LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Calcolo della pena: i limiti del Giudice del rinvio

La Corte di Cassazione si pronuncia su due ricorsi relativi al calcolo della pena da parte del giudice del rinvio. Nel primo caso, esclude la violazione del divieto di “reformatio in peius”, specificando che il confronto va fatto con la pena di primo grado. Nel secondo, accoglie il ricorso per un errato calcolo della pena a seguito di assoluzione parziale, annullando la sentenza per carenza di motivazione e rinviando per un nuovo giudizio sul trattamento sanzionatorio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo della pena: la Cassazione traccia i confini per il Giudice del Rinvio

La corretta determinazione della sanzione è un momento cruciale del processo penale. Con la sentenza n. 4924/2024, la Corte di Cassazione affronta due distinti casi legati al calcolo della pena da parte di una Corte d’Appello, chiamata a decidere come giudice del rinvio. La pronuncia offre importanti chiarimenti sui limiti del suo operato, in particolare riguardo al divieto di reformatio in peius e all’obbligo di motivazione dopo un’assoluzione parziale.

I fatti del processo

La vicenda trae origine da una precedente sentenza della Cassazione che aveva annullato una decisione della Corte d’Appello, rinviando il caso per una nuova valutazione. Per una ricorrente, il rinvio era limitato al trattamento sanzionatorio, specificamente all’aumento per la recidiva. Per un altro ricorrente, invece, il rinvio riguardava la valutazione di un’accusa di tentato incendio.

Il giudice del rinvio, in parziale riforma, assolveva il secondo imputato dal reato di tentato incendio e rideterminava la pena per entrambi. Contro questa nuova sentenza, le difese proponevano nuovamente ricorso in Cassazione, sollevando questioni proprio sul calcolo della pena.

Il caso della recidiva e il divieto di reformatio in peius

La prima ricorrente lamentava che il giudice del rinvio, pur rispettando le indicazioni della Cassazione sui limiti dell’aumento per la recidiva, avesse di fatto operato una reformatio in peius, ovvero un peggioramento della sua posizione. Sosteneva che, ricalcolando l’intera pena partendo dalla base, il risultato finale fosse più gravoso rispetto a una semplice sottrazione della parte di pena eccedente legata alla recidiva.

La Cassazione ha rigettato questo motivo. Ha chiarito che il divieto di reformatio in peius opera confrontando la pena inflitta in appello con quella decisa in primo grado. Poiché la pena finale determinata dal giudice del rinvio era comunque inferiore a quella del primo giudizio, non si è verificata alcuna violazione. Il giudice ha correttamente seguito il percorso logico-giuridico, partendo dalla pena base originaria e applicando le correzioni indicate dalla Suprema Corte.

Il calcolo della pena dopo l’assoluzione parziale: un obbligo di motivazione stringente

Il secondo ricorso ha avuto esito diverso. L’imputato, assolto in sede di rinvio dal reato più grave (tentato incendio), si vedeva rideterminare la pena per il reato residuo (resistenza a pubblico ufficiale). La sua difesa ha contestato l’errata e immotivata determinazione della nuova sanzione.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ravvisando un grave vizio nella sentenza impugnata. Il giudice del rinvio era partito da una premessa di calcolo errata e, soprattutto, non aveva fornito alcuna motivazione sul criterio adottato per giungere alla nuova pena finale. Venuto meno il reato più grave, che fungeva da base per il calcolo della continuazione, il reato residuo diventava autonomo. Il giudice avrebbe dovuto indicare la pena base per quest’ultimo e giustificare la sua entità, specialmente se, come in questo caso, superava la media edittale. L’assenza totale di motivazione su questo punto cruciale ha reso la decisione illegittima.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su due principi consolidati. Per il primo ricorso, ha ribadito che la valutazione sulla reformatio in peius deve sempre avere come parametro la sentenza di primo grado, non le sentenze intermedie di appello poi annullate. Il giudice del rinvio non ha ecceduto i suoi poteri, ma si è limitato a riesaminare il punto specifico indicato dalla Cassazione nel rispetto del giudicato formatosi sul resto.

Per il secondo ricorso, la Corte ha sottolineato l’inderogabile obbligo di motivazione che grava sul giudice, in particolare quando determina la pena. Citando una precedente pronuncia (Cass. n. 35100/2019), ha ricordato che, quando la pena inflitta supera la media edittale prevista dalla legge, è richiesto un obbligo motivazionale “più stringente”. Nel caso di specie, il giudice del rinvio non solo ha omesso qualsiasi giustificazione, ma è partito da un presupposto di calcolo palesemente errato, rendendo la sentenza viziata e meritevole di annullamento sul punto.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza due importanti garanzie processuali. In primo luogo, delimita l’applicazione del divieto di reformatio in peius, ancorandola al confronto con la prima condanna. In secondo luogo, ribadisce con forza che il calcolo della pena, specialmente a seguito di un’assoluzione parziale, non può essere un atto arbitrario, ma deve essere il risultato di un percorso logico trasparente e adeguatamente motivato, a tutela del diritto di difesa e della corretta applicazione della legge.

Quando si verifica una “reformatio in peius” nel calcolo della pena?
Secondo la sentenza, la violazione del divieto di peggioramento della pena si verifica solo se la sanzione finale determinata in appello (o in sede di rinvio) è superiore a quella inflitta dal giudice di primo grado, e non in confronto a sentenze intermedie successivamente annullate.

Quali sono gli obblighi del giudice del rinvio nel ricalcolare una pena dopo un’assoluzione parziale?
Il giudice del rinvio, dopo aver assolto l’imputato da uno dei reati, deve rideterminare la pena per il reato residuo in modo autonomo. Ha l’obbligo di esplicitare il criterio seguito, indicando la pena base e fornendo una motivazione adeguata, specialmente se la sanzione supera la media prevista dalla legge per quel reato.

Qual è il limite massimo per l’aumento di pena per la recidiva secondo l’art. 99 cod. pen.?
Come richiamato nel caso, l’ultimo comma dell’art. 99 del codice penale stabilisce che, in nessun caso, l’aumento di pena per effetto della recidiva può superare il cumulo delle pene risultanti dalle condanne precedenti alla commissione del nuovo delitto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati