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Bonifico errato: non è appropriazione indebita

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26024/2025, ha chiarito che l’appropriazione di una somma di denaro ricevuta a seguito di un bonifico errato non costituisce il reato di appropriazione indebita (art. 646 c.p.), bensì la diversa fattispecie di appropriazione di cose avute per errore (art. 647 c.p.). Poiché quest’ultima è stata depenalizzata nel 2016, la condotta non ha più rilevanza penale. Di conseguenza, è stato annullato il sequestro preventivo disposto anche per il reato di autoriciclaggio, venendo meno il reato presupposto. La Corte ha quindi disposto la revoca del sequestro e la restituzione dei beni all’avente diritto.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bonifico errato sul conto: non è appropriazione indebita. L’analisi della Cassazione

Ricevere un bonifico errato sul proprio conto corrente e decidere di non restituire la somma può avere conseguenze, ma non di natura penale per il reato di appropriazione indebita. Questa è la conclusione a cui è giunta la Corte di Cassazione con una recente sentenza, che ha annullato un sequestro preventivo disposto nei confronti di un soggetto che si era trovato in questa situazione. La decisione chiarisce un importante principio di diritto, distinguendo tra la fattispecie generale di appropriazione indebita e quella, oggi depenalizzata, di appropriazione di cose ricevute per errore.

I Fatti del Caso: Un Inaspettato Accredito e le Conseguenze Giudiziarie

Il caso ha origine da un errore di un istituto bancario, che ha accreditato una cospicua somma di denaro sul conto corrente di un soggetto che non era il reale destinatario. Quest’ultimo, anziché segnalare l’errore e restituire i fondi, ne ha disposto l’utilizzo attraverso trasferimenti e altre operazioni.

In seguito a ciò, la Procura della Repubblica ha avviato un’indagine, ipotizzando a carico del soggetto i reati di appropriazione indebita (art. 646 c.p.) e di autoriciclaggio (art. 648-bis.1 c.p.). Sulla base di questa imputazione provvisoria, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale ha emesso diversi decreti di sequestro preventivo, sia diretto che per equivalente. Il Tribunale del riesame ha successivamente confermato tali provvedimenti, spingendo la difesa del soggetto a ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la questione sul bonifico errato

La difesa ha contestato la configurabilità dei reati ipotizzati. In particolare, ha sostenuto che la condotta non potesse integrare l’appropriazione indebita, in quanto mancava un elemento fondamentale: l’interversione del possesso. Secondo il ricorrente, il denaro era giunto sul suo conto senza alcun vincolo di destinazione specifico, e la sua condotta avrebbe al massimo potuto rientrare nella fattispecie, oggi depenalizzata, di cui all’art. 647 c.p. (appropriazione di cose avute per errore o caso fortuito). Di conseguenza, venendo meno il cosiddetto ‘reato presupposto’, non poteva sussistere nemmeno l’autoriciclaggio.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato e annullando senza rinvio l’ordinanza di sequestro. Il cuore della decisione risiede nella corretta qualificazione giuridica del fatto.

La Distinzione tra Appropriazione Indebita e Appropriazione di Cose Avute per Errore

I giudici hanno ribadito un principio di diritto cruciale: la norma che disciplina l’appropriazione di cose ricevute per errore (art. 647, primo comma, n. 3, c.p.) è una norma speciale rispetto a quella, generale, dell’appropriazione indebita (art. 646 c.p.).

Sebbene il denaro sia una ‘cosa’ e il soggetto ne sia entrato in possesso, la modalità di acquisizione – un errore altrui – sposta la condotta dal campo di applicazione dell’art. 646 c.p. a quello più specifico dell’art. 647 c.p. Quest’ultimo puniva proprio chi si appropriava di ‘cose, delle quali sia venuto in possesso per errore altrui’.

L’Impatto Decisivo della Depenalizzazione

Il punto fondamentale, sottolineato dalla Corte, è che l’art. 647 c.p. è stato depenalizzato dal Decreto Legislativo n. 7 del 15 gennaio 2016. Ciò significa che la condotta di chi si appropria di un bonifico errato, pur essendo illecita dal punto di vista civile (sussiste l’obbligo di restituzione), non costituisce più un reato.

Poiché il fatto non è più previsto dalla legge come reato, non può esistere un reato presupposto valido per configurare il delitto di autoriciclaggio. L’autoriciclaggio, infatti, richiede che le somme ‘ripulite’ provengano da un delitto. Se il fatto originario non è un delitto, l’intera costruzione accusatoria crolla.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che, sebbene il titolo (il bonifico) fosse astrattamente idoneo a trasferire la proprietà del denaro, in concreto tale trasferimento non è avvenuto validamente per un ‘evidente difetto della volontà del disponente ed assenza della causa’. Il possesso della somma da parte del ricevente era quindi lecito nell’origine, ma l’appropriazione successiva rientrava perfettamente nella fattispecie speciale e ora depenalizzata dell’art. 647 c.p.

I giudici hanno quindi concluso che doveva essere esclusa la sussistenza del delitto di appropriazione indebita e, di conseguenza, anche del reato presupposto per l’autoriciclaggio. Questa conclusione ha reso illegittimo il sequestro preventivo, che è stato quindi revocato con ordine di restituzione dei beni all’avente diritto.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante chiarimento per chiunque si trovi a ricevere un accredito inaspettato. Sebbene l’obbligo civile di restituire la somma rimanga intatto, la condotta di chi spende quel denaro non è più penalmente perseguibile come appropriazione indebita. La decisione della Cassazione sottolinea l’importanza del principio di specialità nell’applicazione delle norme penali e le profonde conseguenze derivanti dagli interventi di depenalizzazione del legislatore, che possono far cadere interi impianti accusatori, come nel caso del sequestro per autoriciclaggio.

Cosa succede se ricevo un bonifico errato e spendo i soldi?
Secondo questa sentenza, la condotta di appropriarsi di una somma ricevuta per un bonifico errato non costituisce più reato. La fattispecie rientrava nell’art. 647 c.p. (appropriazione di cose avute per errore), che è stato depenalizzato nel 2016. Resta fermo l’obbligo civile di restituire la somma.

Perché in questo caso non si tratta di appropriazione indebita (art. 646 c.p.)?
Non si tratta di appropriazione indebita perché esiste una norma specifica, l’art. 647 c.p., che disciplina l’appropriazione di cose ricevute per errore altrui. In base al principio di specialità, la norma specifica prevale su quella generale (art. 646 c.p.). Poiché la norma speciale è stata depenalizzata, il fatto non ha più rilevanza penale.

Perché era stato disposto anche un sequestro per autoriciclaggio?
Il sequestro per autoriciclaggio era stato disposto perché l’accusa riteneva che il denaro, proveniente dal presunto reato di appropriazione indebita, fosse stato poi trasferito o impiegato per ostacolarne la provenienza. Tuttavia, la Corte ha stabilito che il ‘reato presupposto’ (l’appropriazione) non sussiste, facendo di conseguenza cadere anche l’accusa di autoriciclaggio e rendendo illegittimo il sequestro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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