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Calcolo pena: aggravante privilegiata e attenuanti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17183/2025, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per tentato furto aggravato, chiarendo le regole per il corretto calcolo pena. La Corte ha stabilito che l’aggravante “privilegiata” (in questo caso, la violenza sulle cose), non essendo soggetta a bilanciamento, deve essere sempre applicata, mentre le attenuanti generiche possono essere bilanciate solo con le aggravanti “comuni” (come la recidiva). La decisione conferma la corretta procedura seguita dal giudice del rinvio, che aveva isolato l’aggravante privilegiata dal giudizio di comparazione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo Pena e Aggravante Privilegiata: La Guida della Cassazione

Il corretto calcolo pena è uno dei momenti più delicati e cruciali del processo penale. La presenza di diverse circostanze, aggravanti e attenuanti, può rendere l’operazione complessa. Con la sentenza n. 17183 del 2025, la Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un punto fondamentale: come gestire il concorso tra un’aggravante “privilegiata” (cioè non soggetta a bilanciamento) e altre circostanze comuni. La decisione offre una guida precisa per i giudici, ribadendo un principio di diritto già consolidato.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un imputato condannato per tentato furto aggravato dalla violenza sulle cose e dalla recidiva. La Corte d’appello, in sede di rinvio dopo un precedente annullamento della Cassazione proprio sul punto del trattamento sanzionatorio, aveva ricalcolato la pena in 1 anno e 4 mesi di reclusione e 600 euro di multa.

L’imputato, tuttavia, ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione, sostenendo che il calcolo pena fosse ancora errato. Secondo la difesa, il giudice del rinvio avrebbe violato la legge applicando sia l’aumento per l’aggravante della violenza sulle cose sia la diminuzione per le attenuanti generiche, che avrebbero dovuto neutralizzare ogni aumento.

Il Principio di Diritto sul Calcolo Pena con Aggravante Privilegiata

Il nodo della questione risiede nella corretta applicazione dell’articolo 69 del codice penale, che disciplina il giudizio di bilanciamento tra circostanze. La Corte Suprema chiarisce che non tutte le aggravanti sono uguali.

Esistono infatti:
1. Aggravanti comuni: soggette al normale giudizio di bilanciamento con le attenuanti. Il giudice può ritenerle equivalenti (e quindi neutralizzarle) o prevalenti (l’una o l’altra).
2. Aggravanti privilegiate: per espressa previsione di legge, sono sottratte a questo bilanciamento. Devono essere sempre considerate per aumentare la pena, indipendentemente dalla presenza di attenuanti.

Nel caso specifico del furto, l’articolo 624-bis, comma 4, del codice penale, stabilisce che l’aggravante della violenza sulle cose (art. 625, n. 2 c.p.) è proprio una di queste aggravanti privilegiate.

La procedura corretta, come stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza “Cena” n. 42414/2021), impone al giudice di:
Isolare l’aggravante privilegiata: questa non entra nel giudizio di bilanciamento.
Effettuare il bilanciamento: confrontare le sole aggravanti comuni (nel caso di specie, la recidiva) con le circostanze attenuanti (le generiche).
Applicare gli effetti: se le attenuanti e le aggravanti comuni si equivalgono, si neutralizzano. A questo punto, si applica sulla pena base solo l’aumento per l’aggravante privilegiata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, confermando che il giudice del rinvio si è attenuto al corretto principio di diritto. Il giudice ha, infatti, isolato l’aggravante privilegiata della violenza sulle cose, sottraendola al bilanciamento con le attenuanti generiche.

La Corte ha notato che il giudice del rinvio ha commesso un lieve errore, ritenendo le attenuanti prevalenti sulla recidiva anziché equivalenti (come stabilito nel giudizio di primo grado). Tuttavia, questo errore ha di fatto avvantaggiato l’imputato, portando a una pena finale più bassa. Poiché l’imputato non può dolersi di un errore a suo favore, il motivo di ricorso è stato respinto.

In sostanza, la Cassazione ha ribadito che la pena calcolata inserendo un’aggravante privilegiata nel bilanciamento è una “pena illegale”, e il giudice del rinvio era obbligato a correggere tale impostazione, come correttamente ha fatto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un principio fondamentale per il calcolo pena nei reati aggravati. Le implicazioni pratiche sono significative:
Gerarchia delle circostanze: Esiste una chiara gerarchia tra aggravanti. Quelle definite “privilegiate” dal legislatore hanno un peso maggiore e non possono essere annullate dalla presenza di attenuanti.
Prevedibilità della pena: La regola chiara e rigida aumenta la prevedibilità delle decisioni giudiziarie in materia di determinazione della pena, limitando la discrezionalità del giudice nel bilanciamento.
Tutela della ratio legislativa: Sottraendo certe aggravanti al bilanciamento, si garantisce che la particolare gravità di alcune condotte (come la violenza sulle cose nel furto) si traduca sempre in un effettivo inasprimento della sanzione, come voluto dal legislatore.

Come si effettua il calcolo della pena in presenza di un’aggravante “privilegiata” e di altre circostanze attenuanti e aggravanti comuni?
Prima si devono bilanciare tra loro solo le circostanze attenuanti e le aggravanti comuni. Successivamente, sulla pena risultante da questo bilanciamento, si applica l’aumento previsto per l’aggravante privilegiata, che è esclusa dalla comparazione.

L’aggravante della violenza sulle cose nel delitto di furto è soggetta al giudizio di bilanciamento con le attenuanti?
No. L’articolo 624-bis, comma 4, del codice penale la qualifica come “privilegiata”, sottraendola al giudizio di bilanciamento previsto dall’art. 69 cod. pen. Pertanto, l’aumento di pena che ne deriva deve sempre essere applicato.

Cosa succede se il giudice del rinvio commette un errore nel calcolo della pena, ma questo errore va a vantaggio dell’imputato?
L’imputato non può impugnare la sentenza lamentando un errore che gli ha di fatto giovato, portando all’applicazione di una pena inferiore a quella che sarebbe stata legalmente corretta. In tal caso, il ricorso viene rigettato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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