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Buona fede del creditore: come provarla nei crediti vecchi

La Corte di Cassazione ha annullato un provvedimento che negava l’ammissione al passivo di un credito molto vecchio in una procedura di confisca di prevenzione. La Corte ha stabilito che non si può escludere la buona fede del creditore solo per la mancata produzione di documenti originari, soprattutto quando il tempo trascorso rende irragionevole la loro conservazione. È necessario valutare tutti gli elementi indiziari, come il notevole lasso temporale tra la nascita del credito e la manifestazione della pericolosità del debitore.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Buona Fede del Creditore: La Prova tra Vecchi Crediti e Confische

Quando un credito risale a decenni fa, come si può dimostrare la buona fede del creditore se i beni del debitore vengono successivamente confiscati? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4005 del 2024, offre un’importante chiave di lettura, stabilendo che la mancanza della documentazione originaria non può essere l’unico motivo per escludere il diritto del creditore, specialmente se il tempo trascorso rende inesigibile la sua conservazione.

Il Caso: Un Credito Anziano di Fronte alla Confisca

Una società finanziaria si era vista rigettare dal Tribunale la richiesta di ammettere al passivo della procedura di confisca alcuni suoi crediti. Tali crediti, risalenti al 1985 e garantiti da ipoteca, erano stati originariamente concessi a un soggetto che, solo molti anni dopo, è stato oggetto di misure di prevenzione patrimoniale. La prima sentenza di condanna a suo carico risaliva al 2003 e la confisca era divenuta definitiva solo nel 2016.
Il Tribunale aveva respinto la richiesta della società perché questa non aveva prodotto i documenti che attestassero le verifiche economiche e patrimoniali effettuate sul debitore al momento della concessione del finanziamento, quasi quarant’anni prima. Secondo i giudici di merito, questa omissione impediva di verificare la buona fede dell’originario creditore.

La Valutazione della Buona Fede del Creditore

La società ricorrente ha impugnato la decisione sostenendo che fosse irragionevole pretendere la conservazione di documenti così datati. Ha inoltre evidenziato un elemento cruciale: il notevolissimo lasso temporale intercorso tra la concessione del credito (1985) e le prime evidenze dell’attività illecita del debitore (2003-2004). In un simile contesto, al momento dell’erogazione del finanziamento, non vi erano elementi per sospettare della natura illecita delle attività del debitore.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo errata la posizione del Tribunale. Secondo la Suprema Corte, la prova della buona fede non è legata a rigidi limiti probatori e non può essere esclusa unicamente per la mancata produzione documentale.

L’Inesigibilità della Prova Documentale

Il punto centrale della decisione è il principio di esigibilità. Quando un rapporto di credito si è concluso decenni prima (nel caso di specie, con l’emissione dei decreti ingiuntivi nel 1985), non si può imporre al creditore un onere di conservazione documentale temporalmente illimitato. Il creditore, una volta ottenuto un titolo esecutivo, non poteva ragionevolmente prevedere la necessità di conservare la documentazione relativa alla fase genetica del rapporto per una futura ed eventuale procedura di prevenzione.

La Valutazione degli Elementi Indiziari

In assenza di prove documentali, il giudice deve basare la sua valutazione su altri elementi, anche indiziari. Nel caso specifico, il fattore temporale è stato ritenuto di fondamentale importanza. Il fatto che il credito sia sorto in un’epoca notevolmente antecedente all’emersione della pericolosità sociale del debitore è un forte indizio a favore della buona fede del creditore.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione affermando che il Tribunale ha errato nel non considerare la specificità del caso. Applicare un criterio rigido basato esclusivamente sulla prova documentale, senza tener conto del contesto temporale, viola i principi di ragionevolezza. L’art. 52 del D.Lgs. 159/2011, che regola i diritti dei terzi nelle procedure di prevenzione, non impone limiti probatori specifici per la dimostrazione della buona fede. Pertanto, questa può essere riconosciuta anche sulla base di elementi indiziari, qualora la mancata conservazione dei documenti sia giustificata, come nel caso di un notevole lasso di tempo tra la chiusura del rapporto e la confisca.
Il giudice di merito avrebbe dovuto, invece, procedere a una valutazione complessiva di tutti gli elementi offerti dal ricorrente, valorizzando la distanza temporale tra la nascita del credito e la manifestazione della pericolosità del debitore. La giurisprudenza, ricorda la Corte, richiede una verifica che tenga conto di tutti i potenziali profili di rilevanza, senza automatismi tra la carente istruttoria iniziale e l’esclusione della buona fede.

le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto fondamentale per la tutela dei creditori terzi nelle procedure di confisca di prevenzione. Viene affermato che la buona fede può essere provata anche attraverso elementi indiziari, e la mancata conservazione della documentazione originaria, se giustificata dal lungo tempo trascorso, non può essere motivo di per sé sufficiente a rigettare la domanda di ammissione al passivo. Questo approccio garantisce un giusto equilibrio tra l’esigenza di contrastare l’accumulazione di patrimoni illeciti e la tutela dell’affidamento e dei diritti dei creditori che, all’epoca dei fatti, hanno agito in modo incolpevole.

È sempre necessaria la documentazione originaria per provare la buona fede del creditore in una procedura di confisca?
No, secondo la sentenza, la buona fede può essere riconosciuta anche sulla base di elementi indiziari, specialmente se la mancata conservazione della documentazione è giustificata dal notevole lasso temporale trascorso tra la chiusura del rapporto e la confisca di prevenzione.

Come può un creditore dimostrare la sua buona fede se il credito è molto vecchio e i documenti sono andati persi?
Il creditore può fare leva su elementi indiziari, come il lungo periodo di tempo intercorso tra la concessione del credito e il momento in cui sono emerse le attività illecite del debitore. Questo fattore temporale può essere un forte indicatore del fatto che, all’epoca, il creditore non poteva sospettare della provenienza illecita dei beni.

Il tribunale può escludere la buona fede solo perché il creditore non ha depositato le delibere e le verifiche reddituali originarie?
No. Sebbene l’omesso deposito di tali documenti sia un elemento di valutazione, non può essere l’unico e decisivo. Il giudice deve valutare complessivamente la situazione, tenendo conto di tutte le altre deduzioni e degli elementi indiziari forniti dal creditore per dimostrare la propria buona fede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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