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Bis in idem: la Cassazione chiarisce quale sentenza revocare

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del giudice dell’esecuzione in un caso di bis in idem. Un soggetto era stato condannato due volte per guida senza patente. La Corte ha stabilito che, in caso di doppio giudicato, si deve revocare la sentenza più grave e ordinare l’esecuzione di quella meno afflittiva. Ha inoltre rigettato la richiesta di riconoscere un unico disegno criminoso tra vari reati, distinguendo tra un piano preordinato e una mera propensione a delinquere.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bis in idem: Come Scegliere la Sentenza da Eseguire?

Il principio del bis in idem, che vieta di processare due volte una persona per lo stesso reato, è un pilastro del nostro ordinamento giuridico. Ma cosa succede quando, per errore, una persona viene condannata due volte per il medesimo fatto? Quale delle due sentenze deve essere eseguita? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32887 del 2025, offre un importante chiarimento, annullando una decisione che aveva penalizzato l’imputato.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo condannato due volte per il reato di guida senza patente, accertato nella stessa data. La prima sentenza prevedeva una pena di tre mesi di arresto, mentre la seconda, che includeva anche un’accusa di ricettazione, condannava l’imputato a quattro mesi di arresto per lo stesso reato di guida.

Il giudice dell’esecuzione, riconoscendo il bis in idem, ha revocato la prima sentenza e ordinato l’esecuzione della seconda, ritenendola complessivamente più favorevole. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il giudice avesse errato: per il reato specifico di guida senza patente, la seconda condanna era più grave della prima.

Contestualmente, l’imputato aveva richiesto il riconoscimento della continuazione (o medesimo disegno criminoso) tra i reati di guida senza patente, ricettazione e raccolta illecita di rifiuti, ma questa istanza era stata respinta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, concentrandosi sul corretto modo di applicare il principio del bis in idem.

1. Sulla revoca della sentenza: La Corte ha affermato che il giudice dell’esecuzione ha commesso un errore. Il principio guida è quello di ordinare l’esecuzione del giudicato ‘meno afflittivo’ per l’imputato. Nel caso di specie, sebbene la seconda sentenza potesse essere globalmente più favorevole, per il reato oggetto di doppio giudicato (la guida senza patente) imponeva una pena superiore. Il giudice avrebbe dovuto revocare la sentenza con la pena più elevata per quel singolo reato, non quella inferiore.
2. Sul disegno criminoso: La Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale di non riconoscere la continuazione tra i vari reati. Secondo i giudici, non vi erano elementi sufficienti per ritenere che i diversi illeciti (commessi in un arco temporale di tre anni) fossero parte di un unico programma criminoso pianificato sin dall’inizio.

Le motivazioni sull’errore nel bis in idem

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio di garanzia per l’imputato. Quando ci si trova di fronte a due giudicati sullo stesso fatto, bisogna eliminare gli effetti della violazione del divieto di secondo giudizio. La soluzione corretta non è revocare la sentenza con la pena complessivamente inferiore, ma quella che ha irrogato la pena più grave per il reato duplicato. Se tale sentenza contiene anche condanne per altri reati, si procede a una revoca parziale, ‘scorporando’ la pena relativa al fatto già giudicato. In questo modo, si garantisce che l’imputato sconti la pena più mite tra quelle inflitte per lo stesso illecito, senza essere pregiudicato dall’errore del sistema giudiziario.

Le motivazioni sul ‘disegno criminoso’ e lo ‘stile di vita’

Per quanto riguarda il rigetto della continuazione, la Corte ha ribadito un orientamento consolidato. Un ‘disegno criminoso’ richiede che, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali. Non è sufficiente una generica ‘propensione a delinquere’ o uno ‘stile di vita deviante’. La commissione di reati simili, anche per far fronte a necessità economiche, se diluita in un ampio arco temporale, indica più una serie di decisioni estemporanee che un unico piano. La reiterazione di illeciti, in questo contesto, è sintomo di una scelta di vita contraria alla legge, che non merita il trattamento più favorevole previsto per il reato continuato.

Conclusioni

Questa sentenza è di notevole importanza pratica. In primo luogo, stabilisce una regola chiara per i giudici dell’esecuzione in casi di bis in idem: la priorità è sempre garantire all’imputato il trattamento sanzionatorio più favorevole per il fatto specifico che è stato giudicato due volte. In secondo luogo, rafforza la distinzione tra un vero e proprio programma criminale e una semplice tendenza a commettere reati, sottolineando che solo il primo può beneficiare dell’istituto della continuazione.

Quando ci sono due condanne per lo stesso reato, quale sentenza viene eseguita?
Secondo la Corte di Cassazione, deve essere eseguita la sentenza che risulta meno afflittiva per l’imputato. Si deve quindi revocare la condanna che ha inflitto la pena più grave per quello specifico fatto.

Cosa succede se la sentenza da revocare contiene anche condanne per altri reati non duplicati?
In questo caso, il giudice deve procedere a una revoca parziale. Annulla solo la parte della sentenza relativa al reato giudicato due volte, lasciando intatte le condanne per gli altri fatti. La pena finale viene ricalcolata di conseguenza.

Una serie di reati simili commessi nel tempo costituisce automaticamente un ‘disegno criminoso’?
No. La sentenza chiarisce che una mera inclinazione a delinquere o uno stile di vita deviante non sono sufficienti. Per riconoscere il disegno criminoso, è necessario provare che i reati successivi erano stati pianificati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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