Si contestava la decisione del Tribunale di non potersi pronunciare sulla continuazione per i fatti giudicati a Milano e Firenze, a causa di un precedente procedimento esecutivo ancora in corso.
2. Diniego di intervento sul cumulo: Si lamentava il rifiuto del giudice di modificare il provvedimento di cumulo, ritenendo che tale compito spettasse al Pubblico Ministero.
3. Errore nel calcolo della pena: Si evidenziava un contrasto e un errore nella determinazione della pena a titolo di aumento per continuazione.

La Decisione della Corte: Focus sul Calcolo Pena Continuazione

La Suprema Corte ha rigettato i primi due motivi di ricorso, ma ha accolto il terzo, quello relativo al calcolo pena continuazione, annullando con rinvio la decisione del Tribunale su questo specifico punto.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Cassazione ha confermato che il Tribunale non aveva giurisdizione esecutiva sui fatti di Milano e Firenze, poiché un altro procedimento esecutivo su quegli stessi fatti era ancora pendente a seguito di un precedente annullamento con rinvio da parte della stessa Corte di Cassazione.

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte ha ribadito che, una volta riconosciuta la continuazione, l’organo competente a emettere un nuovo provvedimento di cumulo pene è il Pubblico Ministero, non il giudice dell’esecuzione.

La Corretta Procedura per il Calcolo della Pena

Il punto cruciale della sentenza risiede nell’accoglimento del terzo motivo. La Corte ha rilevato che la determinazione del trattamento sanzionatorio era errata nel suo complesso. Citando i principi stabiliti dalle Sezioni Unite (sentenze Giampà 2024 e Pizzone 2021), ha chiarito la metodologia corretta da seguire.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di rispettare una procedura rigorosa per garantire un calcolo giusto e conforme alla legge. Il giudice dell’esecuzione, quando applica la continuazione, deve innanzitutto individuare il reato più grave tra tutti quelli unificati dal medesimo disegno criminoso. La gravità non va intesa in astratto, ma in concreto: il reato più grave è quello per cui è stata inflitta la pena più alta nella relativa sentenza. Una volta identificata questa “pena-base”, il giudice deve procedere ad applicare un aumento per ciascuno degli altri reati, i cosiddetti “reati-satellite”. Il Tribunale di Frosinone non si era attenuto a questo criterio, commettendo un errore che ha reso necessaria la cassazione della sua decisione.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale per la tutela dei diritti del condannato. Il calcolo pena continuazione non può essere arbitrario, ma deve seguire un percorso logico-giuridico preciso: individuazione della violazione più grave in concreto, assunzione della relativa pena come base di calcolo e successivi aumenti per i reati satellite. La decisione comporta l’annullamento dell’ordinanza impugnata limitatamente a questo aspetto e il rinvio al Tribunale di Frosinone, che dovrà procedere a un nuovo e corretto ricalcolo della sanzione complessiva, attenendosi scrupolosamente ai criteri indicati dalla Suprema Corte.

Quando il giudice dell’esecuzione non può pronunciarsi su una richiesta di continuazione?
Quando sui medesimi fatti è già pendente un altro procedimento esecutivo non ancora concluso. In tal caso, il giudice adito difetta di giurisdizione esecutiva.

Dopo il riconoscimento della continuazione, chi è competente a emettere un nuovo ordine di esecuzione con il cumulo delle pene?
L’organo competente a emettere un nuovo provvedimento di cumulo è il Pubblico Ministero, non il giudice dell’esecuzione che ha riconosciuto la continuazione.

Qual è il metodo corretto per il calcolo della pena in caso di continuazione?
Bisogna individuare il reato più grave, ovvero quello per cui è stata inflitta la pena più alta in concreto. Tale pena funge da base (pena-base), sulla quale vengono poi applicati gli aumenti per ciascuno degli altri reati (reati-satellite) uniti dal medesimo disegno criminoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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