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Bottiglie incendiarie: lieve entità e concorso

Tre individui vengono condannati per aver fabbricato e lanciato bottiglie incendiarie in un giardino privato. La Corte di Cassazione conferma la loro responsabilità e la qualificazione del fatto come reato di fabbricazione di armi da guerra e danneggiamento. Tuttavia, annulla la sentenza con rinvio limitatamente al diniego dell’attenuante della lieve entità, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello insufficiente e apparente. Viene così disposta una nuova valutazione sul punto.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bottiglie Incendiarie: la Cassazione tra Gravità del Reato e Lieve Entità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta il tema del lancio di bottiglie incendiarie in un contesto privato, offrendo importanti chiarimenti sulla qualificazione giuridica di tali ordigni, sul concorso di persone nel reato e, soprattutto, sui criteri per la concessione dell’attenuante della lieve entità. La Suprema Corte, pur confermando la colpevolezza degli imputati, ha annullato la decisione dei giudici di merito su un punto cruciale: la motivazione del diniego di una circostanza attenuante.

I Fatti: il Lancio di Bottiglie Incendiarie

Il caso riguarda tre individui accusati di aver fabbricato e lanciato due bottiglie incendiarie all’interno del giardino di un’abitazione privata, in due distinti momenti della stessa serata. L’azione, motivata da un’astio personale di uno degli imputati verso una persona che risiedeva in una casa adiacente, aveva lo scopo di danneggiare la proprietà e ha determinato un concreto pericolo di incendio. Le indagini, partite dalla testimonianza della figlia dei proprietari che aveva assistito al primo lancio e annotato parzialmente la targa del veicolo, hanno portato all’identificazione dei tre soggetti. Successivamente, questi sono stati fermati a bordo della stessa auto, all’interno della quale è stata rinvenuta un’ulteriore bottiglia contenente liquido infiammabile e un pezzo di stoffa, pronta per essere utilizzata.

L’Iter Giudiziario e i Ricorsi

Sia in primo che in secondo grado, i tre individui sono stati dichiarati responsabili dei reati di fabbricazione di bottiglie incendiarie (qualificate come armi da guerra) e di danneggiamento seguito da incendio. Gli imputati hanno quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza d’appello. Tra i motivi principali, contestavano la ricostruzione dei fatti, l’attribuzione di responsabilità concorsuale, la qualificazione giuridica delle bottiglie come congegni esplosivi e, infine, il mancato riconoscimento di circostanze attenuanti, inclusa quella della lieve entità del fatto prevista dalla legge sulle armi.

La Decisione della Cassazione sulle Bottiglie Incendiarie

La Suprema Corte ha rigettato la maggior parte dei motivi di ricorso. Ha ritenuto la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito logica e ben fondata sugli elementi probatori raccolti (testimonianza, riscontri sulla targa, pedinamento, ritrovamento del materiale nell’auto e movente).

La qualificazione delle bottiglie incendiarie come armi

La Corte ha confermato la pacifica giurisprudenza secondo cui le bottiglie incendiarie (tipo molotov) sono da considerarsi a tutti gli effetti ‘congegni micidiali’ e, come tali, equiparati alle armi da guerra ai fini della legge penale. La loro capacità di cagionare un incendio e una deflagrazione, con proiezione di schegge e gas, le rende intrinsecamente pericolose, a prescindere dal fatto che nel caso concreto non si sia sviluppata una fiamma visibile al momento del lancio.

Il concorso di persone nel reato

La Cassazione ha inoltre validato il ragionamento dei giudici di merito sul concorso di persone. Non è necessaria una pianificazione dettagliata; è sufficiente che i coimputati, con la loro presenza attiva e la messa a disposizione del veicolo, abbiano fornito un contributo causale, rafforzando il proposito criminoso dell’esecutore materiale e garantendogli un senso di sicurezza.

Le Motivazioni: l’Attenuante della Lieve Entità

Il punto focale della sentenza, che ha portato all’annullamento parziale, riguarda il diniego dell’attenuante della lieve entità. La Corte d’Appello aveva negato tale beneficio basandosi unicamente sulle ‘caratteristiche delle bottiglie incendiarie’. Secondo la Cassazione, questa motivazione è ‘affatto apparente’ e non rispetta i principi di diritto. Per decidere sulla concessione di questa attenuante, il giudice non può fermarsi alla natura dell’arma, ma deve compiere una valutazione più ampia che includa:
1. I profili soggettivi e oggettivi del fatto.
2. La quantità e la potenzialità concreta degli ordigni.
3. Tutti gli altri elementi del caso, come i precedenti penali o la personalità dell’imputato.
Una motivazione generica e slegata da un’analisi completa di questi fattori non è sufficiente. Pertanto, la Cassazione ha annullato la sentenza su questo punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo e più approfondito esame. È importante notare che, in base al principio dell’estensione dell’impugnazione, questa decisione favorevole è stata estesa a tutti e tre gli imputati, anche a quelli che non avevano sollevato specificamente questo motivo di ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce due importanti principi. In primo luogo, la pericolosità intrinseca delle bottiglie incendiarie ne giustifica la severa qualificazione come armi da guerra. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, sottolinea l’obbligo per il giudice di motivare in modo completo e non apparente ogni sua decisione, specialmente quando nega la concessione di una circostanza attenuante. Non basta un riferimento generico alla natura del reato; è necessaria un’analisi dettagliata di tutte le circostanze specifiche del caso. La decisione di annullare con rinvio garantisce che gli imputati ottengano una valutazione giusta ed esaustiva sulla possibile mitigazione della loro pena, nel rispetto dei diritti della difesa.

Una bottiglia incendiaria (tipo molotov) è considerata un’arma da guerra dalla legge italiana?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che le bottiglie incendiarie, avendo la capacità di causare incendi e deflagrazioni, sono classificate come ‘congegni micidiali’ ed equiparate a tutti gli effetti alle armi da guerra ai fini penali, indipendentemente dalla loro fattura rudimentale.

Cosa è necessario per dimostrare il concorso di più persone in un reato come il lancio di bottiglie incendiarie?
Non è sufficiente la mera presenza passiva sul luogo del reato. È necessario che vi sia un contributo causale, che può manifestarsi anche nell’agevolare la condotta illecita, ad esempio mettendo a disposizione l’auto per raggiungere il posto e fuggire, o assicurando al complice un maggiore senso di sicurezza, dimostrando così un’adesione, anche non pianificata, al piano criminoso.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza pur confermando la colpevolezza degli imputati?
La sentenza è stata annullata limitatamente a un punto specifico: il mancato riconoscimento dell’attenuante della ‘lieve entità’. La Corte ha ritenuto che la motivazione fornita dai giudici d’appello per negarla (‘per le caratteristiche delle bottiglie incendiarie’) fosse troppo generica e apparente. Il giudice deve infatti valutare tutti gli aspetti soggettivi e oggettivi del fatto, non solo la natura dell’arma, prima di decidere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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