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Bottiglia Molotov: Arma da Guerra secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un imputato condannato per aver lanciato una bottiglia molotov contro un locale. La Corte ha confermato che la bottiglia molotov va classificata come arma da guerra e ha chiarito i limiti dell’impugnazione del rigetto di un concordato in appello, ritenendo infondate le questioni procedurali sollevate dalla difesa.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bottiglia Molotov: Arma da Guerra o Semplice Ordigno? La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di armi, confermando che una bottiglia molotov non è un semplice ordigno rudimentale, ma va qualificata a tutti gli effetti come un’arma da guerra. Questa decisione, oltre a consolidare un orientamento giurisprudenziale, offre spunti importanti sulla procedura penale, in particolare riguardo all’istituto del concordato in appello. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti: Il Lancio dell’Ordigno contro un Locale Pubblico

I fatti risalgono a una notte di novembre del 2022, quando un individuo, in concorso con altri, lanciava una bottiglia molotov contro l’ingresso di uno snack bar. L’azione provocava una fiammata che si propagava all’interno del locale, dove erano presenti circa venti clienti. Fortunatamente, il gestore del locale riusciva a spegnere prontamente le fiamme con un estintore, evitando conseguenze ben più gravi.

L’autore del gesto veniva condannato in primo e in secondo grado per diversi reati, tra cui porto di arma da guerra, danneggiamento e lesioni. La difesa, tuttavia, decideva di ricorrere in Cassazione, sollevando tre questioni principali.

I Motivi del Ricorso: Procedura e Qualificazione del Reato

Il ricorso dell’imputato si fondava su tre argomentazioni principali:

1. Incompatibilità dei giudici d’appello: La difesa sosteneva che i giudici della Corte d’Appello, avendo rigettato una proposta di ‘concordato sulla pena’ (una sorta di patteggiamento in secondo grado), avrebbero dovuto astenersi dal giudicare il merito del processo, poiché si erano già espressi in qualche modo sul caso.
2. Mancata motivazione sul rigetto del concordato: Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello non aveva adeguatamente motivato le ragioni del rifiuto della proposta di concordato, soprattutto considerando che la pena richiesta dal Pubblico Ministero in udienza era la stessa di quella proposta nell’accordo.
3. Errata qualificazione della bottiglia molotov: Il punto centrale era la contestazione della natura dell’oggetto. La difesa riteneva che una bottiglia molotov, per la sua natura rudimentale, non potesse essere classificata come ‘ordigno esplosivo’ e, di conseguenza, come arma da guerra ai sensi della Legge n. 895/1967.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato e respinto tutti e tre i motivi di ricorso, ritenendoli infondati.

Sul piano procedurale, i giudici hanno chiarito che non esiste alcuna norma che imponga l’astensione del collegio dopo il rigetto di una proposta di concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.). Questo istituto, hanno specificato, è diverso dal patteggiamento di primo grado e il rigetto si basa su una valutazione preliminare di congruità della pena, che non anticipa il giudizio di merito sulla colpevolezza. Pertanto, la questione di legittimità costituzionale sollevata è stata giudicata manifestamente infondata. Anche il secondo motivo è stato respinto, poiché il ricorso contro il rigetto del concordato è ammissibile solo per vizi procedurali e non per contestare nel merito la valutazione di ‘incongruità’ della pena fatta dal giudice.

Il punto cruciale della sentenza riguarda però la qualificazione giuridica della bottiglia molotov. La Cassazione ha ribadito con forza il suo orientamento consolidato: una bottiglia incendiaria, piena di liquido infiammabile e munita di stoppino, è da considerarsi a tutti gli effetti un’arma da guerra. Questa classificazione non dipende dalla sua fabbricazione artigianale, ma dal suo ‘potenziale offensivo’. La Corte ha sottolineato che un tale ordigno ha la capacità di cagionare un incendio e una deflagrazione, con proiezione di schegge e sprigionamento di gas, rendendolo un congegno micidiale. La legge stessa (L. 110/1975) equipara alle armi da guerra ‘le bottiglie e gli involucri esplosivi o incendiari’.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida due importanti principi. In primo luogo, ribadisce che la pericolosità e la qualificazione di un’arma non dipendono dalla sua complessità costruttiva, ma dalla sua capacità offensiva. Una bottiglia molotov, nonostante la sua semplicità, è un’arma letale e come tale viene trattata dall’ordinamento giuridico. In secondo luogo, la decisione chiarisce i confini dell’istituto del concordato in appello, distinguendolo nettamente dal patteggiamento e limitando le possibilità di impugnazione del suo rigetto. Questa pronuncia serve da monito sulla gravità dell’uso di ordigni improvvisati e conferma la linea dura della giurisprudenza nel reprimerne l’utilizzo.

Una bottiglia molotov è considerata un’arma da guerra dalla legge italiana?
Sì. La Corte di Cassazione, sulla base di una giurisprudenza consolidata e della normativa vigente (L. 110/1975), ha confermato che una bottiglia incendiaria piena di liquido infiammabile e con uno stoppino è classificata come arma da guerra a causa del suo elevato potenziale offensivo, capace di provocare incendi e deflagrazioni.

I giudici che rigettano un concordato in appello devono astenersi dal giudicare il caso?
No. La Corte ha stabilito che non esiste alcun obbligo di astensione per i giudici d’appello che rigettano una proposta di concordato ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. Il rigetto si basa su una valutazione preliminare di congruità della pena e non costituisce un’anticipazione del giudizio di merito sulla responsabilità dell’imputato.

È possibile impugnare in Cassazione il rigetto di una proposta di concordato in appello per motivi di merito?
No. Il ricorso in Cassazione avverso il rigetto del concordato è ammissibile solo per vizi procedurali specifici (es. legati alla formazione della volontà delle parti o al consenso del PM). Non è possibile contestare la valutazione di merito del giudice d’appello circa l’incongruità della pena proposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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