LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bonus Cultura: frode o indebita percezione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21093/2024, ha confermato la qualificazione di truffa aggravata ai danni dello Stato per un sistema fraudolento finalizzato a monetizzare il Bonus Cultura. La Corte ha rigettato il ricorso degli imputati, i quali sostenevano si trattasse del reato meno grave di indebita percezione di erogazioni pubbliche. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: nel giudizio di rinvio, il giudice non può rimettere in discussione la qualificazione giuridica del fatto già accertata dalla Cassazione in una precedente sentenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bonus Cultura e Truffa Aggravata: La Cassazione Fa Chiarezza

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 21093 del 2024, è intervenuta su un caso di illecita monetizzazione del cosiddetto Bonus Cultura, fornendo chiarimenti cruciali sulla corretta qualificazione giuridica del reato e sui limiti del giudizio di rinvio. La pronuncia conferma che l’organizzazione di un sistema per convertire in denaro il buono, attraverso la simulazione di acquisti, integra il più grave reato di truffa aggravata ai danni dello Stato e non la più lieve fattispecie di indebita percezione.

I Fatti di Causa: Un Sistema per Monetizzare il Bonus Cultura

Il caso ha origine da un’indagine che ha smascherato un articolato sistema fraudolento. Gli imputati avevano organizzato un meccanismo attraverso il quale i giovani titolari del Bonus Cultura potevano convertirlo in denaro contante invece di utilizzarlo per l’acquisto di beni e servizi culturali. Il sistema si basava sulla simulazione della vendita di libri: i titolari del bonus cedevano il loro voucher, l’esercente dichiarava falsamente l’avvenuta vendita per ottenere il rimborso dallo Stato e retrocedeva una parte della somma in contanti al giovane, trattenendo per sé il resto come profitto illecito.

La Decisione della Cassazione e i Limiti del Giudizio di Rinvio

La vicenda processuale era complessa. Inizialmente, il Tribunale del riesame aveva escluso la sussistenza della truffa. Questa decisione era stata annullata da una prima sentenza della Cassazione, che aveva qualificato i fatti come truffa aggravata ai sensi dell’art. 640-bis c.p. e aveva rinviato il caso al Tribunale per un nuovo esame. Nel successivo giudizio di rinvio, il Tribunale si è conformato a tale qualificazione, confermando le misure cautelari. Gli imputati hanno nuovamente proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avrebbe dovuto riconsiderare la qualificazione giuridica, derubricando il fatto a indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.), data la presunta assenza di controlli preventivi da parte dello Stato.

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tali motivi, affermando un principio procedurale cardine: il giudice del rinvio è vincolato alla qualificazione giuridica del fatto già accertata e stabilita dalla sentenza rescindente della Cassazione. Il suo compito non è riaprire una discussione già chiusa, ma unicamente valutare le conseguenze di quella qualificazione sui punti specifici indicati dalla Corte.

Le Questioni sulla Qualificazione del Bonus Cultura

Il cuore della difesa era sostenere che la semplice falsa dichiarazione di utilizzo del bonus, in assenza di complessi meccanismi per eludere controlli, dovesse rientrare nel reato di indebita percezione. La Cassazione, tuttavia, ha ribadito che la condotta posta in essere era una vera e propria “attività truffaldina ricca di artifici e raggiri”, idonea a indurre in errore l’ente erogatore. La creazione di un sistema organizzato, la simulazione delle vendite e il coinvolgimento dei titolari del bonus sono stati ritenuti elementi sufficienti a configurare gli artifici e raggiri tipici della truffa aggravata.

Le Eccezioni Processuali Respinte

Gli imputati avevano sollevato anche questioni procedurali, come la presunta inutilizzabilità di atti di indagine compiuti oltre i termini e delle dichiarazioni rese dai beneficiari del bonus, a loro dire sentiti come semplici testimoni quando avrebbero dovuto essere indagati. Anche queste doglianze sono state respinte. La Corte ha chiarito che tali eccezioni, non essendo state sollevate nel precedente giudizio di Cassazione, non potevano essere proposte in questa sede. Nel merito, ha comunque ritenuto corretta la procedura seguita, in quanto i beneficiari sono stati sentiti legittimamente come informatori fino al momento in cui sono emersi indizi di reità a loro carico.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda principalmente sulla natura vincolante del principio di diritto enunciato nella precedente sentenza di annullamento. La Cassazione aveva già compiuto una valutazione definitiva (ai fini cautelari) sulla qualificazione giuridica, identificando la condotta come una complessa attività fraudolenta e non una mera dichiarazione mendace. Di conseguenza, il Tribunale del riesame, nel giudizio di rinvio, non aveva il potere di discostarsi da tale inquadramento. L’oggetto del devolutum al giudice del rinvio era limitato alla verifica delle conseguenze di tale qualificazione, come la sussistenza del reato associativo, e non alla riapertura del dibattito sulla natura del reato-fine. Pertanto, i motivi di ricorso volti a contestare la qualificazione di truffa erano inammissibili perché si ponevano in contrasto con un punto già deciso in modo irrevocabile nel medesimo procedimento.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale severo nei confronti delle frodi legate ai bonus statali, come il Bonus Cultura. Viene stabilito che l’organizzazione di sistemi per la monetizzazione illecita di tali benefici costituisce truffa aggravata ai danni dello Stato, data la presenza di artifici e raggiri volti a ingannare l’ente pubblico. Sul piano processuale, la decisione ribadisce la portata vincolante delle sentenze della Cassazione con rinvio, limitando l’ambito di discrezionalità del giudice del rinvio ai soli punti specificamente indicati dalla Corte Suprema e precludendo la possibilità di riesaminare questioni già decise.

Monetizzare illecitamente il Bonus Cultura costituisce truffa o un reato minore?
Secondo la Corte di Cassazione, l’organizzazione di un sistema per convertire il Bonus Cultura in denaro, simulando acquisti, integra il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640-bis c.p.), in quanto la condotta è caratterizzata da artifici e raggiri, e non il reato meno grave di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.).

Dopo un annullamento con rinvio da parte della Cassazione, il nuovo giudice può rimettere in discussione la qualificazione del reato?
No. La sentenza stabilisce che il giudice del rinvio è vincolato al principio di diritto e alla qualificazione giuridica del fatto già accertati dalla Corte di Cassazione nella sentenza che ha disposto l’annullamento. Il suo compito non è rivalutare la natura del reato, ma decidere solo sui punti specifici per i quali il rinvio è stato disposto.

Le dichiarazioni dei beneficiari del bonus, sentiti come testimoni, sono utilizzabili nel processo?
Sì, la Corte ha ritenuto legittimo l’esame dei titolari del bonus in qualità di sommari informatori (testimoni). La loro deposizione è stata interrotta e sono state attivate le garanzie difensive solo nel momento in cui, dalle loro stesse dichiarazioni, sono emersi indizi di una loro possibile responsabilità penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati