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Calcolo pena aggravante: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava il calcolo della riduzione di pena a seguito dell’esclusione di una circostanza aggravante. La Corte ha stabilito che la valutazione sulla quantificazione della pena è di competenza dei giudici di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se non per manifesta illogicità, non riscontrata nel caso di specie. Il calcolo pena aggravante effettuato dalla Corte d’Appello è stato ritenuto corretto e privo di vizi logici.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo Pena Aggravante: la Cassazione fissa i limiti del sindacato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21034 del 2024, offre importanti chiarimenti sui criteri di calcolo pena aggravante e sui limiti del sindacato del giudice di legittimità sulla quantificazione della sanzione. Il caso riguarda un ricorso presentato contro una decisione della Corte d’Appello che aveva rideterminato la pena a seguito dell’esclusione di una circostanza aggravante, ma in una misura ritenuta insufficiente dalla difesa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza del ragionamento dei giudici di merito.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per una serie di reati, tra cui diverse truffe aggravate e illeciti fiscali. In sede di rinvio, la Corte d’Appello di Roma aveva riformato la sentenza di primo grado, escludendo la circostanza aggravante di cui all’art. 61, n. 5, del codice penale (l’aver profittato di circostanze tali da ostacolare la pubblica o privata difesa). Di conseguenza, la Corte aveva proceduto a un nuovo calcolo della pena, rideterminandola in sei anni e undici mesi di reclusione, oltre a una multa.

La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. Secondo il ricorrente, la diminuzione di pena applicata dalla Corte d’Appello non era congrua, soprattutto in relazione ai fatti commessi in danno di tre vittime in età avanzata, per le quali era stata contestata l’aggravante della minorata difesa. La difesa chiedeva quindi una riduzione maggiore.

La Decisione della Cassazione sul Calcolo Pena Aggravante

La Corte di Cassazione ha respinto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra il controllo di legittimità, proprio della Cassazione, e la valutazione di merito, riservata ai giudici dei gradi precedenti. Secondo la Suprema Corte, la quantificazione della pena e degli aumenti o diminuzioni per le circostanze aggravanti o attenuanti rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere può essere censurato in Cassazione solo se la motivazione è palesemente illogica, contraddittoria o del tutto assente.

Le Motivazioni della Corte

Nel dettaglio, la Cassazione ha esaminato il ragionamento seguito dalla Corte d’Appello, ritenendolo logico e privo di errori. I giudici di merito avevano correttamente operato come segue:

1. Identificazione dell’aumento per la continuazione: Era stato calcolato un aumento complessivo di due anni di reclusione e 800 euro di multa per i sei episodi di truffa contestati.
2. Calcolo per singolo episodio: Questo aumento complessivo è stato suddiviso per i sei episodi, risultando in un aumento di quattro mesi di reclusione e 133 euro di multa per ciascun reato satellite.
3. Quantificazione della riduzione: La Corte d’Appello ha quindi determinato la quota di pena relativa alla sola aggravante esclusa, quantificandola discrezionalmente in 10 giorni di reclusione e 15 euro di multa.
4. Applicazione della detrazione: Moltiplicando tale quota per i sei episodi, si è giunti a una detrazione totale di 60 giorni di reclusione e 90 euro di multa, applicata alla pena complessiva.

La Cassazione ha sottolineato che questo calcolo è privo di errori e che le censure del ricorrente erano generiche e attinenti al merito, ovvero alla richiesta di una diversa e più favorevole quantificazione della pena, valutazione preclusa in sede di legittimità.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito. Il suo compito è assicurare l’esatta osservanza della legge e la coerenza logica della motivazione. Il calcolo pena aggravante, essendo espressione di una valutazione discrezionale del giudice, non è sindacabile se sorretto da una motivazione adeguata e non manifestamente illogica. La decisione della Corte d’Appello, avendo seguito un percorso argomentativo chiaro e coerente, è stata quindi ritenuta incensurabile, portando alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate erano generiche e attenevano al merito della quantificazione della pena, una valutazione discrezionale del giudice non sindacabile in sede di legittimità se non per vizi di manifesta illogicità, che in questo caso non sono stati riscontrati.

Come ha ragionato la Corte d’Appello nel calcolare la riduzione di pena?
La Corte d’Appello ha prima determinato l’aumento di pena per ciascun episodio di truffa in continuazione. Successivamente, ha stabilito in via discrezionale la quota di tale aumento imputabile alla sola circostanza aggravante che veniva esclusa (10 giorni) e ha detratto tale quota per tutti e sei gli episodi, ottenendo così la pena finale senza errori di calcolo.

La Corte di Cassazione può modificare la quantificazione della pena decisa dai giudici di merito?
No, di regola la Corte di Cassazione non può riesaminare la quantificazione della pena, poiché si tratta di una valutazione di merito. Può intervenire solo se la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, ma non per sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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